8 Settembre 2023

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    Le foreste montane cambieranno faccia e casa con la crisi climatica

    Facciamo continuamente previsioni, per capire, pur con tutti i limiti, cosa succederà in futuro e come potremmo prepararci. In ambito climatico le proiezioni su quello che potrebbe attenderci non mancano. Tra le ultime ad arrivare ci sono quelle che riguardano le nostre foreste, che, dice uno studio appena pubblicato sulle pagine di Frontiers in Forests and Global Change potrebbero cambiare faccia, e casa nel prossimo futuro. Vale a dire potrebbero traslocare, tendenzialmente verso l’alto a causa dell’aumento delle temperature.

    Il censimento degli alberi

    Le foreste sono un terzo dell’Italia: i boschi aumentano ma il cambio climatico li minaccia

    di di Cristina Nadotti

    29 Settembre 2021

    È questo il ritratto che emerge dalle analisi compiute dal team guidato da Sergio Noce del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). Le proiezioni fatte hanno riguardato cinque sezioni montane delle Alpi e degli Appennini, da Nord a Sud, in uno scenario in cui le emissioni verrebbero ridotte in maniera importante e in uno no. I ricercatori si sono concentrati su una ventina di specie, cercando di capire come potrebbe cambiare il loro areale di distribuzione.”Utilizzando scenari climatici futuri di altissimo dettaglio, prodotti dal CMCC, siamo riusciti a ricostruire le condizioni ottimali future per la distribuzione geografica delle nostre specie forestali”, spiega Noce. Tra le piante prese in considerazione figurano il pino silvestre, il cerro, la rovere, il faggio europeo, l’acero campestre, la quercia da sughero e il larice europeo.

    Biodiversità

    A che punto è il piano per piantare 6 milioni di alberi nelle città entro il 2024

    di Cristina Nadotti

    07 Agosto 2023

    Quel che appare certo è che le foreste cambieranno e lo faranno in entrambi gli scenari presi in considerazione, in misure diverse ma non in maniera così rilevante da uno scenario all’altro: alcune specie cresceranno in aree ridotte, altre in aree più vaste, con trend diversi nei due diversi scenari a volte. “I nostri dati suggeriscono che, per entrambi gli scenari considerati, la velocità con cui le condizioni stanno cambiando rischia di non essere compatibile con i processi di adattamento degli ecosistemi”, riprende il ricercatore, “Per questo serve agire nell’immediato e con urgenza per ridurre le emissioni climalternanti”.Il valore dello studio è anche quello di aver identificato delle aree e delle condizioni più vulnerabili cui prestare particolare attenzione. Gli autori infatti spiegano come le zone nord e nord-orientali degli Appennini siano quelle più vulnerabili, così come particolarmente vulnerabili, e impattati in modo negativo, ovvero che potrebbero veder vedere ridotto il loro areale, sono l’abete bianco, soprattutto nell’arco alpino e negli appennini settentrionali, il faggio europeo, il nocciolo e la rovere nelle Alpi. Ad avanzare invece potrebbero essere soprattutto il larice europeo e il cerro.

    Biodiversità

    Le foreste da sole non potranno aiutarci ancora a lungo

    di Sara Carmignani

    24 Maggio 2023

    “I nostri risultati suggeriscono che potremmo trovarci di fronte a un profondo cambiamento delle specie che popolano i nostri boschi montani – riassume Noce – Ciò che più ci ha colpito è il notevole innalzamento dell’areale delle specie verso le cime sia sulle Alpi che sugli Appennini perché le zone inferiori diverranno meno adatte. Questo pone diversi problemi: le zone sommitali tendono a non essere idonee ad ospitare popolamenti forestali sotto vari aspetti, come suolo e spazio fisico, e si rischia l’effetto del vicolo cieco”. Senza contare, continua il ricercatore, che boschi che avanzano minacciano la biodiversità degli ecosistemi che incontrano muovendosi.La questione non è tanto sulla quantità della distesa di foreste, che in Italia negli ultimi dieci anni è cresciuta: oggi un terzo del nostro territorio può dirsi boschivo. E, aggiungono i ricercatori, il nostro è uno tra i dieci paesi al mondo con il tasso più elevato di espansione per le foreste. La questione piuttosto è capire come tutte foreste reagiranno al clima che cambia per cercare di preparasi e agire per tempo, conclude Noce. “È necessario rimanere, o in alcuni casi tornare, nei nostri boschi per intraprendere su tutto il nostro territorio politiche di gestione forestale sostenibile, ma non solo. Lì dove il rischio di perdita della biodiversità appare più evidente, come nelle zone sommitali delle montagne, è particolarmente urgente minimizzare la forte pressione antropica”. LEGGI TUTTO

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    Salviamo gli orsi marsicani: a Pescina con il WWF per ricordare Amarena

    Domenica 10 settembre alle ore 10 in Piazza Mazzarino a Pescina, in provincia di L’Aquila, chi ha a cuore la natura del nostro Paese si riunirà per la manifestazione “Un futuro per l’Orso”, in memoria dell’orsa Amarena e in difesa della fauna italiana. Per questa manifestazione unitaria delle associazioni ambientaliste e animaliste è stato scelto […] LEGGI TUTTO

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    Biblioteca degli Alberi Milano: la musica classica incontra la natura

    Torna la quinta edizione di “Back To The City Concert – La grande musica classica nel Parco”, ideato e diretto da Francesca Colombo, Direttore Generale Culturale BAM – Biblioteca degli Alberi Milano, Fondazione Riccardo Catella. Il concerto open air, gratuito e aperto a tutti, si terrà domenica 17 settembre alle ore 20 ed è uno delle tante esperienze culturali di eccellenza dove la natura è protagonista e fonte di ispirazione. 

    BAM si fa nuovamente palcoscenico di un grande evento di musica classica con la partecipazione del compositore e violoncellista Giovanni Sollima nella doppia veste di solista e direttore dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, fondata e diretta da Riccardo Muti e formata da giovani strumentisti, tutti sotto i trent’anni e provenienti da ogni regione italiana, selezionati attraverso centinaia di audizioni da una commissione costituita dalle prime parti di prestigiose orchestre europee. 

    Il quinto Back to the City Concert, in occasione dei 5 anni di BAM, segna un traguardo importante e celebra l’anniversario del lancio della programmazione culturale di Biblioteca degli Alberi Milano, avvenuto a settembre 2019 con la Filarmonica della Scala invitata proprio per la prima edizione del concerto. Da allora, sul palco del Back to the City Concert si sono alternate quattro Orchestre di fama internazionale, 265 musicisti, 10 solisti, e oltre 20.000 persone hanno potuto ascoltare sedute sui prati del parco le musiche scritte dai più grandi compositori sette-ottocenteschi, fino ai contemporanei.”BAM vuole essere un esempio virtuoso nella gestione dello spazio pubblico attraverso una partnership pubblico-privata, centro nevralgico di una rete aperta a collaborazioni con istituzioni, associazioni, aziende e soprattutto con la cittadinanza attiva, che contribuisce all’affacciarsi di una nuova coscienza civica e culturale, di una nuova idea di città”, ricorda Kelly Russell Catella, Direttore Generale di Fondazione Riccardo Catella.

    Portiamo la musica e la cultura a tutti e in uno spazio di tutti: il teatro a cielo aperto e a contatto con la natura che è il parco BAM. Un nuovo modo di vivere gli spazi pubblici, di “fare cultura e di creare comunità grazie proprio alla cultura”: contenuti ideati per celebrare il binomio “natura&cultura”, e format e sperimentazioni che vanno verso il pubblico e coinvolgono le comunità in attività partecipate con gli artisti e le tante associazioni e aziende con cui collaboriamo e che ci sostengono”, dichiara Francesca Colombo, Direttore Generale Culturale BAM, Fondazione Riccardo Catella

    Il concerto, come sempre gratuito, sarà introdotto da Kelly Russell Catella, Francesca Colombo e da Anna Scavuzzo, vicesindaco del Comune di Milano. I posti sottopalco nell’Area Cedri sono limitati e saranno prenotabili sul sito di BAM, ma grazie a un potente impianto audio l’ascolto sarà possibile in tutto il Parco, rendendo ancora più inclusiva la partecipazione della città a questo imperdibile momento musicale.Il programma rappresenta un crescendo in cui Musica e Natura si intrecciano fino ad incontrarsi nel climax finale: si parte dal celeberrimo Concerto in do maggiore di Haydn a cui segue la prima delle due composizioni di Sollima, The N-Ice Cello Concerto, eseguito su un inaspettato violoncello di cartone; il terzo brano in programma è l’Arioso di Bach e, a chiudere Back to the City Concert 2023, la seconda composizione di Sollima, When We Were Trees che, con i suoi richiami vivaldiani, ricorda al pubblico che il violoncello era un tempo un albero, legandosi metaforicamente sul finale al contesto naturale del Parco.

    In continuità con l’obiettivo del Back to the City Concert di avvicinare tutta la cittadinanza all’ascolto e alla conoscenza più profonda della musica classica, quest’anno il programma di avvicinamento vede BAM uscire dal suo perimetro verde in Portanuova per raggiungere i quartieri di Chiesa Rossa, Cagnola e Greco, collaborando con alcune associazioni protagoniste della loro rete sociale. Da oggi al 16 settembre BAM sarà dunque a Fondazione Esagramma, al Parco Chiesa Rossa e a BiG, con i BAMoff, eventi pensati per raggiungere un pubblico sempre più vasto e ampliare il coinvolgimento delle realtà culturali attive in città.

    Informazioni e programma: BAM LEGGI TUTTO

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    Il traffico aereo a un passo dai livelli pre-pandemici

    Il traffico aereo mondiale è quasi tornato sui livelli pre-Covid. Secondo i dati raccolti da Iata, l’associazione internazionale del trasporto aereo, nel giugno scorso il traffico totale, misurato come revenue passenger kilometers, (Rpk), ovvero il numero di passeggeri trasportato per ogni chilometro volato, è cresciuto del 31% rispetto allo stesso periodo del 2022 e si è così portato al 94,2% del livello pre-Covid. La crescita è stata importante non solo a giugno ma durante tutto il primo semestre dell’anno, periodo durante il quale il traffico ha fatto registrare un balzo del 47,2%.

    A giugno il traffico nazionale è aumentato del 27,2% ed è stato del 5,1% superiore ai risultati di giugno 2019. La domanda nazionale è cresciuta del 33,3% nel primo semestre del 2023 rispetto all’anno precedente. Il traffico internazionale è aumentato del 33,7% rispetto a giugno 2022, con tutti i mercati che mostravano una robusta crescita. In questo caso i livelli pre-pandemia non sono ancora stati raggiunti. L’indicatore Rpk ha raggiunto l’88,2% dei livelli di giugno 2019. Nel primo semestre del 2023, il traffico internazionale è cresciuto del 58,6% rispetto al primo semestre del 2022.

    “La stagione estiva dei viaggi nell’emisfero settentrionale è iniziata in modo forte a giugno, con una crescita della domanda a due cifre e tassi di occupazione medi superiori all’84% – spiega Willie Walsh, direttore generale di Iata – Gli aerei sono pieni, il che è una buona notizia per le compagnie aeree, per le economie locali e per i posti di lavoro dipendenti dal settore dei viaggi e del turismo. Tutti beneficiano dalla continua ripresa del settore”.

    Nel dettaglio per quel che riguarda il traffico internazionale la performance migliore è stata quella delle compagnie aeree dell’Asia-Pacifico che hanno fatto registrare un aumento del 128,1% del traffico nel mese di giugno. La loro capacità è aumentata del 115,6% e il tasso di occupazione è salito di 4,6 punti percentuali all’82,9%.

    Le compagnie aeree europee hanno registrato un aumento del traffico del 14% rispetto a giugno 2022. La loro capacità è aumentata del 12,6% e il tasso di occupazione è salito di 1,1 punti percentuali all’87,8%. Nel Nord-America, infine, il traffico è aumentato del 23,3%, la capacità del 19,5% e il tasso di occupazione è salito di 2,7 punti percentuali al 90,2%, il più alto tra tutte le regioni.

    “La domanda di viaggi è stata forte ma avrebbe potuto essere ancora più forte – conclude Walsh – La domanda supera la crescita della capacità. Problemi ben documentati nella catena di approvvigionamento dell’aviazione hanno fatto sì che molte compagnie aeree non abbiano ricevuto tutti i nuovi aeromobili più ecologici che avevano ordinato, mentre numerosi aeromobili sono parcheggiati in attesa di pezzi di ricambio. Inoltre, per la flotta in servizio, alcuni fornitori di servizi di navigazione aerea (ANSPs) non riescono a fornire la capacità e la resilienza necessarie per soddisfare la domanda di viaggi. Ritardi e cancellazioni sono frustranti sia per i passeggeri che per le compagnie aeree”. LEGGI TUTTO

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    I microreattori nucleari possono essere la soluzione

    Nel mondo ci sono centinaia di centrali nucleari che forniscono una frazione considerevole dell’energia elettrica mondiale, e lo fanno economicamente, in sicurezza, senza produrre CO2, e soprattutto garantiscono carico di base non interrompibile che le rinnovabili non possono assicurare. Solo l’energia nucleare potrà garantire il carico di base quando le centrali a carbone, gas e […] LEGGI TUTTO

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    Specchiarsi attraverso la pelle: il superpotere dei pesci camaleontici

    Nell’oceano Atlantico ci sono pesci-camaleonte che sembrano in grado di vedere il proprio aspetto esterno dall’interno, di specchiarsi senza avere uno specchio ma sfruttando la loro stessa pelle. La scoperta di questo “superpotere” è di un team statunitense che ha descritto la “visione epidermica” della specie Pargo gallo (Lachnolaimus maximus) in un articolo pubblicato sulla […] LEGGI TUTTO

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    “L’Europa tra 50 anni sarà bollente e ancora più fragile, dobbiamo adattarci”

    Anche l’eccezionale diventa normale, bisogna agire. Secondo Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service (CCCS), questa estate dei record climatici era infatti al tempo stesso qualcosa di atteso e di sorprendente. Atteso perché il trend in atto è confermato, sorprendente perché alcuni primati “hanno fatto alzare più di un sopracciglio”.Vede nel futuro un’Europa siccitosa, senza neve, colpita da inondazioni ed eventi sempre più estremi. È inutile chiudere gli occhi e far finta di non vedere: supereremo gli 1,5° di aumento delle temperature entro una decina di anni. Sta all’uomo adattarsi e sfruttare le opportunità, come in ogni crisi. E fare in modo che, a fine secolo, gli sforzi di oggi siano serviti a tornare sotto quei due gradi di differenza con il periodo preindustriale verso i quali stiamo marciando.Dobbiamo aspettarci altri record negli anni a venire? Per esempio col ritorno di El Niño? In un’intervista a Green&Blue nel 2021  a questa domanda rispose: “Non amo il gioco d’azzardo, ma una scommessa del genere sarebbe vincente”. Eccoci, verrebbe da dire.Mi viene da dire, ‘peccato che non ho scommesso’. Era una scommessa facile perché conosciamo i meccanismi dietro ai fenomeni: una tendenza chiara verso il riscaldamento. Le temperature attuali non sono molto diverse da quelle predette dai modelli vent’anni fa.Facciamo una panoramica. Temperature dell’aria, dei mari, livello dei ghiacci. Incendi e alluvioni. È un’estate record.”Quest’anno è stato sorprendente: talmente anomalo che attorno al 20 di luglio sapevamo già che sarebbe stato il mese più caldo di sempre, siamo arrivati al grado e mezzo (di differenza rispetto al periodo preindustriale ndr) al 5 luglio e rimasti su livelli molto alti per le due settimane successive. È stato l’agosto il più caldo mai registrato e il secondo mese in assoluto più caldo, dopo luglio. La temperatura globale del mare è una delle cose che ha fatto alzare più di un sopracciglio, soprattutto il Nord Atlantico”.Anche i grafici dei ghiacci antartici sono impressionanti.”Un’anomalia che non ha precedenti”.Qual è di queste misurazioni che ha stupito di più lei e in generale preoccupa di più gli scienziati?”Nonostante una perdita ghiaccio antartico fosse prevista, la repentinità della transizione ha colpito molti. Lo stesso per la temperatura del nord Atlantico”.El Niño è appena iniziato…”Ora siamo nel pieno della sua influenza. Sappiamo che ha un impatto sulla temperatura globale, ma molti fenomeni non sono direttamente legati a el Niño, come la temperatura del nord Atlantico e lo scioglimento del ghiaccio”.Ipotesi per la perdita così enorme di ghiacci marini?Non è una sorpresa che perdiamo ghiaccio. Nella nostra mente le cose vanno in una certa direzione gradualmente, invece può capitare che ci siano dei gradini nella transizione.Sono fenomeni che innescano un circolo vizioso.L’albedo del ghiaccio marino o della neve che riflettono la radiazione solare possono giocare un ruolo in queste transizioni. Nell’oceano australe milioni di chilometri quadrati son diventati scuri e assorbono più radiazioni. Ma è un aspetto cronico del clima.Si parla di “tipping points”, i cambiamenti irreversibili. Abbiamo rotto il giocattolo?Un articolo a maggio di quest’anno ha proposto un nuovo modello con evidenze di transizione nella circolazione meridionale marina profonda lungo la dorsale atlantica e ritorna in superficie. È uno dei meccanismi distribuzione calore del Pianeta. Lo studio suggeriva che la transizione dallo stato attuale al collasso della corrente potrebbe essere più prossima. Sono ipotesi verosimili di transizioni brusche: dal collasso dei ghiaccio artici e antartici all’Amazzonia che si trasforma in una savana. Per ognuno la stima di quanto siamo vicini o lontani è incerta. Ma c’è consenso sul fatto che esistano e che non sia impossibile che vengano raggiunti nei decenni futuri”.Luglio e agosto erano attorno +1,5° rispetto ai livelli preindustriali. Vuol dire che è già troppo tardi?”Non lo penso. Precisiamo: si è arrivati al grado e mezzo a luglio e per buona parte di agosto. Era già successo in passato, anche per vari giorni. La World Meteorological Organization ha detto che verosimilmente avremo un anno sopra il grado e mezzo entro il 2030. Lo raggiungeremo, è sicuro, ci aspettiamo di raggiungerlo attorno al 2034-35, non abbiamo modo di impedirlo, se non con operazioni di geoingegneria mostruose e rapidissime. La discussione è se entro fine secolo torneremo sotto al grado e mezzo o due gradi. Su questo sì che abbiamo un controllo. Noi forniamo informazioni che dovrebbero entrare nella scelta collettiva e che ci dicono che non se non arriviamo velocemente a net zero la probabilità di tornare sotto grado e mezzo o due gradi diminuisce rapidamente. Le opzioni a nostra disposizione oggi non saranno più disponibili tra 10 o 15 anni”.Veniamo all’Europa, il sud, Italia compresa, è flagellato. Gli incendi in Grecia a luglio e agosto, e da ieri per le alluvioni. È il nostro destino?La Grecia è stata un inferno, tra le massime emissioni di carbonio da incendi e la massima estensione di incendi. Anche se il grosso dei record è legato a due o tre fenomeni, tra cui l’incendio del Nord-est, che è stato mostruoso.E in questo momento c’è una formazione depressionaria a forma di ciclone sullo Ionio.”Potrebbe diventare un medicane, è verosimile. È lo stesso pattern che ha generato le inondazioni in Spagna. Le alluvioni che hanno colpito Toledo e Madrid, potrebbero aver superato i record europei di precipitazioni in 24 ore. È un ‘blocco a omega’ abbastanza stabile. Ma bisogna muoversi con cautela nel vedere connessioni col clima. Sappiamo che con l’aumento della temperatura del mare e l’atmosfera trattiene più acqua e vapore, e le precipitazioni sono più intense. Le osservazioni dell’Ipcc confermano che nella maggior parte dei continenti c’è una intensificazione delle precipitazioni più intense ma non è ancora in grado di vedere questa tendenza nel Mediterraneo, perché c’è troppa variabilità. C’è però un’evidenza osservativa per pensare che diventino più estremi. Ci aspettiamo che vadano aumentando. A Bologna si studiano le tendenze all’aumento della grandine legata all’intensità dei fenomeni, a sua volta legati alla disponibilità di acqua dell’atmosfera e in ultima analisi alla temperatura dei mari e degli oceani. Ma la tendenza va anche in altre direzioni. Per esempio avremo meno neve e giorni molto freddi”.Non sono comunque pessime notizie?”Dipende dalla scala dei valori. In uno studio su Nature climate change, alcuni colleghi francesi hanno analizzato l’attività de degli impianti sciistici europei: la neve artificiale diventerà essenziale e in alcuni casi a fine secolo non si scierà più nemmeno con quella. Chi è più interessato alla stagione balneare avrà un’altra prospettiva”.Ma chi va al mare avrà comunque bisogno di bere acqua, quella dai ghiacci delle fonti alpine, per esempio.”Sul turismo ci sarà un cambio mostruoso, di cui già si vedono segnali. Con temperature a 40°C si preferisce stare più al fresco, mentre si allungherà la stagione balneare a settembre o maggio. Secondo me molta della discussione potrebbe essere meno ideologica e più pragmatica. Sono dati, osservazioni, è quello che succede. Chiudere gli occhi non serve, il meglio che possiamo fare è comportarci di conseguenza. Massimizzare le opportunità, minimizzare i danni, per cercare di vivere dignitosamente”.Come sarà l’Europa tra 50 anni di questo passo? Come se la immagina?”Un’Europa con molta meno neve, quasi nessun ghiacciaio, forse in Scandinavia e sulle Alpi alle quote più elevate. Con precipitazioni molto più intense, un’Europa in cui saremo diventati bravi a gestire le inondazioni, perché l’aspetto pluviale diventerà più complicato. Con un problema quasi stagionale di siccità, come è avvenuto l’anno scorso. Ma io sono un ottimista, di fondo. Penso che come esseri umani siamo in grado di risolvere problemi molto complicati, spero che nei prossimi anni, magari dopo eventi estremi come questa estate, cambieremo traiettoria e tornare a fine secolo arriveremo a un’Europa con temperature come quelle di questa estate, che oggi ci sembra caldissima ma che tra un paio di decenni ricorderemo come un’estate fredda”. LEGGI TUTTO