5 Maggio 2025

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    Roma, è la terza capitale più verde d’Europa. Dopo Oslo e Berlino

    C’è anche Roma nella top ten delle capitali più verdi d’Europa. Con i suoi 310 chilometri quadrati di alberi è terza dopo Oslo e Berlino. Lo dice l’European Forest Institute (Efi), l’organizzazione internazionale di ricerca in ambito forestale, su dati European Environmental Agency, analizzando le città europee con più di 50mila abitanti. Un terzo posto […] LEGGI TUTTO

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    Reddito energetico 2025: come funziona e limiti di accesso

    Al via a breve le domande per il Reddito energetico 2025 che consente di ottenere un impianto fotovoltaico destinato all’autoconsumo in maniera del tutto gratuita. L’agevolazione è riservata alle famiglie con un reddito Isee entro i 15.000 euro o 30.000 in caso di quattro figli a carico. Il fondo a disposizione è di 100 milioni di euro l’anno e nel 2024 le risorse disponibili sono andare esaurite in pochi giorni. Nel nuovo decreto di attuazione, firmato a inizio maggio, sono previste alcune semplificazioni riferite sia alla potenza ammissibile degli impianti, sia alla polizza multi-rischi obbligatoria. Per presentare la domanda è necessario scegliere in anticipo l’impresa che andrà a realizzare l’impianto.

    Come funziona il reddito energetico
    Il Reddito energetico è un finanziamento in conto capitale finalizzato alla realizzazione di impianti fotovoltaici a uso domestico, di potenza non inferiore a 2 kW e non superiore a 6 kW. Le risorse finanziarie rese disponibili per gli anni 2024 e 2025 sono complessivamente pari a 200 milioni di euro e, per ciascuna annualità sono previsti:
    80 milioni di euro alle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia;
    20 milioni di euro alle restanti Regioni e per le Province Autonome.
    Il Fondo consente ai beneficiari di realizzare impianti fotovoltaici e utilizzare l’energia prodotta per l’autoconsumo senza alcuna spesa. I finanziamenti, infatti, andranno a coprire i costi sostenuti da parte dei soggetti installatori. L’eventuale quota di energia e prodotta e non autoconsumata è resa disponibile per 20 anni al Gse, che la utilizzerà per finanziare il Fondo.

    Chi può presentare la domanda
    L’accesso al Reddito energetico è riservato ai nuclei familiari con un Isee inferiore a 15.000 euro, oppure inferiore a 30.000 euro per chi ha almeno quattro figli a carico, residenti un’abitazione di proprietà sulla quale andrà installato l’impianto. Gli impianti possono avere una potenza da 2kW a 6kW e devono essere collegati a utenze di consumo per le quali, al momento della richiesta di accesso dell’agevolazione, sia attivo un contratto di fornitura di energia elettrica intestato al beneficiario o a un membro del suo nucleo familiare, come definito ai fini Isee. Chi presenta la richiesta può beneficiare dell’agevolazione una sola volta, in quanto è esclusa ogni ipotesi di doppia agevolazione per lo stesso nucleo familiare. Non è possibile richiedere l’accesso al beneficio per impianti realizzati ai fini del soddisfacimento della quota d’obbligo di integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici.

    Impianti e assicurazione obbligatoria
    Le domande di accesso alle agevolazioni devono essere inviate al Gse da parte del beneficiario con il supporto dell’impresa scelta per la realizzazione dell’impianto. Potranno ottenere i finanziamenti solo le imprese in regola relativamente ai requisiti di formazione e aggiornamento obbligatori richiesti per le attività di installazione e manutenzione da fonti di energia rinnovabile. Inoltre l’impresa dovrà sottoscrivere una polizza decennale multirischio. Con le novità introdotte dal decreto per il 2025 la polizza dovrà coprire non solo eventuali danni all’impianto, rischi di disservizio e relativa mancata produzione di energia, ma anche da eventuali danni diretti e indiretti in seguito a un attacco informatico. Le imprese potranno scegliere di rivolgersi anche a diverse compagnie di assicurazioni per coprire i diversi rischi. Il costo della polizza è compreso nelle spese per le quali l’impresa ha diritto al rimborso in conto capitale. Sul sito del Gse è possibile trovare una lista di installatori in regola con i requisiti richiesti. LEGGI TUTTO

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    Aumento delle temperature e resistenza ai microbici: un legame allarmante

    L’antibiotico resistenza, o più propriamente la resistenza agli antimicrobici senza dimenticare anche le resistenze contro altri microrganismi, quali funghi, virus e protozoi, riguarda una moltitudine di microrganismi. E tanti sono anche i fattori che possono concorrere ad aumentarne o alleggerirne il peso sulla nostra salute. E tra questi un ruolo di primo piano potrebbe averlo anche il clima, motivo per cui le azioni di prevenzione nella lotta al fenomeno non dovrebbero dimenticarlo.
    A mettere sul piatto la questione questo, fornendo un’analisi dettagliata – sebbene con qualche inevitabile lacuna, come gli stessi autori riconoscono – è uno studio appena apparso sulle pagine di Nature Medicine. Nella loro analisi il team di Lianping Yang della Sun Yat-sen University di Guangzhou ha raccolto i dati provenienti da alcuni sistemi di sorveglianza antimicrobica di un centinaio di paesi relativi alle analisi compiute su oltre trenta milioni di colture batteriche di sei tra i principali microrganismi resistenti. Si tratta, in particolare, di Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae resistenti a cefalosporine di terza generazione e di E.coli, K.pneumoniae, Acinetobacter baumanni e Pseudomonas aeruginosa resistenti ai carbapenemi.

    L’iniziativa

    La salute del Pianeta? Dipende dagli oceani

    21 Aprile 2025

    Oms: ogni anno 1,2 milioni di morti
    Una volta raccolti i dati, relativi al periodo che va dal 1999 al 2022, i ricercatori hanno estrapolato delle stime di prevalenza della resistenza agli antimicrobici insieme a dei trend temporali. In questo modo hanno osservato che, in media, dal 2000 il fenomeno è cresciuto nella stragrande maggioranza dei paesi analizzati, con un ritmo più elevato nei paesi a basso e medio reddito. Secondo i dati disponibili, inoltre, la prevalenza della resistenza agli antimicrobici – che secondo l’Oms, ogni anno causa 1,27 milioni di morti direttamente e concorre al decesso di 5 milioni di persone – risulta maggiore nell’Asia meridionale, nel Medio Oriente, nel Nord Africa e nell’Africa subsahariana.

    I fattori ambientali e sociali
    I ricercatori hanno quindi approfondito il loro studio spingendosi ad analizzare l’associazione tra il fenomeno della resistenza agli antimicrobici con alcuni fattori ambientali e sociali, cercando anche di capire come le loro variazioni possano influenzarne la prevalenza. Secondo quanto si legge nel paper, l’inquinamento da particolato, il fenomeno del ruscellamento, il consumo di antimicrobici e i costi sanitari diretti – specchio di prescrizioni troppo facili, sottolineano gli esperti – sono associati alla resistenza agli antimicrobici, ovvero quanto più aumentavano allo stesso modo cresceva il problema. Al crescere della spesa sanitaria, delle coperture vaccinali e del deflusso sotterraneo invece diminuiva la prevalenza del fenomeno, continuano gli autori.

    Crisi del clima

    Più arsenico nel riso a causa del cambiamento climatico

    23 Aprile 2025

    La riduzione del consumo potrebbe contenere il fenomeno
    L’aspetto più interessante però del loro lavoro è quello relativo alle simulazioni per gli anni a venire. La riduzione del consumo di antimicrobici potrebbe contenere il fenomeno del 2,1% entro il 2050 (per un dimezzamento dei consumi). Benefici, singolarmente minori ma insieme ben maggiori, si potrebbero avere anche a fronte di un aumento delle vaccinazioni, dei servizi igienici e soprattutto della riduzione della spesa sanitaria diretta. Combinando insieme tutte le misure, compresa la riduzione dei consumi, i benefici sarebbero ancora maggiori. La crisi climatica però potrebbe remare contro.

    Inquinamento

    Anche le gomme da masticare rilasciano microplastiche

    23 Aprile 2025

    Gli scenari
    Nello specifico, nel peggiore degli scenari possibili, scrivono gli esperti, per uno scenario con una crescita delle temperature di oltre 2°C ed alte emissioni per il 2050, potremmo assistere a un aumento del 2,4% della resistenza antimicrobica, ma potrebbe superare il 4% per i paesi a basso e medio reddito. I cambiamenti climatici, proseguono i ricercatori, potrebbero favorire eventi estremi che distruggono i servizi di prevenzione e cura, stravolgere gli ecosistemi favorendo la diffusione di patogeni. E bisognerebbe tenerne conto, concludono gli esperti: “Sebbene le iniziative di sviluppo sostenibile a breve termine e gli sforzi per ridurre il consumo di antimicrobici possano contribuire a mitigare la rapida crescita del fenomeno della resistenza, è importante riconoscere che le conseguenze a lungo termine dei cambiamenti climatici e delle attività umane continueranno a influenzare le dinamiche della resistenza agli antimicrobici”. LEGGI TUTTO