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La crisi del clima fa aumentare i fulmini. Ecco come proteggersi

Le prime perturbazioni dopo la lunga estate di caldo ha riportato agli onori della cronaca il tema della pericolosità dei fulmini. Nel mondo si contano otto milioni di fulmini al giorno, ovvero 100 al secondo. Una cifra elevata, destinata ad aumentare ancora a causa del riscaldamento globale, come conferma un recente studio pubblicato su Scientific Reports e condotto da Takuro Michibata, ricercatore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Okayama, in Giappone.

La ricerca tiene conto dei graupel

L’esperto ha realizzato esperimenti basati su simulazioni dell’atmosfera in tre epoche (preindustriale, attuale, futura), includendo per la prima volta i graupel, noti anche come neve tonda, una precipitazione solida, costituita da granelli di ghiaccio di forma sferica del diametro di circa 2-5 millimetri. “L’attività dei fulmini dipende da vari fattori, tra cui instabilità atmosferica, aerosol, profondità delle nuvole, graupel, rendendo difficile una modellizzazione accurata”, premette lo scienziato. Tuttavia, dopo numerosi calcoli e altrettanti esperimenti, Michibata è riuscito a stabilire che il tasso medio di fulmini è aumentato del 7,1% dal periodo preindustriale a oggi a causa del progressivo riscaldamento globale. Più evidente l’impatto del futuro incremento di temperature sui fulmini, con un aumento previsto del 18,4%.

Nelle foreste il 77% degli incendi è provocato da fulmini

Un allarme che era già stato lanciato da uno studio pubblicato nel novembre del 2023 su Nature Geoscience e realizzato dai ricercatori dell’Università di Leeds, nel Regno Unito. La ricerca ha evidenziato che il 77% degli incendi nelle foreste boreali è imputabile ai fulmini, mentre gli incendi nelle foreste tropicali sono perlopiù di origine dolosa. “Le regioni boreali immagazzinano grandi quantità di carbonio nella vegetazione e nel suolo”, rende noto Declan Finney, ricercatore della School of Earth and Environment dell’ateneo britannico e autore dell’analisi. “Perciò, quando le fiamme divampano, tali zone emettono maggiori quantità di anidride carbonica e di altri gas serra rispetto ad altre aree. Nonostante occupino solo l’1% della superficie terrestre, le foreste boreali incendiate producono, infatti, più dell’8% delle emissioni totali di anidride carbonica derivanti dagli incendi a livello globale. Si stima, tra l’altro, che questi ultimi potrebbero amplificare le emissioni di gas serra del 30% entro la fine del secolo”. Il rischio è che si instauri un circolo vizioso: l’incremento della CO2 nell’atmosfera causa un ulteriore riscaldamento, che assorbe una maggiore quantità di umidità nell’aria, la quale a sua volta provoca temporali violenti con una probabilità elevata di fulmini, che accrescono la possibilità di incendi.

Un pericolo per le persone

I fulmini, come dardi vaganti, non solo nuocciono a foreste e boschi, ma possono anche attentare alla nostra incolumità. Gli esperti hanno calcolato che circa il 10% delle persone colpite muore, soprattutto per arresto cardiaco, mentre il 90% presenta disabilità di vario grado. Secondo il National Weather Service, tra il 2009 e il 2018, negli Stati Uniti, sono stati registrati 27 vittime di fulmini e 243 infortunati.

Come proteggersi

“Guardare il meteo”

Informarsi sulle condizioni meteorologiche prima di pianificare un’attività all’aperto, come una scampagnata, una giornata dedicata alla pesca o alle attività balneari, un’escursione o una via alpinistica, è uno dei consigli principali della Protezione civile. E, quindi, leggere in anticipo i bollettini di previsione emessi dagli uffici meteorologici competenti.

Allontanarsi in tempo

Scrive sul sito la Protezione civile: “Se vedi i lampi, specie nelle ore crepuscolari e notturne, il temporale può essere ancora lontano, anche a decine di chilometri di distanza. In questo caso allontanati per tempo, precedendo l’eventuale avvicinarsi del temporale”. Cosa diversa se si sentono i tuoni: “Se però senti i tuoni, anche se ti sembrano lontani, il temporale è a pochi chilometri, se non più vicino. In questo caso sei in pericolo, raggiungi immediatamente un luogo riparato”.

In montagna

“Scendi immediatamente di quota, evitando la permanenza su percorsi particolarmente elevati, esposti o di forma appuntita, come creste o vette, tenendoti alla larga dai percorsi attrezzati con funi e scale metalliche e interrompi immediatamente eventuali ascensioni in parete”, sono le prescrizioni della Protezione civile. Che aggiunge nei suoi consigli: “Raggiungi rapidamente un percorso a quote inferiori, camminando, se possibile, lungo avvallamenti del terreno (conche, valloni, fossati ma fai attenzione a eventuali inondazioni in caso di forti piogge). Se sei insieme ad altre persone, non tenetevi per mano e camminate a una distanza di almeno 10 metri gli uni dagli altri. Cerca riparo all’interno di una costruzione o, se raggiungibile in tempi brevi, in automobile. Ricoveri meno sicuri, ma utili in mancanza di alternative migliori, sono grotte, bivacchi o fienili, a patto di mantenersi distanti dalla soglia e dalle pareti”. Mai mettersi sotto gli alberi che attirano i fulmini.

Al mare o al lago

Evita qualsiasi contatto o vicinanza con l’acqua: il fulmine, infatti, può causare gravi danni anche per folgorazione indiretta, dovuta alla dispersione della scarica che si trasmette fino ad alcune decine di metri dal punto colpito. Quindi, esci immediatamente dall’acqua e allontanati dalla riva, così come dal bordo di una piscina all’aperto; ricorda anche che barche, canoe e piroghe, anche se coperte, non proteggono in alcun modo dai fulmini”, è il consiglio sul sito della Protezione civile.“Cerca rapidamente riparo all’interno di un edificio o, se non è possibile, in un’automobile, tenendo presente che in luoghi molto ampi e piatti, come le spiagge, si è maggiormente esposti. Liberati di ombrelli, ombrelloni, canne da pesca e qualsiasi altro oggetto appuntito di medie o grandi dimensioni”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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