19 Dicembre 2024

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    Un Natale green per aiutare gli altri e la natura: guida ai regali ecosolidali

    Come ogni anno Natale rischia di far rima con consumismo, inutili rifiuti e spreco infinito. Gli acquisti di milioni di regali, spesso incartati con materiali non riciclabili, contribuiscono fino al 30% in più alla produzione di rifiuti rispetto alla media annuale. Carta da regalo plastificata, confezioni inutilizzabili e oggetti non desiderati finiscono spesso in discarica, aggravando il problema dell’inquinamento.

    Eppure qualcosa sta cambiando: secondo un’indagine Ipsos del 2023, il 74% degli italiani presta sempre più attenzione all’ambiente durante le festività, orientandosi verso regali ecologici, solidali o di seconda mano. Perché questa percentuale aumenti, ancora di più, ecco alcune idee per regali rispettosi del pianeta, che promuovono valori di solidarietà. E sì, anche buoni.

    Un aiuto per gli altri
    Fino al 24 dicembre, nei negozi di Emergency sparsi in 23 città italiane, è possibile trovare tante idee regalo e sostenere così i suoi progetti dell’associazione in Italia e nel mondo. Si possono acquistare decorazioni natalizie, tazze realizzate a mano in Uganda, accessori cuciti e ricamati dalle donne afgane, oltre a cesti natalizi e magliette dell’associazione firmate da artisti contemporanei. Ogni acquisto contribuisce alle iniziative dell’organizzazione. Maggiori informazioni sui negozi fisici sono disponibili sul sito ufficiale di Emergency.

    Emergency  LEGGI TUTTO

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    Piantare alberi per rinfrescare le città: arrivano le “linee guida”

    Le città non sono tutte uguali. Densità abitative, sviluppo urbanistico e clima le rendono ecosistemi molto diversi tra loro. Ragion per cui, anche soluzioni a problemi di portata globale, apparentemente universali – come piantare alberi contro il gran caldo – devono essere personalizzate. Per trovare la soluzione più adatta per ciascuna città serve una dettagliata conoscenza della materia. E questo si è proposto di fare il team di ricercatori che, a conclusione di un simile sforzo, ha pubblicato quelle che essi stessi chiamano delle “linee guida” per combattere il caldo cittadino piantando alberi.

    Le discussioni in materia di piantumazione come strategie di raffreddamento nelle città negli ultimi anni sono state accesa materia di discussione tra gli esperti e non. E negli ultimi tempi, da più parti, si sono rafforzati gli appelli per una strategie più ragionata in materia di piantumazione urbana. “Gli alberi hanno un ruolo cruciale nel raffreddare le città, ma dobbiamo piantarli in modo molto più strategico per massimizzare i benefici che possono fornire”, riassume in proposito dalla University of Cambridge Ronita Bardhan, a capo dello studio. Un buon punto di partenza per capire come fare è quello di analizzare cosa succede quando si piantano alberi col preciso intento di raffreddare le città in diverse parti del mondo, in condizioni climatiche e urbanistiche molto diverse, e questo è esattamente quanto fatto dai ricercatori. Gli esperti hanno realizzato una metanalisi che ha coperto più di cento città con 17 climi diversi, tenendo in considerazione anche la tipologia di alberi piantati sulla mitigazione di aria e temperatura di superficie, considerando che tutti questi aspetti contribuiscono al potenziale di raffreddamento, raccontano dalle pagine di Communications Earth & Environment.

    Riscaldamento globale

    Nelle città più verdi il caldo miete meno vittime

    di Sara Carmignani

    26 Ottobre 2024

    E in effetti i risultati delle loro analisi lo confermano: il bilancio totale dipende dal clima e dagli alberi usati nelle attività di piantumazione urbana. Qualche esempio? Piantare un mix di alberi decidui e sempreverdi ha un effetto maggiore sulla capacità di raffreddamento in climi temperati, tropicali e continentali mentre nei climi aridi il raffreddamento maggiore si ottiene con gli alberi sempreverde. Riguardo all’entità del raffreddamento prodotto dagli alberi, secondo quanto riferiscono i ricercatori, il massimo osservato è per i climi tropicali, con punte di meno 12°C durante il giorno (ma solo meno 2° nelle aree con foreste pluviali), mentre può arrivare a circa meno 9°C per le zone aride e a meno 6°C nei climi temperati.

    Ma per una pianificazione ottimale è necessario tenere in considerazione che, come osservato, gli alberi possono anche produrre un leggero riscaldamento, specialmente notturno, che può sfiorare il grado per i climi tropicali e 1,5°C per le zone temperate. Questo perché, continuano gli esperti, avvengono una serie di fattori che ostacolano la rimozione del calore, come la chiusura degli stomi (le strutture sulle foglie attraverso cui avvengono gli scambi gassosi) e l’effetto trappola delle radiazioni sotto il fogliame. Anche lo sviluppo urbanistico delle diverse città deve essere preso in considerazione: così, per esempio, nelle aree più compatte meglio scegliere un piantumazione più diffusa.

    Il sondaggio

    Un italiano su tre non sa che gli alberi assorbono CO2 e non solo

    di redazione Green&Blue

    19 Novembre 2024

    “I nostri risultati sottolineano che chi si occupa di urbanistica non solo deve dare alle città più spazi verdi, ma deve anche piantare il giusto mix di alberi in posizioni ottimali per massimizzare i benefici del raffreddamento – ha concluso Bardhan – con il nostro studio forniamo delle linee guida di inverdimento specifiche per il contesto, affinché gli urbanisti possano sfruttare nel modo più efficace il raffreddamento prodotto dagli alberi di fronte al riscaldamento globale”. LEGGI TUTTO

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    Dal piatto alle foreste: così Autogrill punta sulla sostenibilità

    Creare esperienze di viaggio sempre più sostenibili. È l’obiettivo che Autogrill, leader nella ristorazione per chi viaggia e parte di Avolta, si è posto come gruppo e persegue da più di vent’anni. Un progetto di lungo respiro che oggi viene declinato su più livelli, dal sociale alla biodiversità.
    Lo conferma il Sustainability Performance Report appena diffuso, che mette in luce iniziative, impatto e attività di sostenibilità intraprese tra il 2023 e i primi 5 mesi del 2024 da Autogrill che, in linea con il framework ESG di Avolta, Journey Sustainably On, e con la più ampia strategia Destination 2027, si impegna a integrare sempre più la sostenibilità nel proprio modello di business, in tutti i canali in cui opera e in tutti i territori in cui è presente.

    “Il nostro percorso di sostenibilità è iniziato oltre vent’anni fa con la pubblicazione nel 2005 del primo Bilancio di Sostenibilità, che ha qualificato Autogrill come prima azienda del settore travel food & beverage a prestare attenzione alla tematica e a impegnarsi concretamente”, spiega Massimiliano Santoro, CEO Italy F&B di Avolta.

    “Oggi il nostro percorso continua – prosegue Santoro – e il nostro impegno si rafforza nell’ambito del framework ESG di Avolta, in linea con la più ampia strategia Destination 2027. Guidati da un approccio customer-centric, promuoviamo un modello operativo e di business capace di coniugare crescita economica, sviluppo sociale e tutela dell’ambiente attraverso impegni concreti e iniziative tangibili con impatti misurabili, al passo con le crescenti trasformazioni in ambito ESG”.

    Packaging

    Movopack, la startup degli imballaggi per l’ecommerce da riusare 20 volte

    di  Gabriella Rocco

    08 Dicembre 2024

    In cosa si traduce questo percorso verso la sostenibilità? “Il nostro approccio alla sostenibilità ci guida ogni giorno nella creazione di esperienze di qualità per i consumatori, rispondendo alle esigenze di tutti grazie a uno sviluppo continuo e innovativo del portafoglio di concept”, chiarisce Camillo Rossotto, Chief Public Affairs & Esg Officer di Avolta. “Per questo, lavoriamo per ridurre l’impronta ambientale delle attività di business, agendo su più fronti con progetti e investimenti significativi, puntando sulle persone, favorendo iniziative di recruiting e talent attraction attraverso opportunità di formazione e sviluppo delle competenze professionali. Inoltre, dedichiamo una specifica attenzione alle comunità locali, nel segno del miglioramento dello sviluppo sociale ed economico dei territori in cui operiamo. Con questa visione, portiamo avanti un approccio olistico alla sostenibilità, focalizzandoci su impegni chiari e iniziative concrete”.

    Il nuovo Sustainability Performance Report vuole essere un documento che, con trasparenza, rendiconta progetti, numeri e attività di Autogrill in ambito sostenibilità attraverso quattro aree tematiche: Creare Esperienze di Viaggio Sostenibili, Rispettare il Pianeta, Valorizzare le Nostre Persone e Sostenere le Comunità Locali.

    I risultati raggiunti finora ha arricchito l’offerta alimentare in chiave sostenibile con l’adozione di un volume di prodotti retail “responsabili” (vegani, senza glutine, proteici e BIO) di oltre 4,2 milioni, l’approvvigionamento da zucchero 100% italiano grazie all’accordo siglato con Italia Zuccheri e il lancio di Wow Bun, panino totalmente plant based sviluppato in collaborazione con Garden Gourmet, oltre a una continua sperimentazione all’interno della Factory Food Designers, il centro di eccellenza per l’innovazione alimentare a livello EMEA di Avolta e casa dell’innovazione di concept e di prodotto.

    L’economia circolare, dalle foreste ai materiali riciclabili

    Sul fronte della riduzione del proprio impatto ambientale, Autogrill non solo ha conseguito le certificazioni di sostenibilità per sette edifici, ottenute sulla base di standard internazionali LEED e BREEAM, ma ha anche avviato diverse partnership, tra cui quella con Too Good To Go, tramite la quale sono state recuperate più di 20.000 confezioni di alimenti, e con Treedom, piattaforma che consente a persone e aziende di piantare alberi e di seguire il loro sviluppo, grazie alla quale Autogrill ha creato una foresta che ha assorbito 247 tonnellate complessive di CO2 in 7 paesi, oltre al continuo utilizzo e sviluppo dei WAS Materials, una serie di materiali riciclati frutto di azioni di economia circolare.

    Il sociale fulcro della sostenibilità

    Guidata dai valori di diversità, equità e inclusione e nell’ottica di valorizzare le proprie persone, Autogrill, che conta la presenza di 68,6% di donne tra i suoi 7.162 collaboratori, ha erogato oltre 65.000 mila ore di formazione solo nel 2023, e ha coinvolto 2.000 studenti del settore alberghiero nel progetto di employer branding “Assapora il futuro”, oltre ad aver assunto 9 detenuti presso alcuni punti vendita, grazie al progetto “Riparto da me” con il carcere di Bollate.

    Infine, per sostenere le comunità locali e contribuire alla crescita dei territori in cui opera, Autogrill ha rinnovato il proprio impegno nella lotta alla povertà e all’insicurezza alimentare supportando, ancora una volta, Banco Alimentare e Pane Quotidiano tramite la donazione delle eccedenze alimentari e dei beni del proprio magazzino, così da contribuire in modo concreto ad aiutare le fasce più fragili della comunità.

    Inoltre, nel 2023 Autogrill, guidata dai valori di diversità e inclusione, ha portato avanti progetti di inclusione lavorativa attraverso la collaborazione con Associazione Cometa, assumendo 10 rifugiati e 4 donne ucraine in fuga dalla guerra, oltre ad aver avviato un importante progetto con PizzAut e a sostenere vari centri di ricerca medica, tra cui Fondazione Humanitas e Fondazione Umberto Veronesi. LEGGI TUTTO

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    Ispra: la raccolta differenziata in Italia al 66,6% nel 2023

    Nel 2023 in Italia la raccolta differenziata è arrivata al 66,6%, con percentuali del 73,4% al Nord, del 62,3% al Centro e del 58,9% al Sud. Sul podio Bologna, che arriva a quasi al 73%, prima città con popolazione superiore ai 200.000 abitanti a superare l’obiettivo Ue del 65% entro il 2030.

    Il Mezzogiorno ha mostrato negli ultimi anni la crescita maggiore della raccolta differenziata, tanto che lo scostamento tra Nord e Sud si è ridotto di 4,5 punti e tra Centro e Sud di 3,8. È quanto emerge dall’ultima edizione del Rapporto Rifiuti Urbani dell’Ispra, presentato oggi a Roma.

    Sostenibilità

    Natale green, se non si ricicla non lo compro

    di  Fiammetta Cupellaro

    16 Dicembre 2024

    Nello scenario economico dello scorso anno, con il Pil in aumento dello 0,7%, la produzione nazionale di rifiuti urbani, dopo il calo del precedente biennio, si attesta a quasi 29,3 milioni di tonnellate, con un incremento dello 0,7%. Nei 14 comuni con popolazione residente al di sopra dei 200 mila abitanti, tra 2022 e 2023 si registra una sostanziale stabilità della produzione.

    Quasi il 71% dei comuni italiani ha conseguito una percentuale di raccolta differenziata superiore al 65%. Tutte le province/città metropolitane raggiungono percentuali di raccolta differenziata superiore al 30%.

    Economia circolare

    Ancora troppi rifiuti elettronici finiscono nella raccolta indifferenziata

    di Sara Carmignani

    15 Ottobre 2024

    La percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani si attesta al 50,8%, in crescita rispetto al precedente anno (49,2%), al di sopra dell’obiettivo del 50% previsto dalla normativa Ue per il 2020 (al 2030 l’obiettivo è pari al 65%). I rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano il 15,8% dei rifiuti urbani prodotti, attestandosi a 4,6 milioni di tonnellate, in calo rispetto ai 5,2 milioni di tonnellate del 2022.

    Per gli imballaggi, nel 2023 tutte le frazioni merceologiche hanno già ampiamente raggiunto i target di riciclaggio fissati a livello europeo per il 2025, ad eccezione della plastica, che comunque è prossima all’obiettivo. E’ al 48%, a fronte di un obiettivo del 50% al 2025. LEGGI TUTTO

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    Biden annuncia l’impegno Usa ad abbattere le emissioni entro il 2035 ma pesa l’incognita Trump

    L’ultima mossa di Biden per il clima, prima di lasciare la Casa Bianca a Donald Trump: impegnare gli Stati Uniti a ridurre, entro il 2035, le emissioni di gas serra del 61-66% rispetto ai livelli del 2005. Gli Usa, in cima alla lista dei consumatori di combustibili fossili e dunque di produttori di CO2, annunciano […] LEGGI TUTTO

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    Dieci libri sull’ambiente e la natura da mettere sotto l’albero

    “Ha sempre fatto caldo! E altre comode bugie sul cambiamento climatico”
    di Giulio Betti(Aboca Edizioni, 19,50 €)

    Attività solare, emissioni di gas serra, aumento delle temperature, ritiro dei ghiacciai, innalzamento del livello dei mari: se ne parla (e legge) tanto ma ancora non ne sappiamo abbastanza. Il meteorologo Giulio Betti sgombera il campo da fake news e negazionismi climatici per chiarire una volta per tutte e con termini scientifici che il riscaldamento globale esiste, sta peggiorando, ma possiamo e dobbiamo fare qualcosa. Le strategie sono a portata di mano, basta rimboccarsi le maniche.

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    “Migrare in casa”
    di Virginia Della Sala(Edizioni Ambiente, 18,05 €)

    Cosa faremo quando i migranti climatici saremo noi? Se le alluvioni in Pakistan ci fanno pensare a un problema lontano, proviamo a riflettere su quel che è accaduto in Emilia-Romagna negli ultimi due anni. Alle pesanti inondazioni legate al cambiamento climatico che anche nel nostro paese, e nel resto d’Europa, hanno causato danni incalcolabili. Gli sfollati siamo anche noi, ci dice la giornalista Virginia Della Sala, che nel suo libro racconta le storie di chi è costretto a spostarsi e di chi decide di restare resistendo.

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    ”A fuoco – Crisi climatica e disinformazione”
    di Simone Fontana(Mimesis Edizioni, 19,00 €)

    Che cosa sta succedendo al clima? C’è ancora tempo per impedire che l’emergenza diventi irreversibile? Perché in tv vediamo contrapposte posizioni tanto distanti tra loro? Ed è vero che il cambiamento climatico è dovuto all’azione umana? Nato dall’esperienza dell’omonima newsletter, il progetto collaborativo di Pagella Politica, Facta.news e Slow News sbarca in libreria con l’obiettivo di riportare al centro del dibattito pubblico la divulgazione del nostro stesso futuro. Grazie ai contributi di 18 tra le autrici e gli autori più competenti in materia, “A fuoco” fa ordine tra questi e i molti altri interrogativi che riguardano un tema complesso, ma cruciale, come quello dell’emergenza climatica.

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    ”Specie aliene. Quali sono, perché temerle e come possiamo fermarle”
    di Piero Genovesi(Laterza, 16,15 €)
    Dalla xylella al granchio blu, negli ultimi anni si parla sempre più spesso di specie aliene. Per la verità, è da tempi remoti che noi umani trasportiamo piante, animali e altri organismi al di fuori dei loro ambienti originari. È un fenomeno antico, che ha arricchito la nostra vita, ad esempio diffondendo in Europa alimenti come il pomodoro o le patate. Ma è quando l’arrivo di una nuova specie incrina gli equilibri naturali che iniziano i problemi. Al di fuori del loro habitat, alcune specie aliene possono infatti diventare invasive, con effetti molto gravi sugli ecosistemi. E anche su di noi. Lo sanno bene i pescatori dell’Adriatico, che hanno visto gli allevamenti di vongole decimati dal granchio blu. Con la globalizzazione sono queste “invasioni biologiche” a essere aumentate, fino a diventare una delle principali minacce alla biodiversità, responsabili di un numero impressionante di estinzioni. Quali misure dobbiamo adottare per prevenirle? E cosa può fare ciascuno di noi? Piero Genovesi, scienziato ambientale ed esperto dell’ISPRA, ci indica come invertire la rotta, se vogliamo davvero proteggere la natura, le nostre società e la salute delle persone.

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    ”Alfabeto per un pianeta da salvare”
    di Elizabeth KolbertIllustrazioni di Wesley Allsbrook(Neri Pozza, 17,10 €)

    Cos’è la COP (la conferenza delle parti sul clima) e a cosa serve. Cosa comporta l’elettrificazione. Qual è il nesso tra xenofobia e cambiamenti climatici. Fino agli uragani e non solo. Nulla di scontato e tutto da imparare dall’alfabeto di Elizabeth Kolbert, giornalista che racconta gli effetti della crisi sulle pagine del New Yorker. Un prontuario che aiuta a capire meglio lo stato del nostro Pianeta e le possibilità che abbiamo per salvarci assieme a lui.

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    ”Tropico Mediterraneo. Viaggio in un mare che cambia”
    di Stefano Liberti(Laterza, 17,10 €)

    Un lungo reportage attraverso il Mediterraneo per capire come una specie aliena cambia le regole dell’economia locale. Stefano Liberti ha viaggiato a bordo dei pescherecci e visto da vicino quel che sta accadendo nel Mare Nostrum sempre più caldo. Lo racconta perché direttamente connesso con quel che mangiamo, e quindi la nostra sopravvivenza. Perché saper trasformare un problema in risorsa può essere una grande occasione per cambiare il passo e vivere in modo sostenibile per l’ambiente e la nostra salute.

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    ”Meravigliose creature. La diversità della vita come non la conosciamo”
    di Stefano Mazzotti(Il Mulino, 17,10 €)

    Ci sono una infinità di specie animali che rischiamo di perdere prima ancora di essere riusciti a conoscerle. E’ “La diversità della vita come non la conosciamo” raccontata da Stefano Mazzotti, naturalista e direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara, attraverso una collezione di creature meravigliosa dalla Papua Nuova Guinea al Borneo, dall’Himalaya al Mekong, dallo Sri Lanka al Madagascar, fino alle montagne della Tanzania. E le ragioni per impegnarci a preservare questa biodiversità.

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    ”Montagne immaginarie”
    di Michele Sasso(Edizioni Ambiente, 18,05 €)

    “C’è chi la vorrebbe come un parco senza regole”, ci ha detto Michele Sasso della montagna. Lo racconta nel suo libro che indaga gli impatti devastanti della snow economy e le minacce dell’overtourism. Per scoprire cosa possiamo fare per valorizzare questo patrimonio millenario senza distruggerlo.

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    ”Il manuale sullo spreco alimentare”
    di Ilaria Falconi(Ami, 11,90 €)
    Produciamo alimenti per nutrire persone, animali o per altri scopi (ad esempio, biocarburanti per auto)? Sprechiamo cibo o nutriamo chi ha fame? Morire per fame o per obesità? Sono alcune delle domande alle quali Ilaria Falconi, tecnologa del CREA, risponde nel suo libro dedicato alle tematiche agroclimatiche ambientali. Quali sono i fattori che determinano lo spreco alimentare, dal campo alla tavola, e cosa hanno a che fare con l’insicurezza alimentare. Per diventare consapevoli, in quanto consumatori, del valore del cibo.

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    ”Cose belle dal mondo per non pensare che va tutto male”
    a cura di Camilla Soldati e Matteo Suanno (LifeGate)Illustrazioni di Andrea Q(Rizzoli, 16,15 €)

    Le buone notizie non sono mai abbastanza. Costretti a fare i conti giorno dopo giorno con gli effetti della crisi climatica, abbiamo anche bisogno di sapere che qualcosa sta funzionando. Che possiamo coltivare la speranza, come collettività, per ridurre il nostro impatto ambientale in primis e per vedere come il cambiamento in positivo delle nostre abitudini stia avvenendo davvero. Nei fatti che Camilla Soldati e Matteo Suanno hanno raccolto in un volume che fa tesoro dell’esperienza quotidiana di LifeGate, una community che da vent’anni costruisce la sostenibilità. LEGGI TUTTO

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    La liana che odora di marzapane o la palma fantasma: nel 2024 scoperte quasi 150 nuove piante

    Ogni anno si scoprono oltre duemila nuove specie di piante ma secondo i botanici ce ne sarebbero altre centomila ancora del tutto sconosciute. Nel 2024 ricercatori e partner scientifici dei Kew Gardens di Londra, una delle maggiori istituzioni di ricerca nel campo, ne hanno descritte 149. Alcune sono evanescenti come la palma fantasma del Borneo o un’enigmatica famiglia di piante che rinunciano alla fotosintesi, e a colorarsi di verde, per affidare la crescita solo a simbiosi con funghi sotterranei. Altre si erano nascoste bene come diverse orchidee indonesiane e liane. “In genere i due terzi delle nuove specie che vengono descritte sono già a rischio estinzione – spiega Martin Cheek, Senior Research Leader nell’Africa team dei Kew – quando è possibile queste piante vengono protette nei loro habitat naturali. Ma non si è sempre così fortunati. Per sicurezza, se le condizioni di sopravvivenza della specie lo richiedono, ne raccogliamo i semi o altro materiale vegetale per poi propagarlo nei nostri giardini o per conservarli nella Millennium Seed Bank”.

    Tra le nuove specie vegetali scoperte quest’anno ci sono piante che di verde non hanno niente. Le hanno chiamate Afrothismiaceae. Sono originarie dell’Africa occidentale, fioriscono come tutte le altre ma in modo molto diverso. Al posto della fotosintesi clorofilliana, alla base della produzione di zuccheri per la crescita della pianta, si nutrono grazie a una serie di microscopici funghi sotterranei con i quali entrano in simbiosi generando una sorta di super-radice in grado di rispondere a tutte le esigenze della loro dieta. Si tratta di specie sono molto rare o addirittura estinte. La maggior parte di quelle descritte è stata vista una volta sola, la maggior parte in Camerun. Piante con questo comportamento, che hanno abbandonato la fotosintesi, ce ne sono diverse come la famosa orchidea fantasma endemica dei Caraibi (Dendrophylax lindenii), la Rafflesia arnoldi, il fiore più grande del mondo in Indonesia, o le diverse Voyria, erbacee perenni endemiche del Centro e Sud America che hanno perso la pigmentazione verde.

    Biodiversità

    Nel mondo ci sono almeno ancora 100mila piante da scoprire: ecco dove potrebbero essere

    di  Giacomo Talignani

    07 Ottobre 2024

    Ed è una questione di apparenza anche per una palma rampicante che cresce solo in tre località sull’isola del Borneo in Malesia. Malgrado fosse già conosciuta dalle popolazioni indigene, che ne raccoglievano i germogli e ne utilizzavano il legno, è rimasta finora in un cono d’ombra per gli studiosi. I locali la chiamano palma fantasma. Plectocomiopsis hantu, questo il nome scientifico, ha un’estetica elusiva, quasi trasparente, ed è difficile da riconoscere nella foresta pluviale: la pagina inferiore della foglia è del tutto bianca mentre gli steli sono grigi. Sul massiccio montuoso del Fouta-Djalon in Guinea, sempre in Africa occidentale, è stata scoperta un’erba che infrange molte regole della biologia vegetale. Le foglie di questa pianta, nominata Virectaria stellata, sono protette da peli a forma di stella mai visti prima in questa famiglia di piante ma comuni in un gruppo di specie nel genere Barleria che crescono nello stesso ambiente ma con cui non esiste nessun grado di parentela.

    L’ipotesi dei botanici è una forma di scambismo genetico: sembra che i geni per la produzione di peli stellati abbiano fatto uno spillover, un salto di specie, tramite insetti che si nutrono della linfa. Molte delle nuove specie scoperte quest’anno dai Kew sono liane delle foreste tropicali. A partire da Chlorohiptage vietnamensis, unica del suo genere ed endemica della giungla tropicale del Vietnam, di cui non si conosce ancora l’insetto impollinatore dei fiori di colore verde. Mentre il polline di Cheniella longistaminea, una nuova liana endemica della Cina meridionale a rischio estinzione, è trasportato dalle falene perché questa liana fiorisce solo di notte. Keita deniseae, una liana della foresta pluviale africana, attira gli insetti con il profumo delle cui foglie che emanano un forte aroma di marzapane. Tra le nuove specie descritte nel 2024 dai Kew Gardens e dai suoi partner internazionali ci sono anche 23 nuovi funghi. Rispetto al mondo vegetale il numero di specie ancora da scoprire è di gran lunga superiore: sarebbero tra i due e i tre milioni quelli ancora da descrivere. LEGGI TUTTO