consigliato per te

  • in

    Fibrillazione atriale per Malagò

    Problemi cardiovascolari

    di Valeria GhittiPubblicato il: 25-01-2022

    Il presidente del Coni ha scoperto, in occasione di un intervento oculistico, di avere un’aritmia cardiaca e di essere stato, per qualche settimana, a rischio ictus.

    © Instagram

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – «La sera del 24 dicembre mi sono ricoverato in day hospital per un piccolo intervento agli occhi, e i medici mi hanno diagnosticato una aritmia atriale, molto comune, che normalmente si sente ma io non l’avevo mai sentita. Mi hanno detto che per qualche settimana sono stato a rischio di trombo, di ictus. Ora sono fuori pericolo ma il problema sarà capire il motivo di questo problema» così ha parlato nei giorni scorsi il presidente del Coni Giovanni Malagò rivolgendosi ai membri del Consiglio nazionale. 
    L’aritmia diagnosticata a Malagò è il disturbo cronico del ritmo cardiaco più frequente, la fibrillazione atriale che, come spiega A.L.I.Ce. Italia Odv, Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale, colpisce in Italia circa un milione di persone. Le caratteristiche della fibrillazione atriale variano da individuo a individuo: alcune persone possono avere sintomi molto lievi, altre non manifestano alcun sintomo e l’aritmia, come nel caso del Presidente Malagò, viene scoperta occasionalmente durante una visita medica eseguita per altri motivi.
    «La fibrillazione atriale è la causa di circa il 20% degli ictus ischemici» dichiara il professor Danilo Toni, Direttore Unità Trattamento Neurovascolare Policlinico Umberto I di Roma e Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di A.L.I.Ce. Italia Odv. «Chi ne è affetto vede aumentare di 4 volte il rischio di ictus tromboembolico, che risulta generalmente molto grave e invalidante: l’embolo che parte dal cuore chiude arterie di calibro maggiore, con un conseguente danno ischemico che interessa porzioni più estese di cervello; questa forma di ictus determina una mortalità del 30% entro i primi tre mesi dall’evento e lascia esiti invalidanti in almeno il 50% dei pazienti. È quindi estremamente importante‘intercettare il più rapidamente possibile i pazienti con fibrillazione atriale e stabilire una terapia anticoagulante per ridurre il rischio di ictus, una volta effettuata la diagnosi».
    Oltre alla fibrillazione atriale, il principale fattore di rischio per l’ictus è rappresentato dall’ipertensione arteriosa. Altri fattori di rischio modificabili sono: diabete mellito, ipercolesterolemia, obesità, fumo di sigaretta, ridotta attività fisica, abuso di alcol, emicrania, assunzione di pillola anticoncezionale in donne che soffrono di emicrania e/ sono fumatrici.
    «La nostra Associazione desidera ringraziare il Presidente Giovanni Malagò per aver raccontato la sua esperienza, che ci dà la possibilità di sensibilizzare ancora una volta la popolazione sui fattori di rischio per l’ictus cerebrale» dichiara Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia ODV. «Prevenire è il modo migliore per limitare il rischio di ictus; alcuni fattori, come l’età, la familiarità e il sesso, non sono modificabili ma altri possono essere controllati adottando stili di vita più salutari: il nostro consiglio, dunque, è quello di non fumare, tenere sotto controllo il peso corporeo, limitare il consumo di alcool e praticare una costante attività fisica, oltre che monitorare con costanza la pressione arteriosa e la fibrillazione atriale».

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    Bagni di Luna, come praticarli da soli

    Cure alternative

    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 25-01-2022

    Come trarre il massimo dall’energia della luna nelle sue diverse fasi, anche senza un terapeuta a disposizione

    © istock

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – Una pratica che spesso fa venire in mente la New Age ma che, invece, ha radici antiche, legate soprattutto all’Ayurveda, la medicina indiana.
    Si tratta dei Bagni di luna, delle pratiche che possono aiutare soprattutto le donne, ma non solo, a connettersi al meglio alla propria interiorità.
    Per l’Ayurveda la luna ha effetti rilassanti e calmanti sulla mente e sul corpo, e i bagni di luna possono essere utilizzati a questo scopo, ma anche con l’obiettivo di andare ad aiutare l’equilibrio ormonale del corpo.
    Ecco come praticare questo tipo di attività riequilibrante anche senza l’aiuto di un terapeuta ayurvedico.
    Come praticare i Bagni di Luna
    Per poter praticare i bagni di luna non servono particolari conoscenze o rituali, ma alcuni suggerimenti sono in grado di rendere questa pratica più efficace dal punto di vista fisico e mentale.
    Si potranno seguire le diverse fasi lunari, e si potranno provare i bagni di luna in queste differenti fasi.
    Si inizierà dalla Luna Nuova. Ci si dovrà recare in un luogo aperto, nel quale poter ammirare il cielo e subire l’influsso della luna nuova.
    Ci si potrà stendere o sedere, e ci si rilasserà. Si potrà ripetere una frase come quella seguente:
    Ho fiducia nell’Universo e nella sua capacità di provvedere ai miei bisogni.
    La Luna Piena sarà un momento altrettanto potente, e si potrà praticare, nuovamente, il bagno di luna recandosi in un luogo aperto nel quale il cielo sia ben visibile.
    La Luna Nuova rappresenta un po’ il culmine dell’energia, e per questo motivo nel caso in cui si ci sentisse agitati, ci si dovrà rilassare.
    Sotto la luna sarà possibile meditare, ma anche semplicemente rilassarsi, oppure condividere, scrivendo il tutto su un diario, le proprie sensazioni legate alla luna piena.
    Anche in questo caso si potrà utilizzare un’affermazione grazie alla quale rendere il bagno lunare più efficace.
    L’affermazione potrà essere simile a quella indicata di seguito:
    Ringrazio l’Universo perché si prende cura di me.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    Mieloma multiplo: efficacia del vaccino antiCovid ridotta?

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 18-01-2022

    Uno studio sostiene che nei pazienti con mieloma multiplo il vaccino potrebbe fare meno effetto

    © istock

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – Ovviamente non viene messa in dubbio l’utilità del vaccino mRNA antiCovid 19, ma uno studio condotto negli Stati Uniti e presentato al congresso della Società americana di ematologia rivela che la sua efficacia nelle persone affette da mieloma multiplo potrebbe essere ridotta, a causa della immunodepressione causata dalla malattia e dalle cure che, se fanno bene da una parte, purtroppo provocano una diminuzione delle difese immunitarie. 
    Lo studio ha riguardato quasi 4000 persone con mieloma multiplo, tra la fine del 2019 e la fine del 2020, sottoposte a vaccinazione antiCovid 19 e seguite per 287 giorni. Anche i pazienti con leucemia linfatica cronica presentano tassi di risposte immunitarie nettamente inferiori al vaccino mRNA antiCovid 19 somministrato in due dosi rispetto agli individui sani della stessa età. Il tasso di risposta al vaccino in questi studi era nettamente inferiore rispetto alla popolazione generale e i pazienti che hanno mostrato la migliore risposta erano in fase di remissione, quando il sistema immunitario comincia a riprendere a funzionare. Il primo autore del lavoro sul mieloma multiplo, Nathanael R. Fillmore, del VA Boston Healthcare System e della Harvard University, ha spiegato che lui e i colleghi hanno deciso di effettuare questa ricerca perché i dati consentono di valutare quanto sia efficace la vaccinazione nei pazienti con mieloma multiplo nel mondo reale.
    Fillmore ha dichiarato, inoltre, che serviranno altri studi per valutare la correlazione tra lo stadio del mieloma, i tipi di terapie somministrate e le tempistiche del trattamento che possono influire sull’efficacia del vaccino, oltre che per capire se i pazienti possono trarre un beneficio dall’esecuzione dei test sierologici per monitorare la risposta anticorpale dopo il vaccino o dai vaccini di richiamo.
    Questo studio suggerisce di adottare altre strategie per proteggere le persone affette da patologie oncoematologiche dall’infezione da Coronavirus.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    Trattamento PRP per il viso: il sangue può far ringiovanire?

    Cure alternative

    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 18-01-2022

    Utilizzare il plasma ricco di piastrine può essere d’aiuto contro le rughe e il rilassamento cutaneo? E quali sono i rischi di questa procedura?

    © istock

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – Un trattamento sicuramente singolare, e che ha fatto storcere il naso a molte persone.
    Si tratta dell’utilizzo del così detto Plasma ricco di piastrine, usato allo scopo di migliorare l’aspetto della pelle, e spesso anche dei capelli.
    Nella storia sono stati diversi i personaggi ad utilizzare il sangue allo scopo di garantirsi la così detta eterna giovinezza, tra i quali si ricorda l’assassina Delphine LaLaurie, ma oggi questo trattamento può avvenire in modo sicuro, senza sofferenza e soprattutto in modo legale.
    Ma come si utilizza il sangue, ed in particolare il plasma?
    Il sangue viene prelevato direttamente al paziente e deve subire un trattamento successivo per poter separarne le diverse parti e ottenere, appunto, il plasma, la parte sicuramente più ricca del sangue stesso.
    La divisione del sangue avviene in poco tempo, utilizzando delle piccole centrifughe, del tutto simili a quelle utilizzate nei laboratori di analisi.
    Successivamente, il plasma può essere messo da parte per un istante, e si passa al primo trattamento della pelle del viso.
    Infatti, per consentire al plasma di penetrare al meglio si tratterà il viso con il microneedling (quindi con piccoli aghi posti su un rullo) oppure con la dermoabrasione.
    Successivamente, si applicherà il plasma ricco di piastrine direttamente sul viso e lo si massaggerà.
    La pelle potrà apparire inizialmente irritata, ma molti pazienti possono riprendere le normali attività già il giorno successivo rispetto al trattamento.
    Ovviamente, come si può indicare anche per altri trattamenti ringiovanenti dedicati alla pelle, si potranno ottenere effetti più visibili solo dopo qualche trattamento.
    L’uso del plasma ricco di piastrine è sicuro se viene realizzato da professionisti e in un ambiente sterile.
    Se ne sconsiglia l’utilizzo solo a coloro che abbiano problemi al sangue, legati soprattutto alla coagulazione e alla presenza di un numero insufficiente, o eccessivo, di piastrine.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    Un libro per raccontare la lotta contro il cancro

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 11-01-2022

    Lo ha scritto un giovane di 23 anni che purtroppo da tempo combatte contro questa malattia

    © Manuale del combattente

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – L’autore del libro si chiama Pasquale Pollinzi e racconta la sua personale lotta contro il cancro che lo ha colpito a soli 14 anni, nel 2013, un linfoma, per il quale è in cura ancora oggi, a 23 anni.
    Pasquale ha scritto un libro che si intitola Manuale del combattente, in cui spiega le difficoltà incontrate, del tumore che è ripresentato per 4 volte, ma non ha mai vinto la battaglia, perché l’organismo del ragazzo ha sempre reagito bene alle cure, senza arrendersi, da vero combattente.
    Il suo manuale serviva prima di tutto a lui, ma poi ha capito che poteva rivolgersi a tutti, perché tutti hanno la propria battaglia da combattere contro, o per, qualcosa.
    In particolare si rivolge agli adolescenti, che non sono più bambini ma non sono neanche adulti, e quando si trovano ad affrontare problemi di salute più grandi di loro sono disorientati, come se si trovassero in un limbo. Secondo Pasquale molti adolescenti si sentono fuori posto in ospedale nei reparti per bambini, pieni di giochi, colori e disegni appesi alle pareti, che possono persino infastidirli, ma non sono a proprio agio neppure in un reparto per adulti, che hanno problemi diversi dai loro.
    Pasquale, che dalla Calabria è partito per Roma per curarsi all’ospedale pediatrico Bambino Gesù, nel reparto di onco-ematologia diretto dal professor Franco Locatelli, ha raccontato all’ANSA che il libro trae origine dal suo interesse per lo sport, in particolare la lotta libera di cui è stato campione arrivando ai circuiti nazionali, e per le Forze Armate, nelle quali vorrebbe arruolarsi, soprattutto nella Marina.
    Con altri ragazzi in cura al Bambino Gesù, Pasquale ha fondato l’Associazione 4You APSper far conoscere il mondo degli adolescenti malati di cancro.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    Claudia Gerini intollerante al lattosio

    Alimentazione

    di Valeria GhittiPubblicato il: 11-01-2022

    L’attrice lo ha scoperto con un test genetico mirato dopo aver provato a risolvere da sola i sintomi fastidiosi. Ora cura l’alimentazione e, se necessario, ricorre agli integratori di lattasi.

    © istock

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – «Ogni volta che finivo di mangiare arrivava la solita scocciatura: nel giro di qualche minuto la pancia lievitava, come se dentro avessi un palloncino. Il più delle volte questo fastidio era anche accompagnato da episodi di gastrite e da senso di pesantezza allo stomaco» così Claudia Gerini ha descritto, in una intervista a Ok salute e benessere, i sintomi che accusava fino a qualche anno fa.
    Ha provato a eliminare dalla propria dieta i lieviti, credendoli i veri responsabili, ma non avendo sortito alcun risultato si è rivolta a un nutrizionista che le ha proposto il test genetico per l’intolleranza al lattosio: è bastato un prelievo di sangue per confermare il sospetto diagnostico.
    L’attrice ha quindi rivisto le proprie abitudini alimentari, cercando di evitare il più possibile alimenti contenti lattosio. Una soluzione solo apparentemente facile: «Con mio grande stupore ho scoperto che questo zucchero non è presente soltanto nel latte e nei latticini, ma anche in molti altri alimenti, come in alcuni tipi di prosciutto cotto, di succhi di frutta, in moltissimi piatti pronti e persino nel pane dei tramezzini» ha sottolineato. «Mi ritengo anche fortunata perché nel mio menù posso inserire il gorgonzola e la provola, due dei miei formaggi preferiti, privi di lattosio».
    Certo non è facile gestire una dieta senza lattosio quando si è spesso impegnati in cene ed eventi mondani. «In questi casi sono autorizzata ad assumere delle piccole pastiglie che permettono al corpo di digerire il lattosio senza particolari problemi. Con queste pilloline riesco a tenere lontani i gonfiori addominali e quel fastidioso senso di pesantezza» ha spiegato Claudia facendo riferimento agli integratori di enzima lattasiche vanno assunti poco prima del pasto contenente lattosio. «Questa dieta senza lattosio mi ha ridato quell’energia che avevo un po’ perso e sulla quale devo fare affidamento per sostenere le lunghe giornate sui set o gli spostamenti da una città all’altra».

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    Tumori: immunoterapia sì, ma non è la bacchetta magica

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 04-01-2022

    È stato pubblicato un articolo su Lancet Oncology in cui gli oncologi italiani danno il loro parere sull’immunoterapia

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it –  Se è vero che l’immunoterapia ha rappresentato una svolta nella terapia dei tumori, è anche vero che non bisogna pensare che sia il Santo Graal. Ad affermarlo un gruppo di oncologi italiani, autori di un lavoro scientifico pubblicato su Lancet Oncology, una prestigiosa rivista scientifica.Il timore è che, esaltando troppo questi trattamenti, si possano creare false speranze, o addirittura approvazioni frettolose, che possono creare più danni che benefici.Il commento è stato fatto su alcuni studi che hanno testato farmaci inibitori dei checkpoint immunitari (Ici) nel trattamento del mesotelioma refrattario. Gli oncologi, Pierpaolo Correale, Francesca Pentimalli, Valerio Nardone, Antonio Giordano e Luciano Mutti, hanno esaminato i risultati di studi su nivolumab e pembrolizumab, arrivando alla conclusione che non ci sono dati certi a sostegno del fatto che come agenti singoli funzionino meglio della chemioterapia convenzionale.Quanto agli altri studi analizzati su Ici nel mesotelioma refrattario, il professor Correale, direttore dell’Unità Oncologia medica Grande Ospedale metropolitano Bianchi Melacrino Morelli, Reggio Calabria, ritiene i risultati «molto chiari: nessuno degli attuali trattamenti in questo ambito è superiore (in particolare Ici vs chemioterapia), perché la sopravvivenza dei pazienti ai diversi regimi terapeutici considerati è la stessa. Ciò nonostante siamo costernati nel notare come i risultati siano spesso distorti e fuorvianti» nelle descrizioni che arrivano al grande pubblico. «Questo è irrispettoso verso i pazienti e verso la verità», aggiunge.Gli specialisti chiedono dunque che le approvazioni dei farmaci siano confermate da solidi studi scientifici, per evitare costi inutili per il Servizio Sanitario e soprattutto per dare ai pazienti la garanzia di una terapia che risponda ai loro bisogni.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO