Più alberi, cespugli e superfici d’acqua, pavimentazioni più chiare, e il gioco è fatto: anche un giardino urbano sottoposto alle alte temperature estive può essere rinfrescato e diventare più godibile. Lo afferma uno studio che ha analizzato un’area verde storica a Roma, i centrali giardini di Viale Carlo Felice lungo le Mura Aureliane. I risultati della ricerca, condotta dalla Sapienza Università di Roma insieme all’Accademia Araba di Scienze, Tecnologia e Trasporto Marittimo in Egitto (AASTMT), sono pubblicati sulla rivista Scientific Reports. Lo studio mostra che se in questi giardini si aumentano alberi ed arbusti, si creano fontane grazie all’acqua piovana filtrata e si modificano i materiali delle pavimentazioni, si riesce anche a ridurre la temperatura e la percezione del calore in una giornata di luglio. Su scala più ampia, questo approccio consente di contrastare il fenomeno delle isole di calore urbane, zone in cui la temperatura risulta superiore alle aree limitrofe rurali, dove invece c’è più verde e meno cemento e inquinamento.
Verde, acqua e pavimenti chiari
I giardini di Viale Carlo Felice si trovano in un’area storica romana: fanno parte del rione Esquilino (l’Esquilino è anche uno dei sette colli), collegano Piazza San Giovanni con Piazza Santa Croce in Gerusalemme e costeggiano le Mura Aureliane. Attraverso un metodo computazionale ampiamente consolidato e utilizzato nell’ambito dell’architettura, i ricercatori hanno studiato come rendere più fresco questo giardino. I risultati indicano che con modifiche relativamente semplici si potrebbe abbassare in maniera significativa la temperatura misurata e percepita. “In particolare, tre elementi possono fare maggiormente la differenza – ha spiegato l’architetta coautrice del lavoro Paola Altamura, ricercatrice in Progettazione Ambientale presso il Dipartimento Pianificazione Design Tecnologia dell’Architettura alla Sapienza di Roma. “Si tratta dell’aggiunta di vegetazione a limitato fabbisogno idrico, anche a bassa altezza, come arbusti, insieme alla creazione di superfici d’acqua, come vasche e fontane, grazie alla raccolta e alla depurazione dell’acqua piovana, e all’utilizzo di materiali per la pavimentazione maggiormente riflettenti, se possibile riciclati e recuperati”.
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Più fresco e più socialità
I giardini di Viale Carlo Felice sono costituiti da un lungo viale alberato e un parco erboso, hanno una struttura particolare, in discesa con una forte pendenza lungo le Mura Aureliane. “Questa conformazione”, prosegue Altamura, che per la parte italiana firma la ricerca insieme al collega Marco Giampaoletti, “fa sì che quando piove molto, l’acqua scorra lungo la zona inclinata, venendo convogliata verso il basso con un ristagno anche importante. Ipotizzare un’opportuna raccolta e distribuzione dell’acqua piovana potrebbe ridurre il rischio di allagamenti, rinfrescando al contempo l’ambiente. Anche l’aggiunta di vegetazione – oggi scarsa a parte gli alberi – potrebbe a sua volta alleviare il problema dello scorrimento dell’acqua a causa della pendenza”. In generale, inoltre, il fresco va insieme all’aumento della vivibilità dell’ambiente. “Un giardino con poca vegetazione, dove in estate si concentra maggiormente il calore”, continua Altamura, “rischia di diventare uno spazio poco utilizzato”. La maggiore godibilità può stimolare anche l’economia: fra le proposte c’è quella di integrare i percorsi e le zone pedonali, le aree gioco e i punti per sedersi, inserendo nuovi servizi quali chioschi alimentari e aree dotate di connessione wi-fi. In questo modo, come spiega l’esperta, si renderebbe l’area più attrattiva e se ne aumenterebbe la sicurezza nelle ore serali.
Un modello replicabile
Gli autori non hanno proposto cambiamenti particolarmente invasivi della struttura del giardino, come la rimozione o lo spostamento degli alberi o dei viali, dato che in quest’area verde storica sono presenti precisi vincoli paesaggistici ed archeologici. Il modello rappresenta un esempio che può essere applicato ad altri parchi e aree urbane (e non solo), considerando anche i cambiamenti climatici e l’aumento delle temperature. L’analisi è stata svolta anche in Egitto: l’Accademia egiziana AASTMT ha avuto l’iniziativa del lavoro, a prima firma della ricercatrice Nour M. Ahmed, e ha coinvolto la Sapienza con l’obiettivo di collaborare per trovare soluzioni. “Lo scenario analizzato dai colleghi egiziani è ancora più complesso”, rimarca Altamura, “dato che la zona selezionata è un piazzale urbano in prossimità della stazione ad Assuan, città nel sud dell’Egitto ove non piove quasi mai, in presenza di temperature molto elevate”.
Prospettive di ricerca
Il gruppo di ricerca del Professor Fabrizio Tucci, di cui Altamura fa parte, sta inoltre studiando, sempre attraverso modelli e simulazioni, come riqualificare altri ambienti urbani, fra cui spazi parzialmente in disuso o abbandonati, spesso in stato di degrado. “Per esempio abbiamo esaminato come rigenerare alcuni ex quartieri dedicati all’edilizia residenziale pubblica, ovvero le case popolari”, sottolinea l’esperta. “In questo caso si lavora su più fronti: si ristrutturano gli edifici nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale e del risparmio energetico, senza però dimenticare di revisionare gli spazi esterni, per mitigare gli effetti dovuti agli eccessi di calore e per creare maggiore scambio sociale e nuove risorse economiche”. Anche una corretta manutenzione dei parchi e del verde può generare risorse. “Una linea di ricerca che abbiamo sviluppato recentemente”, prosegue l’esperta, “riguarda l’analisi dei diversi possibili impieghi, all’interno di quartieri e distretti urbani, delle biomasse [materiale organico prodotto dagli scarti di piante e animali ndr] generate ad esempio dalla potatura della vegetazione a Roma”. .