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Latino alla Maturità: “Logica, fantasia e autocritica, ecco i tre ingredienti per superare la seconda prova”
ha scritto per te Federica Ciotola
La temutissima versione di latino è tornata. Con la sua sintassi insidiosa, la ‘consecutio temporum’ da ricostruire e le relative da sciogliere. Dopo due anni di esame di maturità senza la seconda prova, gli studenti del liceo classico dovranno nuovamente confrontarsi con la traduzione. Che però, a differenza del periodo pre Covid, non sarà uguale per tutti ma varierà da istituto a istituto e sarà confezionata dagli insegnanti stessi. “Lo scritto fa bene alla salute e, se affrontato con consapevolezza, può rivelarsi una grande opportunità per i ragazzi – assicura Federico Condello, professore di Filologia classica all’Università di Bologna e coordinatore del Laboratorio di traduzione specialistica dalle lingue antiche -. Per superarlo occorrono tre virtù da dosare in egual misura: logica, fantasia e capacità autocritica”.
Gli ingredienti per avere la versione in pugno
La traduzione non è una scienza esatta, eppure bastano alcune accortezze per non lasciarsi sopraffare dal testo. “Avvicinarsi alla versione usando la logica è fondamentale perché è applicando le regole che possiamo avere una mappa chiara del territorio in cui ci stiamo avventurando – specifica Condello -. Accanto a questa serve anche quel giusto pizzico di fantasia per immedesimarsi in un contesto che comunque è vivo, rispecchia una società, un modo di pensare o agire. Infine indispensabile è la capacità autocritica, non innamorarsi cioè delle prime ipotesi ma essere disposti a cambiare rotta. Del resto il senso emerge via via che si sciolgono i diversi nodi, va costruito in un flusso continuo di ragionamento e non si può pretendere di decodificare tutto al primo sguardo”.
Non esistono autori facili e autori difficili
Dimenticatevi le leggende sugli autori impossibili, tutt’al più ci sono “brani scelti felicemente e brani scelti infelicemente” avverte il professore. E anche se la versione diversa in ciascun istituto “espone inevitabilmente a infinite possibilità, il vantaggio è che i docenti conoscono bene i programmi svolti in classe”. Aspetto che dovrebbe ridurre, almeno sulla carta, il rischio di trovarsi di fronte a brutte sorprese. “La seconda prova ha corredi paratestuali talmente ampi che l’abilità non consiste nel sapersi misurare con lo stile di un autore o di un altro, ma nel riuscire ad applicare quello che si è studiato con flessibilità”. E poi, qualsiasi testo comparirà il giorno dell’esame, l’importante è “approcciarvisi senza paura”.
Vocabolario: amico o nemico?
Ritenuto da molti la vera ancora di salvezza, in realtà, il vocabolario “andrebbe lasciato in pace per un po’”. Secondo Condello è sbagliato catapultarsi immediatamente alla ricerca del significato delle singole parole: “La prima cosa da fare è leggere attentamente il testo – spiega -. In questa prima fase alcune aree potrebbero già illuminarsi ma questo è ancora il momento di orientarsi, non serve iniziare già a tradurre. Ciascun ragazzo nel corso dei cinque anni avrà elaborato il proprio metodo, che sia sottolineare i verbi, andare subito a caccia della principale che regge il tutto o focalizzarsi sulle congiunzioni. L’importante è capire che ciascun passo, all’inizio, è provvisorio ed è essenziale lavorare in una continua dialettica tra regola e caso singolare”. Il vocabolario è comunque uno strumento a cui non bisogna rinunciare: “Vivetelo come un grande piatto misto da cui piluccare quello che serve” sintetizza Condello.
La gestione del tempo
Altra ossessione sono le lancette dell’orologio che corrono, ma “non bisogna aver fretta di consegnare”. Per il professore è giusto “concedersi il tempo del pensiero, anche per tutta la prima ora. Il brano va osservato complessivamente e se una frase proprio non si capisce non bisogna accanirsi perché probabilmente il contesto che sta attorno ci aiuterà a trovare la soluzione”. E come sapere se si è tradotto bene? “Nel rileggere ciò che ha scritto, uno studente dovrebbe sempre farsi questa domanda: una qualsiasi persona di buon senso direbbe mai una cosa del genere? Insomma, serve concretezza”.
Non solo la versione, non dimenticate le domande
Da alcuni anni accanto alla traduzione ci sono tre quesiti relativi alla comprensione e interpretazione del brano, all’analisi stilistica e retorica, all’approfondimento e alla riflessione personale. “Se i docenti sceglieranno queste domande con ragionevolezza, senza richiedere trattatelli di storia letteraria in cinque righe, gli studenti possono stare tranquilli. Anzi, recuperando tutte quelle conoscenze sviluppate in questi anni e ormai sedimentate, sapranno sicuramente padroneggiare anche queste e usarle a loro vantaggio”.
Tradurre, tradurre, tradurre
Come prepararsi in questi ultimi giorni prima della prova? “Esercitarsi quotidianamente (senza esagerare a ridosso dell’esame). L’importante è auto-osservarsi facendo caso ai punti in cui si esita di più così da migliorare. E poi, durante la prova, non rinunciare al lato creativo e giocoso del tradurre”. LEGGI TUTTO
- in Scuola
Maturità, la seconda prova elaborata per la prima volta dai prof interni: “Così correggeremo i testi”
ha scritto per te Federica Ciotola
Per la prima volta dal 1999, la seconda prova scritta della maturità verrà elaborata dagli stessi professori (quest’anno tutti interni) che compongono la commissione. Non era mai accaduto da quando esordì la riforma che trasformò la “maturità” in “esame di stato” del secondo ciclo. È questa la novità più importante della tornata 2022 dell’esame che conclude l’intero percorso scolastico di 540mila studentesse e studenti italiani.
Dopo due anni di maturità d’emergenza, senza prove scritte, tornano i due elaborati: quello di Italiano e quello relativo all’indirizzo di studio. Nel corso di tutto l’anno scolastico, gli studenti hanno manifestato a più riprese chiedendo al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi di replicare l’esame del 2020 e del 2021. Quello senza gli scritti.
Ma il ministro non è mai stato d’accordo, spingendo per il ritorno alla normalità. E dopo un braccio di ferro durato mesi, la formula che tiene conto (ma soltanto in parte) delle richieste degli studenti attribuisce 15 punti sui cento complessivi alla prova di Italiano, uguale per tutti gli indirizzi e che arriverà direttamente dal ministero, 10 punti per quella d’indirizzo (Latino al classico, Matematica allo scientifico, Economia aziendale all’ex tecnico commerciale (ora tecnico economico, indirizzo Amministrazione, finanza e marketing), Elettrotecnica e elettronica nell’omonimo indirizzo del tecnico industriale). Che, per “tenere conto – spiegano dal ministero – del lavoro effettivamente svolto nel periodo dell’emergenza sanitaria” dagli studenti verrà formulata dalla stessa commissione d’esame.
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La prova dovrà comunque avere le stesse caratteristiche di quelle inviate negli anni precedenti da Roma: due problemi e otto quesiti, allo scientifico e un testo di 10/12 righe da tradurre, più tre domande, al classico. La commissione si riunirà lunedì 20 giugno e formulerà i testi entro il 22 giugno, il giorno prima della prova, sulla base delle proposte avanzate dai docenti interni delle discipline oggetto della seconda prova. Saranno tre le tracce proposte tra cui la mattina stessa, giovedì 23 giugno, verrà sorteggiata quella che verrà sottoposta agli studenti.
Cosa ne pensano i docenti interessati? E come si sono organizzate le scuole per affrontare la novità? Giovanna Pancucci, insegna Latino al liceo classico Garibaldi di Palermo. “Premesso che il reinserimento della prima, come della seconda prova, è stato non solo opportuno, ma necessario, le modalità previste nell’ordinanza di marzo contengono numerose criticità”. Eccole. Per la professoressa, “la decisione è stata presa tardivamente, a marzo, ma non solo: si demanda alla periferia una responsabilità che avrebbe dovuto essere del centro con un carico di lavoro e una responsabilità enormi sugli insegnanti”. In più, “a fronte di una prova che nel punteggio d’esame complessivo viene del tutto marginalizzata”. E ancora: “Ci si chiede espressamente di tenere conto, nella formulazione della prova, di questi due anni e mezzo difficilissimi, ma ci si impone una griglia di valutazione che risale all’esame pre-covid. Una situazione che creerà sperequazioni e differenze anche macroscopiche tra una scuola e l’altra”.
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Critiche simili anche dai docenti di Matematica che insegnano allo scientifico. “Si sarebbe potuto, a mio avviso, mantenere anche la seconda prova “nazionale”, semplificando semmai – spiega Laura Bruno, docente al liceo Cavour di Roma – le tipologie di richieste all’interno dei quadri di riferimento. Perché differenziare le caratteristiche delle due prove? Si ritiene sia più semplice scrivere che far di conto?”. I presidenti di tutte le commissioni che operano nella stessa scuola, spiegano i professori, ci convocheranno per l’elaborazione delle tre tracce previste dall’ordinanza. “I docenti – continua Bruno – elaboreranno anche una griglia di valutazione secondo le indicazioni presenti nell’allegato ai Quadri di riferimento nazionali”. Mentre la correzione degli elaborati sarà appannaggio dei docenti interni della classe.
Per venire a capo della questione, ammette Vincenzo Saitta che insegna Matematica presso il liceo Le filandiere di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, “è servito un buon lavoro di programmazione del dipartimento per capire gli argomenti svolti e l’approfondimento realizzato da ognuno di noi. Poi, abbiamo creato un format condiviso di esame sulla base delle tracce ministeriali degli ultimi anni e delle indicazioni normative sulle quali formulare una simulazione di esame, prima, e le tracce che andremo a realizzare nei prossimi giorni”. Saitta spiega che “quello della correzione è stato senz’altro uno dei temi al centro delle discussioni tra i docenti coinvolti. Abbiamo preso in mano la griglia di correzione proposta dal ministero – aggiunge – e abbiamo concordato delle linee condivise, nello specifico del format che abbiamo scelto”.
Stesso discorso negli istituti tecnici e professionali. “Ci siamo messi – racconta Alessio Sala, docente di Elettronica all’istituto industriale, Caramuel-Roncalli di Vigevano, nel pavese – nelle condizioni di seguire le indicazioni nazionali. Un buon database di testi degli anni precedenti come riferimento per mantenersi sulla falsariga degli ultimi dieci anni. Andremo a toccare – spiega – argomenti che gli studenti hanno già affrontato. Sulla carta avranno tutti gli strumenti”. Ma “il rischio che i voti possano essere più alti c’è”. LEGGI TUTTO
- in Scuola
I maturandi della generazione Covid: “Ce la faremo anche noi, ma abbiamo perso gli anni più belli”
ha scritto per te Federica Ciotola
Più che la paura dell’esame può il rimpianto per il triennio di scuola perduto, scippato dalla pandemia. “Che amarezza”, sospirano i maturandi classe 2003 a dieci giorni dallo scritto di italiano. “Vorremmo avere più tempo per rivivere il tempo che ci è stato sottratto”, il desiderio impossibile. Per 539mila candidati è suonata in aula l’ultimissima campanella. Anche per loro: diciannovenni o quasi, studenti attivi, rappresentanti di istituto, referenti di ScuolaZoo, la community degli studenti. Alla Maturità ci arrivano pensando a un mondo di relazioni interrotte: anni fatti di sguardi nei corridoi, di risate a viso aperto tra i banchi, complicità, amicizie e nuovi amori improvvisati agli intervalli e in gita, scoperte, inciampi e vertiginose cadute. Il tempo insomma in cui la scuola diventa finalmente “tua”.
Racconta Alberto Esposito, liceale al “Severi” di Castellamare di Stabia, in provincia di Napoli: “Ho legato moltissimo con la mia classe nella gita di fine maggio in Toscana. Lì ho capito, a scuola ormai finita per sempre, quanto non abbiamo vissuto”. “Abbiamo perso moltissimo” concorda Andrea Commito, maturando al liceo scientifico Fermi di Sulmona e un posto già prenotato alla Bocconi, laurea in Economia e Management (“ho passato il test di ingresso al quarto anno”). Francesca Agricola spiega: “Solo quest’anno, negli ultimi mesi, abbiamo iniziato ad apprezzare le piccole cose come uscire dalla classe per l’intervallo. Non vi dico la gioia nel poter prendere il caffè alla macchinetta”.
La generazione della Maturità 2022 è quella che ha attraversato tutta la pandemia: il primo lockdown quando erano al terzo anno, con un quadrimestre intero a studiare da casa dietro a uno schermo; ancora Dad, sebbene a singhiozzo, l’anno successivo e le quarantene per il virus che ha colpito molti di loro tra dicembre e febbraio della quinta superiore. Si ritrovano a sostenere un esame che intende segnare il ritorno alla normalità (o quasi) con il ripristino dei due scritti.
“I prof ci stanno aiutando, mi sento sicura – dice Aurora Luminare, studentessa al liceo delle Scienze umane a Ragusa – più incerto è il mio futuro, vorrei iscrivermi all’università e fare i concorsi per entrare nelle forze dell’ordine”. Anche Camilla Muccigrosso esce dal liceo di Scienze umane, ma a Gozzano in provincia di Novara: “La seconda prova per noi è un tema e un po’ mi spaventa perché lo scrivere è stato trascurato. Per me è stato più complesso questo quinto anno perché ho preso il covid e quando sono rientrata non ho avuto supporto nel recupero, le medie dei voti sono sempre state alte, quest’anno un po’ meno, ho avuto un crollo mentale. Mi ha pesato molto non avere i compagni con cui studiare, le relazioni sono state bloccate, così è stato per tutti e c’è chi ha sofferto molto”. Nel suo domani c’è Lettere a Milano.
Francesca Agricola, liceo classico Nolfi Apolloni a Fano, invece vuole fare Medicina e la preoccupa il test più che la Maturità con la seconda prova di latino (“vale solo 10 punti e comunque ho continuato ad allenarmi a tradurre”). Racconta: “Il ritorno in Dad al quarto anno mi ha buttato giù, mi ha salvato la borsa di studio per studiare a Oklahoma City, sono stata via sei mesi e in America ho vissuto l’esperienza della scuola fatta di relazioni. Tornare a settembre è stato brutto, con le quarantene i corridoi e le aule sono tornate a svuotarsi”.
Alberto Esposito ha la passione per l’informatica, “per questo il lockdown non è stato duro per me, ma con il coprifuoco imposto a noi giovani è stato assurdo: ci hanno penalizzato tanto dal punto di vista sociale”. Non chiedono sconti, ma non approvano il modello di questa Maturità. Sempre Alberto: “L’obbligo del Pcto è una formalità, l’educazione civica è solo una curvatura di altre materie, e la seconda prova fatta dai tuoi professori rende l’esame ancora più soggettivo. Un contentino”.
Pensano a chi ha perso i laboratori nei tecnici e nei professionali, “per loro questo esame è ancora più ingiusto con quello che non hanno potuto fare per prepararsi”. “Studiare lingue dietro a uno schermo è stato difficile, per noi del linguistico è un esame arduo” dice Mattia Tallone, diplomando all’istituto Paciolo-D’Annunzio di Fidenza, in attesa dell’esito del test per entrare allo Iulm.
La Maturità rito di passaggio in cui si diventa adulti? Sorridono. “Piuttosto siamo noi una generazione di passaggio tra il covid e l’esame che c’era prima”. “E poi – osserva Andrea – ormai è uno step obbligatorio, ma quasi inutile, aspiri a un buon voto per ambizione personale, ma non ti cambia nulla, molti di noi sono già iscritti all’università e anche in ambito lavorativo il diploma è scarsamente considerato”. Mattia è categorico: “Una formalità che si mantiene in una scuola che non si evolve”. Dopo tre anni di scuola che Camilla definisce “strani” poi ti basta uscire. “L’hanno fatta tutti la Maturità, perché non dovremo riuscire noi? Però che anni belli ci siamo persi…”. LEGGI TUTTO