8 Giugno 2025

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    Quando e come potare la forsizia

    Quando non si ha il pollice verde, o quando non si ha troppo tempo da dedicare alle piante della propria casa, la Forsizia è perfetta. Coltivarla nel proprio giardino è la scelta più giusta che si possa fare: il motivo? Richiede davvero pochissime attenzioni ed è semplice da gestire. Infatti, una volta individuata la posizione in cui piantarla, l’esposizione adeguata e dopo averle fornito terreno fertile e ben drenato, basterà seguire poche e semplici regole di “manutenzione”. Tra queste, ovviamente, compare la potatura, essenziale per ottenere una fioritura della pianta rigogliosa e in salute.

    In quale mese si pota la forsizia?
    La scelta del periodo giusto per la potatura è cruciale per assicurare una fioritura abbondante. La forsizia fiorisce sui rami prodotti nella stagione vegetativa precedente; pertanto, la potatura dovrebbe avvenire subito dopo la fioritura, generalmente tra aprile e giugno, a seconda della zona climatica. È molto importante evitare la potatura della pianta in autunno o in inverno, poiché potrebbe comprometterne la fioritura dell’anno successivo.

    Eseguire una corretta potatura non solo mantiene l’estetica della pianta, ma ne favorisce anche la salute e la fioritura folta. Come si pota la forsizia? Di seguito qualche dritta utile per non cadere in errori banali:
    Rimozione dei rami vecchi e danneggiati: eliminare tutto ciò che è secco, malato e/o danneggiato alla base stimola la crescita di nuovi germogli;
    Accorciamento dei rami fioriti: dopo la fioritura, i rami che hanno prodotto fiori dovrebbero essere accorciati di circa un terzo della loro lunghezza. Questo favorisce la produzione di nuovi germogli che fioriranno l’anno successivo;
    Sfoltimento della chioma: la rimozione dei rami che si incrociano o che crescono verso l’interno della forsizia garantisce una buona circolazione dell’aria e l’accesso alla luce solare.

    Se la forsizia non viene potata regolarmente seguendo queste precise modalità, si rischia di assistere a un precoce invecchiamento dell’arbusto con il rischio di doversi impegnare con molta più fatica a produrre nuovi piccoli rametti fioriti. Inoltre, e non è poco, dimenticarsi di potare la forsizia significa contribuire al suo totale allargamento, che contribuirà a uno svuotamento del centro e tutti i rami più esterni, toccando il terreno, attecchiranno di nuovo dando vita ad altre piante. Il risultato? Una forsizia sempre più ampia, sempre più disordinata e poco curata.

    Come coltivare la forsizia
    Con i suoi caratteristici fiori gialli, la forsizia è molto semplice da coltivare. Perfetta per i principianti e per chi non ha uno spiccato pollice verde, questa pianta richiede davvero poche attenzioni, oltre alla potatura si intende. Intanto, essa predilige le esposizioni in pieno sole e sopporta piuttosto bene anche le posizioni in mezz’ombra. Attenzione però all’ombra, che non ama: sebbene riesca a crescere anche in condizioni ombrose, il risultato non sarà lo stesso di quando cresce alla luce. Per quanto riguarda gli agenti atmosferici, possiamo dire che la forsizia tollera abbastanza bene il vento, motivo per il quale resiste anche a posizioni esposte, purché non si tratti di manifestazioni particolarmente intense.

    Irrigazione e terreno
    Sull’irrigazione poche e semplici dritte: è richiesta la regolarità, non troppa frequenza ma una quantità abbondante di acqua. Questo consentirà alla pianta di crescere il più rigogliosa possibile. Per quanto concerne invece il terreno e il substrato di coltivazione, la forsizia ha bisogno di poche attenzioni. Si consiglia sempre di farle avere un terreno fertile dotato di un ottimo drenaggio.

    Coltivare la forsizia in vaso
    In caso di coltivazione in vaso, sarebbe utile scegliere un terriccio universale e porre sul fondo uno strato di almeno 1 cm di materiale drenante, quindi argilla espansa o ghiaia. Il vaso deve essere obbligatoriamente di almeno 40-50 cm di diametro, in modo tale che tutte le radici della pianta riescano a crescere e a svilupparsi senza difficoltà. Per questa stessa ragione e siccome il suo apparato radicale si espanderà notevolmente, è consigliabile rinvasare la forsizia ogni anno, ricordandosi che il nuovo terriccio dovrà sempre essere ricco di sostanze nutrienti e sempre e comunque drenato. La forsizia sopporta bene lo smog e questo le consente di adattarsi senza difficoltà a terrazzi di città; insomma, una pianta perfetta per tutte le soluzioni.

    Come moltiplicare la forsizia
    Quando le temperature si abbassano e l’inverno bussa alle porte del mondo, la forsizia entra di prassi in riposo vegetativo. Questo è il momento perfetto per riprodurre la pianta con successo attraverso la talea. Grazie a questo metodo, il risultato sarà ottimo: si otterranno piante di forsizia con le stesse identiche caratteristiche di quella “madre” e il motivo è molto semplice. Infatti, le piantine nate da moltiplicazione, non sono figlie di una ricombinazione genica come nel caso dei semi.

    Eseguire la moltiplicazione della forsizia è semplicissimo, ma l’attenzione ai passaggi è fondamentale. Per prima cosa, è necessario munirsi di forbici da giardinaggio affilate e subito dopo prelevare talee apicali della lunghezza di circa 15 cm (devono essere presenti 4 o 6 gemme). Una volta fatti questi due step, si passa alla preparazione del contenitore: riempitelo di sabbia e di torba in parti uguali e inserite le talee in profondità, in modo che spuntino dal terreno al massimo di 10 cm. Ultimo passaggio, non meno importante, compattate la terra con le mani attorno alle talee e irrigate con delicatezza. È importante che le talee siano lontane da gelate, ma l’esposizione deve comunque essere all’aperto. Passato un anno, le talee cominceranno a generare foglioline nuove e non appena le radici saranno sviluppate in toto, la pianta potrà essere spostata a dimora in un vaso adatto, oppure in piena terra in giardino. LEGGI TUTTO

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    Dalle patelle di Ischia una risposta (inattesa) alla crisi climatica

    Nella sfida legata alla crisi climatica in atto ci sono specie che potrebbero partire avvantaggiate. Sarebbero in grado, cioè, di mostrare una certa resistenza, o meglio di mettere in campo strategie adattive in grado di garantire loro la sopravvivenza, nonostante global warming e acidificazione degli oceani. Così l’ultima, sorprendente risposta arriva dalle patelle (Patella caerulea il nome scientifico), sottoposte nei mari di Ischia a uno stress del tutto simile a quello che l’acidificazione degli oceani di origine antropica imporrà, su scala globale, a tutte le specie marine. Già, perché a Ischia i cosiddetti “vents” – colonne di anidride carbonica che fuoriescono, per effetto del vulcanesimo secondario, dai fondali marini in più punti del perimetro sommerso dell’isola, a cominciare dal Castello Aragonese – creano in modo del tutto naturale le condizioni che le continue immissioni di anidride carbonica, di cui è responsabile l’uomo, causeranno nei mari di tutto il mondo entro la fine del secolo.Indiziate numero uno a pagarne le conseguenze sono le cosiddette specie sessili, che hanno margine di movimento ridotto. Ma sarà effettivamente così? “Noi abbiamo studiato le patelle, partendo dall’assunto che la loro conchiglia calcarea soffrisse l’abbassamento del pH, rischiando dunque di non sopravvivere in acque così corrosive”, spiega Camilla Della Torre, docente di ecologia al Dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano e associata alla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, che ha coordinato la ricerca, i cui esiti sono stati appena pubblicati sulla rivista Environmental Research. LEGGI TUTTO