Tumori: prevenzione e terapie
Il farmaco conferma il buon profilo di tollerabilità e i benefici a lungo termine
Sanihelp.it – Lo studio ELEVATE-TN, presentato recentemente al congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) conferma che il trattamento con l’inibitore di BTK (tirosin-chinasi di Bruton) di nuova generazione, acalabrutinib da solo o in combinazione con l’anticorpo monoclonale obinutuzumab, offre un beneficio significativo di sopravvivenza libera da progressione rispetto alla chemioimmunoterapia con clorambucile più obinutuzumab nei pazienti con leucemia linfatica cronica non trattati in precedenza.
«Sono dati che testimoniano la grande efficacia e la tollerabilità molto buona del trattamento con acalabrutinib con un periodo di osservazione importante, 4 anni, in pazienti che erano mediamente anziani», ha detto ai microfoni di Pharmastar Antonio Cuneo, Direttore della Sezione di Ematologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Arcispedale Sant’Anna di Ferrara e Professore Ordinario di Ematologia all’Università degli Studi di Ferrara e Parma. «Sicuramente e soprattutto nei pazienti con un profilo di malattia che prevediamo non risponderebbe bene alla chemioimmunoterapia convenzionale con clorambucile e obinutuzumab, acalabrutinib (da solo o in combinazione) sarà sicuramente un trattamento di ampio utilizzo, in grado di migliorare la sopravvivenza libera da progressione di questi pazienti e, speriamo, anche la sopravvivenza globale».
Prima dell’introduzione dell’inibitore di BTK ibrutinib, la combinazione clorambucile-obinutuzumab rappresentava un’opzione standard di prima linea per i pazienti con leucemia linfatica cronica.
A fine 2019, la Food and drug administration (FDA) ha approvato acalabrutinib per il trattamento di pazienti con leucemia linfatica cronica o linfoma linfocitico a piccole cellule, sulla base dei dati dello studio ELEVATE-TN, e a fine 2020 acalabrutinib ha avuto anche il via libera europeo.