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    Pascolo libero e filiera corta: la startup che riunisce gli allevamenti sostenibili

    Quello di Pascol è un progetto coraggioso, che guarda alle imminenti esigenze del Pianeta e della sua salvezza. Lanciato nel luglio 2019, il progetto parte dalla Valtellina con la missione di rivoluzionare la filiera di produzione della carne bovina, in ottica di decentralizzazione, valorizzazione sociale e sostenibilità ambientale. 

    Ma facciamo un passo indietro. Due amici appena usciti dall’università, hanno un’idea in tasca: creare una piattaforma dedicata all’allevamento sostenibile. È così che nasce Pascol, startup specializzata nella selezione, distribuzione e promozione della carne italiana di produzione nazionale e da allevamento estensivo, regolata da un disciplinare che prevede quindi l’ammissione dei soli allevamenti di animali liberi di pascolare. 

    Nel mercato italiano, oltre l’85% delle carni bovine proviene da allevamenti intensivi. Spesso si fornisce un prodotto standard, senza valutarne gli impatti. Pascol ha dato vita a una filiera che permette di consumare carne di provenienza certa, allevata al pascolo in modo sostenibile ed estensivo. Si tratta di una realtà virtuosa e controcorrente. A controllare la salute dei bovini e a gestire tutta la supply chain una volta che l’animale esce dall’allevamento, un team di esperti con una preparazione multidisciplinare in zootecnia, ingegneria gestionale ed economia. “Con il nostro lavoro cerchiamo di valorizzare una tipologia di allevamento integrata con il territorio, volta a preservare le zone di pascolo e la loro biodiversità. Abbiamo creato una filiera snella e corta che vede questa concatenazione: allevatore italiano, macello di prossimità, stabilimento di lavorazione, consegna al cliente, sia in termini B2C che B2B”, racconta il Ceo e cofondatore di Pascol Federico Romeri. LEGGI TUTTO

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    In Molise i camion dei rifiuti vanno a idrogeno

    All’inizio, quando 30 anni fa Recupero Etico Sostenibile (Res Spa) iniziò a raccogliere e trattare i rifiuti erano le discariche, ora c’è l’idrogeno. In quel fazzoletto di piana alluvionale in mezzo ai monti del Molise, lungo la statale che collega Isernia a Campobasso, dove i capannoni di un’impresa che non c’è più, la Ittierre, sono diventati un centro all’avanguardia per il riciclo della plastica e, presto, per la produzione di idrogeno. La Res nel 2025 costruirà un distributore per fare rifornimento ai mezzi per la raccolta dei rifiuti, mentre nello stesso impianto si applica ai polimeri una lavorazione per ricavare nuova materia prima tessile. Una circolarità green che ha raccolto circa 15 milioni di finanziamenti dall’Europa e dal Pnrr. Poi “tutto ciò che non è valorizzabile finisce nel termovalorizzatore o in discarica”, spiega Antonio Lucio Valerio, ad di Res. E ciò che finisce in discarica è sempre meno. LEGGI TUTTO

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    Dai bidet alle tv: nei canali di Venezia i gondolieri hanno recuperato 9 quintali di rifiuti

    Ponti, chiese, facciate di palazzi si specchiano nei canali. Riflessi che, accarezzati dal vento, sembrano danzare, mentre la materia si sfalda e si frammenta in un monotono, infinito dondolio. Alle prime luci dell’alba un gruppo di volontari è pronto per calarsi laggiù, nel fango. Sono i gondolieri sommozzatori, operatori con brevetto da subacqueo, che si offrono di ripulire i fondali di Venezia dai rifiuti. Durante la loro ultima immersione, lo scorso febbraio, sono scesi nei rii della Cazziola, del Gafaro, del Malcanton, del Magazen, recuperando ben nove quintali di immondizia, tra cui una lastra di marmo di oltre 50 chili. Come le volte precedenti, l’evento ha richiamato piccole folle di curiosi, che hanno ringraziato e applaudito i palombari.

    Un’avventura che prosegue dal 2019

    Il progetto, iniziato nel 2019, è stato ideato dal gondoliere Stefano Vio. “L’idea mi è venuta durante una vacanza in Egitto, sul Mar Rosso, con degli amici. Ci siamo immersi per vedere il relitto del Thistlegorm, una nave mercantile britannica affondata dai bombardieri tedeschi durante la Seconda guerra mondiale. Tra i tanti oggetti ancora all’interno, abbiamo trovato stivali di gomma intatti, nonostante i 70 anni trascorsi”, racconta. “È stato allora che mi sono chiesto: quanto tempo ci vorrà per smaltire la spazzatura nella laguna?”. A sostenere le sue preoccupazioni anche uno studio pubblicato nello stesso anno sulla rivista Scientific Reports e condotto dagli esperti dell’Istituto di scienze marine (Ismar) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Venezia. La ricerca, realizzata attraverso strumenti ad altissima risoluzione, aveva evidenziato la presenza nei canali di un’immensa quantità di rifiuti. Così, nel giro di poco tempo, Vio ha avviato l’iniziativa, radunando alcuni colleghi. Insieme hanno setacciato per prova 200 metri di canale, vicino a Campo Santi Apostoli, trovando, tra l’altro, moltissimi copertoni. “Da allora abbiamo cominciato a svolgere quelle che noi chiamiamo missioni e non immersioni, aiutati anche dall’amministrazione”, aggiunge.

    Immersione in rio San Girolamo  LEGGI TUTTO

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    Giardinaggio low cost: 10 trucchi per risparmiare

    Corsa al risparmio anche nel giardinaggio? Alla cassa di una nota catena di supermercati, chi scrive fa notare all’operatrice che le fucsie in esposizione hanno urgente bisogno d’acqua. La signora risponde molto dispiaciuta: “Non siamo autorizzati a innaffiare le piante perché perdiamo tempo. Dobbiamo sperare che le persone se le comprino presto, altrimenti le mettiamo in offerta; se poi nessuno se le prende, pazienza!”. Nella grande distribuzione, si sa, vince la legge dei grandi numeri, ma questa forma di “pazienza” non è più auspicabile. Le fucsie assetate sono finite nel carrello e stanno bene, ma chiariamo subito che non è questa l’idea di giardinaggio low cost di cui parliamo oggi. Nonostante l’offerta a prezzi competitivi, spesso nei supermarket le piante non trovano un ambiente idoneo e perdono presto il loro appeal, di conseguenza restano invendute e finiscono in discarica. Proviamo invece a concentrarci su alcuni esempi di risparmio che fanno anche rima con ecologia, cercando di capire come fare acquisti consapevoli per evitare di sprecare soldi, in vista della Giornata Mondiale dell’Ambiente, il 5 giugno.   LEGGI TUTTO

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    Inquinamento da microplastiche, perché New York vuole abolire le capsule per il bucato

    Le capsule e i fogli di detersivo impiegati per lavatrici e lavastoviglie hanno un impatto ambientale controverso poiché sono notoriamente biodegradabili, ma potrebbero rilasciare microplastiche nell’ambiente. Ne è convinto il consigliere municipale Democratico James Gennaro che a New York ha recentemente presentato una legge denominata Pods Are Plastic, come a ribadire che le capsule (in PVA o  PVOH, alcool polivinilico) sono pur sempre di plastica sintetica a base di petrolio e quindi ne dovrebbe essere vietata la vendita. La sua presa di posizione si basa su alcune evidenze scientifiche emerse da uno studio di un gruppo di ricercatori della Arizona State University, che nel 2021 ha polarizzato l’attenzione sulla letteratura scientifica dedicata al tema. 

    Il successo delle capsule in PVA, tra pregi e presunti difetti

    Negli ultimi dieci anni le capsule di detersivo trasparenti – che vengono usate da tantissime famiglie, anche in Italia – hanno avuto un grande successo commerciale. Questo si deve al fatto che sono più comode da usare e le relative confezioni sono più piccole rispetto ai comuni flaconi con liquido. Per di più, come ricorda la rivista specializzata Grist, le aziende hanno sempre assicurato la completa biodegradabilità del prodotto, tanto più che l’associazione di categoria American Cleaning Institute ribadisce che “il PVA si scompone in componenti non tossici, rendendolo un’alternativa più sostenibile alle plastiche tradizionali, quando viene esposto all’umidità e ai microrganismi”. Il problema, almeno negli Stati Uniti e quindi anche a New York, è che secondo i ricercatori dell’Arizona il 77% (circa 8mila tonnellate all’anno) del PVA che raggiunge gli impianti di trattamento delle acque reflue viene poi rilasciato intatto nell’ambiente. Il motivo è dovuto al fatto che in alcuni casi non ci sono i microrganismi giusti negli impianti e in altri il tempo di permanenza è troppo basso – al massimo una settimana contro gli ideali 60 giorni per una degradazione del 90%.

    Tutorial

    La lavatrice è fonte di microplastiche: consigli per un bucato più sostenibile

    di Paola Arosio

    03 Febbraio 2024

    La proposta di legge di Gennaro è stata fortemente criticata dalla American Cleaning Institute poiché il divieto al PVA appare non solo “non necessario” ma anche frutto di “una campagna di disinformazione condotta da Blueland”. Quest’ultima è la startup di New York che fin dalla sua nascita nel 2019 ha puntato tutto su un approccio green estremo, finanziando per altro la ricerca della Arizona State University che ha messo sotto accusa l’alcol polivinilico. Da tempo, fra i vari prodotti, offre una linea di compresse di detersivo a base vegana prive di PVA, parabeni, fosfati, ammoniaca, candeggina, ftalati, etc. Inoltre nel 2022 si è fatta promotrice insieme a diverse associazioni per l’ambiente di una petizione indirizzata alla U.S. Environmental Protection Agency per rimuovere il PVA dall’elenco delle sostanze chimiche sicure. Lo scorso anno l’agenzia per l’ambiente ha rigettato ogni richiesta sottolineando che la base dati sarebbe incompleta e che gli studi attuali confermano la sicurezza di questo composto chimico.American Cleaning Institute ha rincarato la dose sottolineando che il PVA impiegato dalle capsule di detersivo è diverso da quello comune e si dissolve totalmente e in poche ore. “Non esiste alcuna prova scientifica che il tipo di PVA utilizzato per i detergenti diventi microplastica”, asserisce l’associazione.

    In realtà i ricercatori concordano tutti su almeno un punto: la sorgente di diffusione di microplastiche più vicina ai cittadini è la lavatrice. Secondo uno studio del 2019 pubblicato su Nature si parla di 1,5 milioni di microfibre di plastica per chilogrammo di tessuto lavato, con conseguenti 200.000 – 500.000 tonnellate di microfibre disperse nel mare ogni anno. In pratica un terzo di tutte quelle che finiscono negli oceani sarebbero dovute all’abbigliamento. La soluzione? Acquistare indumenti realizzati con materiali naturali, dotare le lavatrici di filtri microplastici e/o adottare diverse strategie. Almeno in attesa di nuovi tessuti con filati più resistenti, come quelli oggetto di diverse ricerche, fra cui Microfibers: Environmental Problems and Textile Solutions della Rutgers University e University of Plymouth. LEGGI TUTTO

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    Giornata della Meteorologia: l’importanza delle previsioni e le sfide del cambiamento climatico

    In prima linea per cambiare le regole del gioco e disegnare un futuro migliore: il 23 marzo è la Giornata mondiale della Meteorologia, un evento che vuole ricordare il ruolo fondamentale di questa scienza per modellare una società futura più resiliente e di come le previsioni meteo rapide e accurate sono sempre più importanti per salvare vite umane.”La Giornata serve per ricordare che esiste un settore, quello delle scienze meteorologiche, che studia l’atmosfera del nostro pianeta che facendo tesoro delle osservazioni ha sviluppato modelli, in costante miglioramento, capaci di prevedere il comportamento dell’atmosfera”, ha detto il fisico dell’atmosfera Dino Zardi, dell’Università di Trento. Un ruolo quello dei meteorologi che risulta cruciale in almeno due aspetti fondamentali delle vite di tutti: nella capacità di prevedere ad esempio eventi catastrofici e dunque salvare vite umane, e nell’aiutare a pianificare il futuro, sia nelle strategie di mitigazione così come nello sviluppare nuove soluzioni per adattarsi al clima futuro. “Sappiamo che, se non cambiamo nulla a livello globale nell’uso dei combustibili fossili – ha aggiunto Zardi – dovremo aspettarci in Italia un riscaldamento di circa 4 o 5 gradi, rispetto all’era preindustriale, entro fine secolo. Sono appena 70 anni, sarà il mondo dei nostri figli e nipoti”.

    Longform

    Assicurazioni: il clima che cambia ci costa caro

    di Antonio Piemontese, coordinamento multimediale: Gaia Scorza Barcellona

    15 Marzo 2024

    “Di fronte a sfide ambientali senza precedenti, non siamo semplici osservatori – ha scritto in una lettera aperta la Segretaria nazionale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, Celeste Saulo – Piuttosto, siamo chiamati a cambiare le regole del gioco. Il nostro ruolo di scienziati e difensori del pianeta non è mai stato così cruciale”. Proprio a celebrare la Giornata si svolgerà alla Sapienza Università di Roma una conferenza dedicata ad analizzare i cambiamenti climatici in Italia degli ultimi due secoli, il clima futuro delle nostre città e quel che dovremo attenderci a livello globale nei prossimi decenni. 

    Obiettivi dell’iniziativa quello di Avvicinare le giovani generazioni ai temi del cambiamento climatico e alle molteplici iniziative nazionali e internazionali in atto per mitigarne gli effetti e adottare i necessari provvedimenti di adattamento, nonché quello di illustrare i compiti delle istituzioni nazionali e, in particolare, il ruolo del servizio meteorologico dell’aeronautica militare nelle attività di monitoraggio dell’atmosfera nell’ambito delle collaborazioni esistenti a livello nazionale e mondiale sotto l’egida dell’organizzazione meteorologica mondiale. 

    Il piano

    Cosa prevede il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

    di Giacomo Talignani

    03 Gennaio 2024

    “Siete voi i destinatari principali di questa giornata”, ha detto il gen. Brig. Luca Baione, Capo dell’ufficio generale Aviazione Militare e Meteorologia e Rappresentante permanente d’Italia presso l’Organizzazione meteorologica mondiale, “perché molti degli effetti dei cambiamenti climatici che stiamo oggi studiando saranno visibili nei prossimi decenni. Si tratta di temi universali, che vanno affrontati con consapevolezza e unendo tutte le nostre forze. Ecco perché iniziative come questa sono fondamentali per diffondere conoscenza e fare cultura su questi temi importantissimi, nonché per far conoscere il ruolo e le eccellenze di un settore come quello del servizio meteorologico dell’aeronautica militare che ogni giorno è in prima linea per agire concretamente sul clima, proprio come recita il tema della giornata mondiale di quest’anno”. LEGGI TUTTO

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    Il cambiamento climatico arriva a teatro con Elisa Palazzi: “Questione sempre più urgente”

    Cambia il clima, cambiamo noi. Nei giorni in cui la notizia della temperatura percepita da record in Brasile alimenta ulteriormente il dibattito sul global warming, la rassegna “La scatola di Archimede”, condotta da Massimo Polidoro, porta sul palcoscenico del Teatro Menotti di Milano un tema sempre più attuale, per il quale scende in campo Elisa Palazzi, docente di fisica del clima all’Università degli Studi di Torino. Sarà lei a intervenire alla serata di domenica 24 marzo.”Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato sulla Terra, con una anomalia di temperatura di 1,45 °C rispetto ai livelli pre-industriali. – anticipa Palazzi – Gli ultimi dodici mesi – da marzo 2023 a febbraio 2024 – addirittura mostrano uno scarto di +1,56 °C sopra la media 1850-1900. Come si legge sul rapporto Onu relativo allo stato del clima 2023 pubblicato il 19 marzo, oltre alla temperatura dell’aria, molti altri record negativi sono stati infranti, relativi allo stato dei ghiacciai e dei mari. E il 2024 ha già il 99% di probabilità di essere tra i 5 anni più caldi mai registrati. Ma al 2023 ci arriva anche una buona notizia, un aumento importante della produzione di energia da fonti rinnovabili. L’energia rinnovabile è il cuore dell’azione climatica volta a ridurre – per poi azzerare – le emissioni di gas serra in atmosfera”.E domenica si parlerà anche della percezione generale ancora in parte falsata che regola l’approccio alla sfida, inderogabile, al cambiamento climatico.  Cominciando dalla considerazione che siamo troppo spesso portati a pensare che il problema sia altrove, che non ci riguardi direttamente, o che sia destinato a presentarsi in un futuro ancora molto lontano.”Il cambiamento climatico è la questione più urgente del nostro tempo. – rileva Polidoro – Che cosa può fare ciascuno di noi per contrastarlo? Per cominciare informarsi correttamente, come faremo con l’incontro di domenica sera. E poi bisogna fidarsi della scienza: i rischi per l’umanità sono enormi e dobbiamo intervenire ora. Domani sarà troppo tardi”. 

    Le serate de “La scatola di Archimede”, che contengono nel nome un omaggio a Piero Angela e al suo libro La vasca di Archimede, della cui uscita ricorre in cinquantesimo anniversario, sono dedicate a capire il ruolo che la scienza e la tecnologia hanno oggi nella nostra società e le difficolta? che incontriamo nel conciliare evidenze scientifiche e scelte politiche ed economiche, spesso fuori sincrono con la realtà.”L’obiettivo – spiega ancora Polidoro – è provare a capire il mondo che verrà e per avviarci verso il futuro con consapevolezza e razionalità, unico antidoto di cui disponiamo per evitare di intraprendere vicoli ciechi o, peggio, strade senza ritorno”. Nel corso della serata di domenica, interverrà anche Francesca Casale del DICA, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano. 

    La rassegna continua fino al 5 maggio con appuntamenti domenicali al Teatro Menotti, dove vengono ospitati divulgatori scientifici ed esperti provenienti dai più diversi campi della ricerca. Dopo il grande successo di pubblico della prima serata con Telmo Pievani, con oltre 400 persone in sala, con grande partecipazione giovanile e dopo l’appuntamento con Elisa Palazzi, in programma incontri con Amedeo Balbi (14 aprile) e con Valentina Bosetti e Ugo Bardi (21 aprile). Chiude il ciclo Ilaria Capua, il 5 maggio. Gli appuntamenti sono accompagnati dalla fisarmonica di Nadio Marenco, dalla riflessione comica e intelligente di Francesco Lancia e Chiara Galeazzi e dalla partecipazione di ricercatrici e ricercatori del Politecnico di Milano.

    Teatro Menotti, domenica 24 marzo alle ore 21Info e prenotazioni: tel. 02/82873611biglietteria@teatromenotti.org LEGGI TUTTO

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    Earth Hour 2024: l’invito del WWF a spegnere le luci

    In un mondo sempre più diviso, Earth Hour è un appuntamento che funge da faro di positività, speranza e ispirazione per unire quante più persone possibile ad agire insieme contro crisi climatica e perdita di biodiversità. Il 23 marzo, dalle 20:30 ora locale, la più grande mobilitazione ambientalista al mondo organizzata dal WWF ritorna per la sua 18esima edizione con l’Ora della Terra a sostegno e celebrazione del nostro Pianeta. La Natura ha un ruolo fondamentale per garantire la nostra sussistenza e per fronteggiare il cambiamento climatico.Ogni nostra azione è determinante per poter dare un contributo alla lotta alla crisi climatica e in questo modo tutelare il Pianeta e la nostra salute, oggi e nel futuro. In ogni nostra azione è coinvolta la Natura, per questo il WWF invita tutti a regalare parte del proprio tempo al futuro del Pianeta (e dunque a sé stessi e alle future generazioni) con il claim “Più azioni, meno CO2: diamo un futuro al nostro futuro!”

    Come è nata l’Earth Hour

    Fin dalla sua ideazione nel 2007 Earth Hour, l’Ora della Terra, è nota per il suo momento di “spegnimento delle luci”, a cominciare da quelle di luoghi simbolici in tutto il mondo. Mentre, infatti, i monumenti e le case di tutto il mondo si spengeranno, le persone sono invitate a “Regalare un’ora per la Terra”, dedicando 60 minuti a fare qualcosa – qualsiasi cosa – di utile e positivo per il nostro Pianeta. Nel 2023, oltre 410.000 ore sono state donate al nostro Pianeta da sostenitori in 190 Paesi, che rappresentano il 90% del territorio mondiale, rendendo Earth Hour l’ora più importante per la Terra.

    Lo spiega Kirsten Schuijt, Direttrice Generale del WWF Internazionale: “Quest’anno è necessario che più persone che mai si uniscano a Earth Hour per sfruttare il potere collettivo di tante persone e delle comunità. In un momento pieno di difficoltà e incertezze come quello che stiamo vivendo, una grande azione globale in grado di unire tutti in un’unica richiesta, è in sé un messaggio di pace e solidarietà: solo insieme possiamo far sentire la nostra voce e chiedere un futuro più sicuro, giusto e sostenibile per tutti. È quindi fondamentale essere e sentirsi coinvolti, se vogliamo aumentare la consapevolezza sulle sfide ambientali, abbattere le emissioni di gas serra e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030. Proteggere il nostro Pianeta è una responsabilità condivisa e richiede un’azione collettiva da ogni angolo della società”.

    Gli eventi del WWF

    In Italia il WWF ha attivato tutta la sua rete di rete di volontari e Oasi sul territorio, che spegneranno i monumenti delle principali città e organizzeranno iniziative e appuntamenti.Insieme al Colosseo e a Piazza San Pietro a Roma, nel nostro Paese, verranno spente le luci di moltissimi altri monumenti e piazze delle principali città, fra questi ad oggi: a Padova le luci del portico di Palazzo Moroni, di Piazza dei Signori, di Piazza dei Frutti, di Piazza delle Erbe, le luci esterni di Palazzo Capitanio e di via 8 Febbraio; a Firenze le luci di  Ponte Vecchio e Torre di Arnolfo, di Piazzale Michelangelo, della Basilica di Santa Croce, dell’Abbazia di San Miniato e del Duomo; a Trento le luci degli spazi espositivi del Muse.
     Il WWF Italia, nella settimana di avvicinamento all’evento, promuoverà sui propri canali una challenge per invitare le persone a compiere un gesto positivo per il Pianeta e per sé stessi, proponendo una serie di attività semplici e divertenti che si possono compiere per un’ora. L’Ora della Terra è più di un momento; è un movimento che negli ultimi anni ha ispirato e mobilitato le persone a livello globale, ricordandoci la nostra responsabilità individuale e collettiva nel creare un futuro di speranza e capacità di resilienza per il nostro Pianeta. LEGGI TUTTO