Le dimensioni dello strato di ghiaccio che si trova sulla superficie dell’Oceano Artico sono diminuite notevolmente negli ultimi decenni, come mostrano i dati satellitari. E, secondo alcune previsioni, dal 2050 la copertura di ghiaccio in questa zona potrebbe essere completamente assente in estate, con serie ripercussioni sul clima di tutto il Pianeta. Secondo uno studio appena pubblicato su Nature Communications, infatti, durante l’ultimo periodo interglaciale la fusione del ghiaccio marino artico avrebbe influenzato in modo significativo la circolazione delle correnti oceaniche, causando un drastico abbassamento delle temperature nell’Europa del Nord.
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Cosa potrebbe accadere
È un fatto di cui si parla da tempo: sono infatti diversi gli studi che mettono in guardia sulla possibilità che la Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC), il principale sistema di correnti dell’Oceano Atlantico, collassi o comunque subisca drastici cambiamenti nel prossimo futuro anche a causa della fusione dei ghiacci. All’inizio di ottobre, inoltre, decine di scienziati che si occupano di studiare il clima terrestre hanno avvertito in una lettera aperta che il cambiamento climatico sta mettendo seriamente a rischio la circolazione oceanica nell’Atlantico, fatto che “avrebbe impatti devastanti e irreversibili specialmente per i Paesi nordici, ma anche per altre parti del mondo”, scrivono.
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Uno sguardo al passato: i punti di svolta
Quello che il nuovo studio aggiunge in questo contesto è uno sguardo al passato. Più di 100mila anni fa, infatti, durante la prima parte dell’ultimo periodo interglaciale, le temperature globali erano più elevate di quelle attuali e il volume dei ghiacci era minore. Per studiare gli effetti che queste condizioni hanno avuto in passato sulla circolazione delle correnti oceaniche, gli autori della ricerca hanno analizzato alcuni campioni di sedimento prelevati dai mari del nord. Esaminando le “firme chimiche” all’interno di questi sedimenti, il team è stato in grado di ricostruire le temperature superficiali e i livelli di salinità che in passato caratterizzavano questi mari, così come le fonti di apporto di acqua dolce. Secondo le analisi, la fusione dei ghiacci marini avrebbe allora alterato la salinità e la densità dell’acqua, sconvolgendo il normale flusso delle correnti e causando cambiamenti nei modelli di circolazione e nella distribuzione del calore nell’oceano.
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Le correnti trasportano calore
La circolazione delle correnti oceaniche dipende infatti da due fattori: la temperatura e la salinità dell’acqua. L’acqua calda e poco salata è meno densa di quella fredda e caratterizzata da una salinità più elevata. Quest’ultima tende quindi ad inabissarsi nelle profondità dell’oceano in determinati punti del Pianeta, dopo aver rilasciato la quantità di calore necessario e raggiunto la “giusta” temperatura. Ma la fusione dei ghiacci influenza questo fenomeno poiché causa un elevato afflusso di acqua dolce. La corrente del Golfo, per esempio, che fa parte della AMOC e che tende a ridistribuire il calore dai tropici verso i poli, starebbe mostrando segni di rallentamento anche a causa di questo fenomeno. E una delle conseguenze del suo completo arresto sarebbe il drastico abbassamento delle temperature in Europa, esattamente come sembra essere successo in passato secondo i risultati della nuova ricerca.
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Raffreddamento dell’Europa settentrionale
“La nostra scoperta che un maggiore scioglimento dei ghiacci marini artici ha probabilmente provocato un significativo raffreddamento dell’Europa settentrionale in passato è allarmante – conclude Mohamed Ezat, professore associato presso il Centre for ice, Cryosphere, Carbon and Climate della Arctic University of Norway e primo autore dello studio – Questo ci ricorda che il clima del pianeta è un equilibrio delicato, facilmente perturbato da cambiamenti nella temperatura e nella copertura dei ghiacci”.