17 Novembre 2023

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    Matteo Righetto: “Ce la prendiamo sempre con il lupo”

    Cacciati per decenni fino a farli scomparire dal nostro Paese, i lupi stanno ripopolando gli Appennini e le Alpi e si spingono spesso ai margini dei centri urbani. Che la campagna per proteggerli, partita negli anni ’70, sia stata un successo ha un valore immenso per la biodiversità. I lupi, così come i grandi ungulati, […] LEGGI TUTTO

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    Jacopo Bencini: “La Cop28 sarà di transizione. La vera svolta? Nel 2025”

    Quella che inizia fra due settimane a Dubai sarà una “Cop28 di transizione”. Troppo complesso, in una Conferenza delle Parti sul clima presieduta dall’amministratore delegato di una compagnia petrolifera, il sultano Al Jaber, immaginare che in questo nuovo vertice il tema delle emissioni climalteranti legate ai combustibili fossili sia davvero centrale.

    Dovremmo invece aspettarci altro: l’idea di un mondo che per affrontare la crisi del clima intende triplicare la produzione di energie rinnovabili, indirizzare più fondi per le perdite e danni del Paesi vulnerabili e porre le prime basi  – in un contesto geopolitico difficile fra i conflitti Russia-Ucraina e Israele-Palestina – per arrivare a intese politiche che forse in termini di azione climatica si vedranno solo tra due anni.

    Birol: “Italia attenta ai gasdotti, domanda è destinata a calare”

    di Luca Fraioli

    15 Novembre 2023

    Eppure, dato che il tempo è poco, dalla Conferenza Onu “una vittoria sarebbe quella di un grande paese inquinatore, come Usa o Cina, che annuncia una revisione dei propri piani climatici” spiega Jacopo Bencini, Policy Advisor e UNFCCC Contact Point di Italian Climate Network,  uno degli italiani più esperti e meglio inseriti nei meccanismi negoziali delle Conferenze sul Clima. Proprio delle Cop Bencini parlerà anche al Festival National Geographic 2023 (dal 17 al 19 novembre), in una tavola rotonda sulla crisi climatica.Il mondo si avvicina ai famosi +1,5 gradi e la strada principale per trovare una soluzione alla crisi del clima fra i vari Paesi continuano ad essere le Cop, tema del suo intervento anche al NatGeo Festival. Con che spirito affronta  questa nuova Conferenza sul clima di Dubai?”Come dirò al Festival NatGeo, è complesso capire il processo multilaterale delle Cop, di come la politica e il clima possano evolversi insieme, ma noi saremo là proprio per osservare, capire e spiegare.  Non so se parto fiducioso, anche perché è difficile farlo quest’anno, anche se però bisognerà apprezzare tutti i passi avanti che si potranno fare. La situazione è grave: evidentemente  nel 2024, con quasi ottant’anni di anticipo,  nel Pianeta supereremo la soglia fatidica del famoso +1,5 gradi dal punto di vista del riscaldamento globale. Allo stesso tempo, partire senza alcuna aspettativa verso questo processo multilaterale, vorrebbe dire perdere in partenza la speranza che almeno il prossimo anno si riesca a ritornare su una grande ambizione. Quest’anno però non credo sarà così, sarà una Cop di transizione”.Perché la definisce una “COP di transizione”?”L’anno scorso avrebbe dovuto essere una vera Cop di transizione per via del conflitto tra Russia e Ucraina. Stando alle promesse di Glasgow (Cop26) in realtà l’Egitto (Cop27) si doveva caratterizzare come la Conferenza dell'”implementation”, dei nuovi obiettivi nazionali sulla riduzione delle emissioni da parte dei vari Paesi, che poi però non sono arrivati. Non arriveranno forse nemmeno quest’anno ma a Cop28 ci sarà il Global Stocktake, una sorta di bilancio:  per la prima volta sotto l’Accordo di Parigi tutti i paesi insieme, globalmente e coralmente, analizzeranno infatti quanto fatto finora e scriveranno nella decisione finale di questa Cop28 cosa rimane da fare verso i prossimi anni e il 2030. Sarà il primo mattone della transizione e in questo senso sarà interessante osservare ogni piccolo passo positivo verso un cambiamento. C’è bisogno di una scossa, assolutamente”.

    A che punto siamo nel reale impegno di ridurre le emissioni?”Siamo forse addirittura più indietro di due o tre anni fa. Con gli attuali piani nazionali dei Paesi e le attuali traiettorie di riscaldamento dovremmo ridurre le emissioni del 43% rispetto al 2010, invece siamo del 9% sopra, ovvero c’è oltre un 50% di gap da colmare in sette anni, qualcosa che tecnologicamente è praticamente impossibile. Ma se si smettesse di scriverlo nei documenti delle Cop, di crederci oppure di parlarne, significherebbe che ci stiamo rinunciando. E questo non deve accadere, dobbiamo provarci”.

    La COP28 di Dubai sarà presieduta dal sultano Al Jaber, contemporaneamente Ad di una multinazionale del petrolio e manager impegnato nelle rinnovabili. Cosa comporterà?”Beh, per esempio la questione delle emissioni legate alle fonti fossili, che è centralissima, non entrerà davvero nella Cop. Sappiamo già che quest’anno non si parlerà di phase out, di uscita dalle fonti fossili. Un mese fa i sauditi e altre delegazioni nelle pre-Cop lo hanno già fatto capire chiaramente, il tema dell’uscita non sarà trattato. Questo sarà il vero punto mancante di Dubai, anche se ce lo potevamo aspettare da una Conferenza con una presidenza di questo tipo e in un contesto internazionale come quello attuale, in cui molti blocchi di paesi quasi non si parlano fra loro. Il timore è proprio per questi contrasti. Per esempio probabilmente l’evento più importante nell’avvicinarsi a questo vertice non è stato tanto l’incontro tra Joe Biden e Xi, i presidenti di Usa e Cina, ma il “vertice saltato” fra i ministri degli esteri dell’Unione Europea e quelli africani, a causa di frizioni politiche su Gaza, un sintomo di come si affronta questa conferenza”.

    Quanto pesano i conflitti internazionali sulle decisioni climatiche?”Prima Ucraina e Russia, poi Armenia e Azerbaijan, quest’ultimo un paese centralissimo a livello petrolifero, ora Israele e Palestina, anche se per motivi più politici e meno energetici. I conflitti entrano nella Cop, magari non direttamente nella sala delle negoziazioni, ma entrano in tutti gli incontri preliminari e purtroppo, in tal senso, stanno portando tanta ruggine in questo momento che non aiuta a prendere decisioni sulle azioni per il clima”.

    Quali saranno i punti chiave del vertice?”Tanti temi che vanno tenuti tutti insieme. Lo scorso anno si è parlato molto delle finanze Loss and Damage tralasciando molto del resto. Anche quello era una parte dell’accordo di Parigi, arrivata a fine ciclo.  Si tornerà sicuramente a parlare di Loss and Damage, del fatto che meno si mitiga più ci sarà bisogno di adattamento e meno ci si adatta più ci sarà bisogno di compensare le perdite e danni. Poi c’è il tema di triplicare le rinnovabili, questione che ci si aspettava con questa presidenza. Sia le rinnovabili come sviluppo tecnologico sia gli investimenti nella Finanza per il Clima saranno centrali. Credo che sarà un obiettivo da leggere comunque come positivo, ma bisognerà vedere le tappe di monitoraggio nell’avanzamento di questi piani: purtroppo la maggior parte degli accordi spesso non corrisponde ai fatti. Pensiamo all’accordo sullo stop a nuovi investimenti su oil and gas: aveva aderito anche l’Italia, che però poi lo ha eluso completamente con delle clausole di salvaguardia degli interessi nazionali che, di fatto, ci hanno portato fuori dall’accordo pur rimanendo firmatari. Quindi benissimo il “x 3” delle rinnovabili o il “x 2″ dei fondi per finanza e adattamento, ma poi questi impegni vanno messi a terra e rispettati”.

    A proposito d’Italia, cosa ci si aspetta dal nostro Paese?”L’anno scorso per Giorgia Meloni la Cop27 ha rappresentato il primo palcoscenico internazionale vero, una Cop di totale continuità con il governo Draghi precedente, senza nessuna novità. Quest’anno l’approccio italiano sarà diverso perché il governo ha elaborato delle proprie linee politiche dal punto di vista multilaterale e di cooperazione internazionale e credo che il Piano Mattei, quello sul gas, avrà in qualche modo un suo peso. Per esempio si è già visto che c’è stato il tentativo di dirottare il Fondo italiano per il clima nel Piano Mattei, poi per fortuna un tentativo sventato. Ecco, intanto per l’Italia sarebbe importante che questo fondo milionario legato a Cassa Depositi e prestiti, ripresentato alla Cop27, sia finalmente lanciato, perché è un fondo che ha valenza sul quinquennio 2021-2026 e siamo nel 2023 e non è ancora partito. Poi dovremo capire se l’Italia proporrà nuovi contributi in termini di finanza internazionale per il clima”.

    A suo parere per definirla una COP vincente cosa dovrebbe succedere a Dubai?”Un annuncio inatteso di revisione del proprio Ndc (piano climatico nazionale, ndr) da parte di un grande paese inquinatore. Per esempio gli Stati Uniti  o la Cina, se non addirittura l’Unione Europea con qualcosa di nuovo, come sta provando a fare il nuovo commissario europeo per il clima, Wopke Hoekstra. Per esempio, cosa che è passata inosservata, sembra che nella pre-Cop Hoekstra abbia annunciato un impegno finanziario sostanziale verso un nuovo fondo per perdite e danni climatici. Sarebbe una notizia, perché l’Unione Europea di questo nuovo fondo lanciato alla scorsa COP non è mai stata troppo entusiasta. Qualcosa di nuovo e inedito, sarebbe dunque già una vittoria”.

    Lei ha iniziato a prendere parte a questi processi dalla COP24 di Katowice. Dopo tante Conferenze, non ha l’idea che nonostante la loro importanza ci sia un distacco fra politica e cittadini sulle decisioni dei vertici climatici?”Credo che dalle persone non venga capita la lentezza di questo processo. Per questo, entrando nell’ottica, noi sappiamo che è necessario comunicare il più possibile ciò che succede nelle sale delle Cop. Va immaginata come una riunione di condominio di quasi 200 condomini, dove bisogna uscire con un accordo sul clima che non scontenti nessuno: forse così si capisce perché il processo è così lento. Affinché funzioni  spesso servono accordi intermedi fra le grandi potenze, soprattutto tra i grandi paesi emettitori, che devono stipulare intese. Negli ultimi 8 anni, rispetto a Parigi 2015, quello che è cambiato radicalmente è che il globo non è più un G2 fra Usa e Cina ma c’è tutto un mondo “global south” che anche numericamente conta sempre di più in quelle sale, anche più dell’Occidente. Serve dunque un nuovo equilibrio che tenga conto di questo cambiamento, che sia radicato sia nel G20 sia nei BRICS. Solo così le conferenze funzioneranno davvero e anche per il cittadino saranno più chiare ed efficaci”.

    Infine, un pronostico. Quando finalmente avremo una COP con accordi in grado di fissare azioni decisive per la salvaguardia climatica del Pianeta?”Direi forse quella in Brasile, in Amazzonia, a Belem nel 2025. Probabilmente sarà la svolta, io ci credo” LEGGI TUTTO

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    La biblioteca più fredda del mondo: nelle bolle di ghiaccio i segreti dell’atmosfera

    Che aria respiravano Cesare, Maometto o Cristoforo Colombo? Nella periferia di Copenaghen, un congelatore gigante contiene antichi segreti dell’atmosfera conservandoli in blocchi di ghiaccio. Lì ci sono le risposte sul nostro passato. L’Archivio del Nucleo di Ghiaccio, il Niels Bohr Istitute di Copenaghen, ospita 25 chilometri di campioni di ghiaccio raccolti principalmente dalla Groenlandia e sta aiutando gli scienziati a comprendere le variazioni climatiche. LEGGI TUTTO

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    Il futuro verde dell’ex Whirlpool di Napoli. “Pannelli solari e alberi nell’Italian green factory”

    “Sarà uno stabilimento efficiente e produttivo, ma soprattutto bello. A misura d’uomo. Crediamo che possa partire da qui un progetto di riqualificazione urbana e sostenibile dell’area est di Napoli. Autoprodurremo il fabbisogno di energia del sito, ridurremo al massimo consumi, emissioni in atmosfera e inquinamento acustico. E pianteremo alberi, molti alberi per favorire la decarbonizzazione”.Qualcuno già la definisce come la fabbrica “verde” di Napoli. Qui, nel cuore orientale della città, in quell’area industriale che guarda al futuro con rinnovato ottimismo, l’ex stabilimento Whirlpool avrà una nuova vita. Ospitando la sede del progetto Italian green factory di Tea Tek, azienda italiana – nata proprio a Napoli nel 2009 – che si occupa di progettazione e realizzazione di impianti elettrici per acquedotti e industrie. 

    Le idee

    Le città hanno bisogno di più alberi, ma con un piano per il clima

    di Cristina Nadotti

    17 Novembre 2023

    Energia solare, sviluppo e ricerca nel campo delle rinnovabili: la mission sarà quella di sempre, l’investimento importante. Il ceo di Tea Tek, Felice Granisso, mostra con orgoglio i rendering del progetto (tempi di realizzazione previsti, 24 mesi) e riparte spedito. “Siamo passati da una previsione di spesa che stimavamo in 30 milioni di euro, cifra proposta nella manifestazione di interessa al bando della ZES Campania (con il quale si cercavano investitori a cui trasferire in proprietà, a titolo non oneroso e per il conseguenziale insediamento, il compendio produttivo ex Whirlpool, ndr) a più del doppio, 72. Abbiamo ridefinito la strategia iniziale dell’investimento e stiamo lavorando all’abbattimento totale dei vecchi opifici per fare spazio a una nuova fabbrica. Per l’appunto efficiente e a basso impatto ambientale”. LEGGI TUTTO

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    Le città hanno bisogno di più alberi, ma con un piano per il clima

    La tecnologia ha un ruolo importante per la decarbonizzazione, ma agronomi ed esperti di silvicoltura sottolineano ad ogni occasione che la capacità e le strategie necessarie per implementare misure di mitigazione del cambio climatico e di raggiungimento della neutralità carbonica basate sulle foreste sono già disponibili e in uso da decenni.Secondo i dati forniti dall’European forest institute, nell’Unione europea le foreste e i prodotti del legno rimuovono già circa 380 MtCO2eq/anno, compensando così il 10% circa delle emissioni annuali di gas serra dell’Ue. Secondo gli obiettivi delle politiche proposte dalla Commissione europea, nel continente le attività connesse all’uso del suolo, ai cambiamenti dell’uso del suolo e alla silvicoltura (disciplinate dal regolamento LULUCF, cioè “Land Use, Land-Use Change and Forestry) dovranno rimuovere circa altre 50 MtCO2eq/anno entro il 2030, 100 MtCO2eq/anno entro il 2035 e 170 MtCO2eq/anno entro il 2050.Dati della Fao indicano che, a fronte del ruolo fondamentale delle foreste per la decarbonizzazione e la mitigazione del cambio climatico, purtroppo la deforestazione è in crescita se si guarda al dato globale. L’Unione europea rappresenta in questo senso un’eccezione, perché nel continente la superficie forestale è cresciuta costantemente dagli anni ’50, con un impatto significativo sulle dinamiche di sequestro e stoccaggio del carbonio. Tuttavia la partita non può giocarsi soltanto sulla riforestazione di aree in precedenza usate per l’agricoltura, o abbandonate. È nelle città e nelle aree periurbane che si gioca una partita importante, nella creazione delle “biocittà”, dove gli spazi urbani sono ripensati in funzione e grazie all’ispirazione della Natura.”Le città devono essere leader nell’uso delle foreste per la decarbonizzazione – sottolinea Giuseppe Scarascia-Mugnozza, direttore dell’area “Biocities facilities” dell’European forest institute e docente a La Sapienza di Roma -. Non basta investire sull’uso di energie rinnovabili e di materiali ecosostenibili, le città devono fare della Natura una infrastruttura fondamentale. In questo senso, bisogna tenere conto che non si tratta soltanto di aumentare le superfici verdi, ma di usare più legno per le costruzioni e di programmare la riforestazione in modo che gli alberi intorno agli edifici possano diminuire il consumo di energia sia per il raffrescamento, sia per il riscaldamento. Le foreste urbane e le infrastrutture verdi sono fondamentali per il loro effetto diretto sul microclima urbano e non bisogna sottovalutare la loro importanza sul benessere delle persone”.”Le città europee potrebbero prevenire quasi 45mila morti all’anno se seguissero le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della salute sull’accesso agli spazi verdi – dice a questo proposito Matilda van den Bosch, anche lei dello staff Efi di Biocities e pioniere nel campo della ricerca sulla natura e la salute pubblica . Eppure, a fronte di un numero così alto solo il 40% circa della popolazione ha effettivamente un accesso adeguato. Questo significa che abbiamo una sfida da affrontare se vogliamo davvero creare città più sane per gli esseri umani e per gli ecosistemi. Dobbiamo utilizzare approcci nuovi e basati su dati concreti per raggiungere gli obiettivi di verde urbano in città sempre più popolose e in un mondo in via di urbanizzazione”.All’importanza della riforestazione urbana per la decarbonizzazione e il benessere si aggiunge un altro importante effetto dato da alberi e spazi verdi: “Sottovalutiamo spesso che gli alberi hanno anche la capacità di ridurre l’inquinamento – dice Scarascia-Mugnozza -, assorbimento che può raggiungere il 30% di inquinanti a seconda delle specie scelte”.Al di là degli studi che confermano l’importanza della riforestazione, resta però ai decisori politici e alle amministrazioni di pianificare interventi non più rimandabili. “In Italia la piantagione, la riforestazione urbana e periurbana procedono abbastanza bene grazie ai programmi avviati con il Pnrr – dice Scarascia-Mugnozza – e anche se con qualche ritardo burocratico ci avviamo ad avere circa 6 milioni di alberi a dimora entro 4 anni. Basterebbe trasformare aree come i parcheggi cittadini e dei centri commerciali in aree più verdi per ottenere risultati enormi e avere anche risultati consistenti nell’occupazione di giovani molto preparati nell’architettura del paesaggio. Sarà però indispensabile che tutte le città si dotino di una pianificazione accurata, basata su un inventario del verde già esistente realizzato con le tante tecnologie a disposizione, per avviare anche piani di gestione efficaci”. LEGGI TUTTO

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    Monstera adansonii, la pianta rampicante da appartamento: i consigli

    La Monstera adansonii è originaria delle regioni tropicali dell’America Centrale e Meridionale, inclusi paesi come il Messico, il Guatemala, il Costa Rica, il Panama, la Colombia, l’Ecuador e il Brasile. Questa pianta è spesso trovata nelle foreste pluviali, dove si arrampica sugli alberi per raggiungere la luce solare e crescere verso l’alto. È molto apprezzata […] LEGGI TUTTO