26 Maggio 2023

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    Idrogeno, CER, nucleare: al Festival di Green&Blue il confronto sull’energia

    Un contributo al dibattito sulle politiche energetiche, fondamentali per lo sviluppo del Paese. La mattina di mercoledì 7 giugno, agli IBM Studios Milano, il festival di Green&Blue mette a confronto esperti di energia, aziende ed enti che sviluppano strumenti innovativi come le comunità energetiche per discutere prospettive e politiche della transizione ecologica.

    IL PROGRAMMA DEL FESTIVAL

    Il panel si aprirà con il fisico sperimentale Roberto Battiston, che introdurrà il tema. Spazio alle aziende con Nicola Lanzetta, direttore Italia di Enel Group, per il quale “lo sviluppo e la digitalizzazione delle reti di distribuzione sono infrastrutture determinanti per la diffusione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili”. Domenico Villani, amministratore delegato di CESI, dirà perché “con almeno 40 GW di nuove rinnovabili entro il 2025 si raggiungerebbe la totale indipendenza dal gas russo e la chiusura delle centrali a carbone”. Di “Questioni rinnovabili”, discuteranno Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, Marco Magnifico, presidente del Fai, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, Sergio Olivero, presidente del Comitato Scientifico CER di Magliano Alpi.

    A seguire, l’intervento di Renato Mazzoncini, AD del gruppo A2A, per il quale “occorre una razionalizzazione del processo autorizzativo e soluzioni per garantire un adeguato livello della qualità dei progetti”. Dopo di lui, Frank Meyer, CEO di E.ON parlerà di come le aziende puntino a “rendere i cittadini protagonisti attivi della transizione energetica con il sostegno alle comunità energetiche su tutto il territorio nazionale”. 

    Dopo l’intervento di Nicola Armaroli, direttore della ricerca dell’Istituto ISOF-CNR, si parlerà di idrogeno e nucleare con Giulia Monteleone, responsabile Divisione Produzione, Storage e Utilizzo dell’Energia di ENEA, Gianni Silvestrini, Direttore Scientifico di Kyoto Club, Riccardo Desalvo, Senior Advisor di Ultra Safe Nuclear Corporation, Antonio Zoccoli, presidente Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Federico Boschi, Capo Dipartimento Energia del MASE. 

    La mattinata sarà chiusa da Stefano Pareglio, chairman di Deloitte Climate & Sustainability, che parlerà di “come le imprese misurano le proprie emissioni di gas serra e affrontano la gestione dei rischi fisici e di transizione” e da Nicola Monti, AD di Edison, che illustrerà tra le altre cose il progetto con cui “40 condomini ci affittano i tetti e noi realizziamo l’impianto, un embrione della norma sulle CER”. LEGGI TUTTO

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    Come camminare nei boschi in sicurezza: attenti a zecche e altri pericoli

    A causa del cambiamento climatico anche fare una passeggiata in un bosco richiede particolari attenzioni. Questo è il messaggio che gli educatori ambientali tedeschi che trasmettono ai bambini delle scuole elementari durante le passeggiate nel verde, con pochi, semplici consigli che tutti devono conoscere.

    Incendi e siccità

    Dato che egli ultimi anni ha piovuto molto poco, gli alberi nei boschi sono indeboliti e danneggiati, spiegano agli allievi. “Gli alberi non sono più resistenti come una volta – dice per esempio Alena Schmidt dell’ufficio forestale di Coblenza -, sono più suscettibili a parassiti e altre malattie, per cui molti rami si seccano e cadono”. E questo è particolarmente pericoloso in caso di vento o di tempeste in arrivo. In queste situazioni è meglio rinunciare a una passeggiata tra gli alberi.

    Ambiente

    Respirare l’aria della foresta aiuta a ridurre l’ansia

    di Fiammetta Cupellaro

    18 Febbraio 2023

    Guardare bene dove si cammina

    Ma anche quando il tempo è bello bisogna cambiare il modo di camminare tra gli alberi: di solito si guarda solo davanti a sé, o si scruta il terreno per cogliere la presenza di piccoli frutti o animali, adesso bisogna cambiare prospettiva, bisogna osservare con attenzione le chiome delle piante per rendersi conto se ci sono rami secchi, pericolanti, che potrebbero cadere.

    Attenti a zecche e processionarie

    Poi c’è il problema “zecche”: da decenni Paesi come la Germania, la Svizzera, l’Austria e la Francia hanno dovuto imparare a convivere con questo problema , ma ora questo “nemico” che può trasmettere all’uomo malattie come la borreliosi di Lyme e la TBE (encefalite da zecca) è ben presente anche nei boschi e nei prati dell’Italia settentrionale, e, sporadicamente, anche in Toscana e nel Lazio. In passato in inverno le zecche cercavano riparo dalle condizioni meteorologiche ostili nascondendosi sotto il fogliame che garantiva loro anche sufficiente umidità, ma a causa degli inverni sempre meno rigidi e piovosi degli ultimi anni questi parassiti non hanno cessato le loro attività succhiasangue per alimentarsi neppure durante la stagione fredda. Il loro ciclo ormai si allunga quasi all’intero anno, ma resta più intenso nei mesi primaverili ed estivi, preferendo le zone più umide e fresche, come appunto i boschi, ed evitando quelle molto calde e secche.Le zecche, ma anche altri insetti che possono pungere, si trovano prevalentemente nei cespugli e nell’erba alta. Quindi, se ci si avventura nel sottobosco fuori dai sentieri designati, cresce il rischio di essere punti. In ogni caso dopo una passeggiata nei boschi, dice la Schmidt, bisogna controllare con attenzione il proprio corpo per essere certi che uno di questi parassiti non si sia attaccato alla pelle.Camminando nei boschi è comunque meglio infilare i pantaloni nelle calze: questa attenzione riduce al minimo la possibilità che le zecche si insinuino nella gamba dei pantaloni. Da evitare i pantaloni corti.

    Clima

    L’aumento della temperatura facilita la diffusione delle zecche in montagna e nel mondo

    di Vittorio Da Rold

    15 Giugno 2022

    Durante le passeggiate in ambienti boschivi va prestata attenzione alle Processionarie della quercia. I bruchi di questo lepidottero “peloso” color grigio-bluastro, che come recita il nome tende a spostarsi sui tronchi degli alberi formando lunghe processioni, spesso catturano l’attenzione dei bambini. Toccarli può essere pericoloso: i peli pungenti sul loro dorso se si staccano possono causare orticaria, edema, ipotensione, infiammazioni, difficoltà respiratorie, e perdita di coscienza. In generale gli educatori ambientali raccomandano di rimanere sempre sui sentieri durante le passeggiate nei boschi per rispetto degli animali che vivono in quell’ambiente.

    Rispettare gli animali e attenti ai tronchi

    “Si interferisce sempre di più con la Natura – sottolinea la Schmidt – è fondametale restare sempre sui sentieri tracciati in modo che gli animali abbiano si sentano sicuri con posti dove ritirarsi”. Infine: chi va per boschi con i bambini deve fare attenzione che non si arrampichino su cataste di legna eventualmente lasciate lì dai boscaioli: i tronchi possono muoversi facilmente, piedi e mani possono rimanere incastrati o, addirittura, si può venire schiacciati da un grosso tronco. E nelle cataste di legna si annidano spesso insetti che “non vogliono essere disturbati”. LEGGI TUTTO

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    BAM, la Biblioteca degli alberi che ci parlano

    Milano ha un cuore verde incastonato nel suo centro più contemporaneo. Non solo un parco urbano con 500 alberi e migliaia di piante, ma un giardino botanico diventato negli anni crocevia di iniziative culturali e di benessere. Luogo di riflessioni e di divertimenti: la Biblioteca degli Alberi. E già dal nome si intuisce quanto quest’area di 10 ettari, senza recinzioni, che non chiude mai e dove ogni iniziativa è gratis, sia un luogo di confronto e contemporaneità. A spiegare cosa sia davvero BAM, la Biblioteca degli Alberi Milano, uno dei più grandi progetti di riqualificazione urbana in Europa è Francesca Colombo, manager della Fondazione Riccardo Catella che lo ha in gestione. È lei il direttore generale: “Tutto quello che facciamo prende ispirazione dai 17 obiettivi di sostenibilità 2030 dell’Agenda dell’Onu. Qui promuoviamo la cultura del verde e dell’ambiente offrendo ai cittadini un fitto programma di iniziative. Accessibili a tutti, dai bambini alle persone più grandi”. Un luogo dove si viene perché le cose accadono, ci si incontra e si scambiano idee. Nel nome della sostenibilità.

    Il grattacielo del Bosco Verticale, simbolo di una città in continua evoluzione, firmato da Stefano Boeri da una parte, e piazza Gae Aulenti dall’altra. BAM con la sua ricchezza botanica che sembra un’opera d’arte, collega idealmente i due volti di Milano. LEGGI TUTTO

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    Stop all’inquinamento da plastica, al via il secondo vertice mondiale

    Nel marzo 2022, quando a Nairobi 175 Paesi hanno firmato la risoluzione Onu per affrontare l’inquinamento da plastica su scala internazionale, aprendo così la strada a un percorso negoziale di due anni, la direttrice esecutiva Unep, Inger Andersen, ha dichiarato: «Questo è l’accordo ambientale multilaterale più significativo da quello di Parigi del 2015». Alla vigilia della seconda fase dei negoziati, che si apriranno il 29 maggio a Parigi, però, l’obiettivo di creare un trattato giuridicamente vincolante, che consideri l’intero ciclo della plastica, dalla produzione fino all’imballaggio, ai prodotti e ai modelli di business, pare lontano, appunto, come quello di mantenere le temperature sotto 1,5 gradi centigradi.

    Alla prima sessione negoziale in Uruguay, lo scorso dicembre, hanno partecipato – come accadrà a Parigi – delegati di oltre 150 Paesi, rappresentanti dell’industria della plastica, ambientalisti, scienziati, raccoglitori di rifiuti, rappresentanti tribali e delle popolazioni più colpite direttamente dall’inquinamento. Alcuni Paesi hanno fatto pressione per ottenere mandati uguali per tutti, altri perché vengano prese soluzioni a livello nazionale e sia ribadito l’obiettivo politico di porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040. Ora, in vista della seconda sessione, 52 Paesi, tra cui l’Ue, si sono riuniti nella High Ambition Coalition to End Plastic Pollution (HAC EPP), ancora una volta per puntare a un risultato più ambizioso possibile e sottolineare la necessità di un testo che includa misure vincolanti. La coalizione sostiene l’inclusione nel futuro trattato di obblighi e misure di controllo sull’intero ciclo di vita della plastica, per limitare il consumo e la produzione di plastica a livelli sostenibili, promuovere un’economia circolare che protegga l’ambiente e la salute umana e infine garantire un’efficace raccolta, gestione e riciclaggio dei rifiuti di plastica.

    Lo studio

    Come ridurre l’uso di plastica dell’80% entro il 2040

    16 Maggio 2023

    Come ormai si assiste ad ogni Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, le divergenze riguardano soprattutto i tempi entro i quali le misure diventeranno vincolanti, come sostenere i Paesi del Sud nel mondo perché raggiungano gli obiettivi e come applicare il principio “chi inquina paga”.

    Sullo sfondo dei trattati, poi, pesa una considerazione: la produzione di plastica a livello globale è in costante aumento, stimata a 390,7 milioni di tonnellate nel 2021, con un aumento annuo del 4% e si prevede triplicherà entro il 2060. Né si può contare sul suo riciclo: oggi, l’81% dei prodotti realizzati in plastica finisce tra i rifiuti entro un anno, di questi rifiuti, solo il 9% viene riciclato in tutto il mondo, il 20% viene incenerito, quasi la metà finisce in discarica e più del 20% viene abbandonato in natura. Il danno riguarda soprattutto gli oceani, dove vengono rilasciate ogni minuto 15 tonnellate di plastica e i suoi detriti costituiscono l’85% dei materiali inquinanti presenti in mare. LEGGI TUTTO