ROMA – Dice Enrico Letta, ricordandosi di una categoria diventata scettica rispetto ai racconti fatti in campagna elettorale, che bisogna aumentare gli stipendi ai professori di scuola. Parla di professori, facendo arrabbiare i maestri. Già docente dell’università francese, dice poi che “bisogna portare quei salari su un livello europeo” perché l’Italia “è uno dei Paesi che paga gli insegnanti di scuola media o superiore meno di tutti gli altri”.
Il segretario del Pd offre anche una scadenza, onesta in verità, per realizzare il compito dovesse mai contribuire a formare un governo: si vedranno buste paga degne di Parigi e Madrid (non parliamo di Berlino) per la fine della legislatura, il 2027. Oggi non ci sono le coperture per chiudere decentemente un contratto in ritardo di tre anni, figuriamoci per immettere alcuni miliardi su un’operazione di questa portata. E, infine, “il vero problema degli stipendi di scuola in Italia è che partono bassi e poi quasi non si muovono”. Gli scatti di anzianità sono al minimo e altre forme di incentivazione premiale non sono state mai gradite alla maggioranza della platea interessata.
Vacanze, carriera e stipendio. Il docente stressato in tutta Europa
di
Ilaria Venturi
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Corrado Zunino
09 Ottobre 2021
Come è, allora, questa distanza sul tema “retribuzioni a scuola” dal resto dell’Europa occidentale, quella con cui ci paragoniamo? È proprio così: i nostri prof sono sottopagati. Lo dicono le comparazioni più serie. Eurydice, la rete europea dell’informazione sull’istruzione, con “Teachers and school heads, salary and allowances in Europe 2020-2021” ha passato in rassegna i salari annuali – lordi e parametrati in euro – dei docenti di trentanove Paesi europei o di realtà linguistico-scolastiche (il Belgio, per esempio, ha tre situazioni diverse sull’istruzione con tre tipi di stipendi macroregionali).
Bene, in un ranking che enuclea le carriere di un insegnante di una scuola superiore di secondo grado o di un Istituto tecnico superiore (Its), l’Italia è al 18° posto per salario pagato (su 39). Se si osserva il grafico, si vede come questa posizione mediana ci tiene lontani dalle democrazie di riferimento: Germania, Spagna, Francia.
Guidano la classifica tre Paesi per noi inavvicinabili – piccoli, ricchi e con economie speciali – quali Liechtenstein, Lussemburgo e Svizzera. Gli stipendi dei loro insegnanti sono vicini a quelli di un professionista del privato qualificato: 150.000 euro per un docente a fine carriera di Vaduz, 140.000 per un professore ultracinquantenne di una scuola superiore di Lugano o Basilea. Scendendo, si vede che il salario medio di un docente di una regione tedesca è, a inizio cattedra, pari a 62.000 euro, il 59 per cento più alto di quello di un pari grado italiano. E a fine carriera quel prof tedesco vedrà crescere la busta paga di oltre 23.000 euro lordi, il collega in Italia di soli 14.000.
Scuola, le assunzioni dei docenti bloccate dagli errori del concorso. E’ allarme cattedre vuote
di
Valentina Lupia
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Corrado Zunino
26 Luglio 2022
Davanti a noi ci sono tutti gli stati scandinavi, i Paesi che hanno la Germania come riferimento (Austria, Olanda, Danimarca), le tre macroregioni del Belgio, piccole nazioni del Nord come l’Islanda e l’Irlanda. In Spagna lo stipendio medio in partenza è di 8.500 euro più alto e alla fine la differenza con l’Italia sale a +19.000. La Francia non ha fior di salari per la propria scuola pubblica: un insegnante neolaureato di un liceo a fine anno avrà guadagnato 29.000 euro lordi, solo tremila in più del prof italiano. Dopo i 55 anni, però, la sua retribuzione sarà salita a quota 50.000 (diecimila in più di quella garantita da noi).
In Italia gli stipendi dell’istruzione sono in linea con quelli pagati a Malta e Cipro, un po’ superiori in partenza rispetto al Portogallo (dove, tuttavia, crescono nella seconda fase di cattedra), il doppio di quelli greci. Ovviamente, il nostro Paese paga meglio la propria classe docente rispetto a tutto l’Est Europa e alla Turchia, ma in queste aree il basso costo della vita fa recuperare agli insegnanti potere d’acquisto.
Le reazioni alla proposta Letta dei docenti italiani, un tempo vicini al centrosinistra, sono state in maggioranza scettiche: “Facile parlare di aumenti in campagna elettorale”, hanno detto e scritto, “perché il Pd non è intervenuto sulla questione stipendi con il governo Draghi in pieno potere?”. LEGGI TUTTO