3 Marzo 2023

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    Perché conviene a tutti il ritorno della lince

    La lince eurasiatica tornerà nelle Alpi Giulie italiane. Grazie alla reintroduzione di cinque individui chiamate a rinforzare un nucleo ridotto al lumicino ma fondamentale per il suo ruolo strategico come passerella (tecnicamente stepping stone) tra la popolazione delle Alpi Dinariche, nella regione balcanica occidentale, e quella delle Alpi occidentali.Gli esemplari saranno rilasciati tra marzo e fine aprile in Friuli Venezia Giulia, nella foresta di Tarvisio, al confine con Austria e Slovenia, una tra le aree naturalistiche più preziose d’Italia, storicamente cruciale per la presenza della specie in Italia. Un intervento dei Carabinieri Forestali con il supporto del “Progetto Lince Italia”, del WWF e della Regione Friuli Venezia Giulia, che – dopo un confronto con le associazioni venatorie locali – rientra in una più ampia strategia per la salvaguardia della specie, il progetto “ULyCA2” (acronimo di “Urgent Lynx Conservation Action”), in sinergia con il più ampio progetto UE “LIFE Lynx”, che mira a prevenire l’estinzione della lince “nei Monti Dinarici e nelle Alpi Sud-Orientali con misure di rinforzo e conservazione”.

    Il personaggio

    “Nei castagneti abbandonati dell’Appennino ho scoperto (e fotografato) il gatto selvatico”

    di Cristina Nadotti

    09 Febbraio 2023

    Gli esemplari rilasciati saranno catturati in queste settimane in Svizzera, Romania e Croazia, in quella che viene definita “una operazione internazionale complessa dal punto di vista organizzativo, logistico e tecnico-scientifico, che ha richiesto e richiede una ampia condivisione e partecipazione”. Saranno dotati di collari Gps e i loro spostamenti saranno monitorati con l’ausilio di fototrappole installate sul territorio.La lince è il mammifero più raro d’Italia, costantemente sull’orlo dell’estinzione – qui come in Slovenia ed Austria – per una serie di concause, alcune di chiara origine antropica (bracconaggio in primis). Non marginale è però la scarsa fertilità, legata alla insufficiente diversità genetica dei pochi esemplari.Già, ma quanti? Oggi sono circa 200 gli individui stimati nelle Alpi: la maggior parte vive nelle Alpi nord-occidentali in Svizzera e a cavallo con la Francia.  In Italia si stima una presenza di appena due, al massimo tre individui stanziali, e qualche individuo erratico in area di confine nelle Alpi nord-occidentali. Una delle linci stanziali vive isolata nel Trentino, le altre nelle Alpi sud-orientali in Friuli, proprio nella foresta di Tarvisiano.

    Perché conviene a tutti la rinascita della lince

    E del resto la storia recente della lince, da queste parti, è decisamente tormentata: anche a causa della persecuzione diretta dell’uomo, il felino si era estinto nelle Alpi tra la fine del diciannovesimo secolo e l’inizio del ventesimo. Il suo ritorno, relativamente recente, è legato a progetti di reintroduzione effettuati a partire dagli anni ’70: prima in Svizzera, poi in Slovenia e in Austria, quindi – nel ’75 – in Val d’Aosta. Nuovi ripopolamenti sono stati progettati e disposti in anni più recenti, compreso quello del 2014 che ha portato al rilascio in Friuli Venezia Giulia di due individui di origine svizzera, proprio con una prima fase del progetto ULyCA. Ma la strada è evidentemente in salita.

    (foto: G.Mancori)  LEGGI TUTTO

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    Quale sarà il ruolo del digitale nella costruzione di un futuro più sostenibile? La percezione dei giovani

    La tecnologia come strumento per la sostenibilità. È il tema al centro del dibattito che si terrà il 6 marzo, dalle ore 16 alle 18,30, al Museo dell’Ara Pacis di Roma, organizzato da EY Foundation Onlus per celebrare i 10 anni della fondazione. Un’occasione per approfondire insieme a esponenti del terzo settore, del mondo universitario e delle aziende la correlazione tra trasformazione digitale e sviluppo sostenibile, con uno sguardo al futuro verso i giovani e la società. Durante l’evento verrà presentata la ricerca “Digital Sustainability IndexTM (DiSITM) Young – La sostenibilità digitale per i giovani”, insieme a Fondazione per la Sostenibilità Digitale.Scopo dell’indagine è di analizzare il ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità nella percezione dei giovani di 5 Paesi europei (Italia, Francia, Germania, Polonia e Spagna). Tra gli ospiti interverranno Massimo Antonelli, CEO, EY Italy; Carlo Bozzoli, Direttore Global Digital Solutions, Enel; Laura Brambilla, responsabile nazionale delle campagne “Puliamo il mondo” e Comuni Ricicloni, Legambiente; Paolo Brescia, rappresentate Dottorandi Università La Sapienza; Tiziana Catarci, Direttrice Dipartimento Ingegneria Informatica, Università La Sapienza; Miriam Cresta, CEO, di Junior Achievement Italia; Davide D’Amico, Direttore Generale dei Sistemi Informativi e la Statistica del Ministero dell’Istruzione e del Merito; Tiziana dell’Orto, Segretario Generale, EY Foundation; Stefano Epifani, Presidente, Fondazione per la Sostenibilità Digitale; Donato Ferri, Managing Partner Europe West Consulting, EY; Riccardo Paternò, Presidente, EY Foundation; Emiliano Sorrenti, Chief Information Officer, Aeroporti di Roma.

    Dl 2012 la EY Foundation Onlus si occupa di progetti (oltre 100 i progetti portati a termine, 2800 i volontari coinvolti) principalmente rivolti a ragazzi intenti a raggiungere traguardi di formazione professionale o chiamati ad affrontare un percorso di malattia o post-ospedaliero o di disagio sociale. 

    Tramite gli EY Ripples, la EY Foundation promuove iniziative di volontariato aziendale attraverso cui tutte le persone di EY possono mettere a disposizione pro-bono le proprie competenze a favore della comunità, dello sviluppo del talento e della solidarietà, il tutto durante l’orario di lavoro. Così, la Fondazione in collaborazione con EY intende promuovere un cambiamento sostenibile in ambito sociale ed economico, a beneficio dell’intera comunità. LEGGI TUTTO

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    La scuola si svuota: calo record degli alunni, l'anno prossimo saranno 130 mila in meno

    La scuola si spopola. Il calo degli alunni che colpirà da settembre gli istituti statali italiani rappresenta il record degli ultimi dieci anni. Secondo i calcoli del ministero dell’Istruzione, comunicati un paio di giorni fa ai sindacati, fra sei mesi saranno 130 mila in meno di quest’anno gli alunni che frequenteranno le classi italiane. Occasione […] LEGGI TUTTO

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    Sciopero globale per il clima, oggi 3 marzo Fridays for future torna in piazza

    Le prime immagini arrivan da Sydney, in Australia. L’Europa a seguire. I Fridays for Future tornano nelle piazze in tutto il mondo per lo sciopero globale contro la crisi climatica (#GlobalClimateStrike). Oltre 50 gli appuntamenti in altrettante città d’Italia: da Alessandria a Bari, da Brescia a Catania, passando per Milano, Roma e Napoli. Longform I […] LEGGI TUTTO

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    Così la crisi del clima sta aumentando conflitti e attacchi fra uomo e animali selvatici

    Uno studio internazionale mostra – dalle tigri a orsi, elefanti o cetacei – come nell’ultimo decennio la convivenza fra esseri umani e fauna è sempre più complessa. Ma in occasione del World Wildlife Day Legambiente e Wwf ricordano che si può fare molto per migliorarlaA inizio anno è successo di nuovo. Nell’Uttarakhand, in India, un leopardo ha attaccato un contadino. Ormai capita – dicono i dati – più di una volta al mese. Lo stesso vale per le cariche di elefanti, nei confronti dell’uomo, nel Sudest Asiatico. Ma ci sono anche i casi di orche che colpiscono le prue delle navi o, al contrario, migliaia di cetacei – come le balenottere – uccise dal passaggio delle imbarcazioni. Anche gli episodi di scontri con i grandi predatori, dalle tigri ai lupi fino agli orsi polari, sono in crescita. 

    L’intervista

    “Per salvare gli animali dobbiamo pensare che sono individui come noi”

    di Cristina Nadotti

    14 Maggio 2022

    Il perché, dice la scienza, è sempre dovuto dalle azioni dell’uomo: sia a causa dell’avanzata degli 8 miliardi di esseri umani sul Pianeta, che continuano ad invadere gli habitat naturali e togliere spazio a fauna e flora, sia per la crisi climatica che abbiamo innescato, sostiene ora un nuovo studio.La ricerca, pubblicata su Nature Climate Change e condotta dall’Università di Washington, sostiene che a causa delle emissioni e l’emergenza climatica che stiamo vivendo crescono i conflitti fra uomini e animali selvatici. Una notizia che dovrebbe farci riflettere non solo il 3 marzo – giorno in cui nel mondo si celebra il World Wildlife Day, giornata dedicata agli animali selvatici – ma soprattutto in vista del futuro.A causa del clima che cambia è infatti sempre più complesso trovare cibo, acqua, habitat naturali sani: vale sia per l’uomo che per la fauna selvatica, che entrano in conflitto. Una sfida in cui, nella Natura in cui tutto è connesso, perdiamo entrambi. 

    Biodiversità

    Tallinn, capitale verde degli animali: 1500 mammiferi hanno trovato casa

    di Jeanne Perego

    18 Febbraio 2023

    I ricercatori statunitensi sono partiti dall’analisi di 30 anni di studi scientifici scoprendo che il numero di ricerche che collegano il collasso climatico ai conflitti uomo-animali è quadruplicato negli ultimi dieci anni, rispetto per esempio ai due decenni precedenti. Esaminando quasi 50 casi di conflitto in tutti i continenti (escluso l’Antartide) gli esperti hanno osservato una intensificazione dello scontro che riguarda sia le specie più piccole sia i grandi mammiferi, come gli elefanti africani, ma anche uccelli, pesci, rettili, invertebrati.Emerge, ad esempio, che i cambiamenti di temperatura e precipitazioni sono stati tra i fattori più comuni di conflitto, presenti in oltre l’80% dei casi di studio. Nello scontro l’esito più comune è stato il danno o la mortalità per le persone (nel 43% degli studi) o per la fauna selvatica (45%) e a impressionare gli scienziati è sia l’ampiezza sia la portata del fenomeno.

    L’intervista

    “I lupi ritornano, la Natura riprende spazi: ma non è il nostro giardino. Impariamo a sentirci parte di lei”

    di Giacomo Talignani

    30 Gennaio 2023

    “Siamo rimasti sorpresi dal fatto che sia così diffuso a livello globale – ha spiegato Briana Abrahms, biologa della fauna selvatica dell’Università di Washington – finora non c’è stato il giusto riconoscimento sul fatto che il cambiamento climatico stia esacerbando questi conflitti: potremmo vedere nuovi conflitti in luoghi in cui non c’erano in passato, così come altri che si intensificano in zone già abituate a questi eventi”.

    Dalle “razzie” degli elefanti all’attacco delle tigri

    Gli esempi forniti nello studio vanno in entrambe le direzioni. Per esempio l’aumento degli scontri, causati dall’uomo, fra imbarcazioni e balenottere azzurre. Più in generale si parla di quasi 20mila balene uccise ogni anno a causa degli impatti con le grandi navi. In molti casi, anche per la crisi del clima che porta a un mare più caldo, i cetacei stanno cambiando le loro rotte migratorie. 

    Biodiversità

    Anche il nostro trekking cambia le abitudini degli animali

    di Anna Lisa Bonfranceschi

    27 Gennaio 2023

    Oppure, con coltivazioni che invadono aree prima destinate alla natura o per via di incendi boschivi indotti dalla siccità, crescono gli attacchi dei grandi felini. Se in India preoccupano le aggressioni da parte dei leopardi, la ricerca indica anche come a Sumatra tigri ed elefanti una volta privati del loro habitat si stiano oggi spostando in nuove aree, causando scontri e morti fra gli esseri umani. Al contrario, avviene anche che con temperature più elevate di giorno, i predatori attaccano sempre più spesso di notte il bestiame, quando è meno controllato: la conseguenza nei villaggi sono spesso rappresaglie che portano all’uccisione degli animali. Nell’Artico, a Manitoba, le interazioni uomo-orso polare sono triplicate: senza più ghiaccio marino ridotto dalla crisi del clima i grandi orsi si spostano verso insediamenti e terraferma per cacciare.Dall’altra parte del mondo, in Africa, in questo caso in Tanzania, “la siccità sta costringendo gli elefanti a cercare cibo e acqua vicino ai villaggi” causando così danni ai raccolti e uccisioni  sempre per rappresaglia. I conflitti aumentano persino in Europa: per esempio in Scozia le temperature elevate portano a un aumento di oche che mangiano l’erba dei pascoli innescando la rabbia degli allevatori, che spesso si vendicano uccidendo gli uccelli. In conclusione, gli esperti indicano la necessità di lavorare sia per ridurre l’emergenza climatica sia per “anticipare” i conflitti dove è più probabile che si verifichino e di elaborare strategie per ridurli, per esempio attraverso la creazione di sistemi di allerta precoce sulla fauna selvatica che si sposta in aree soggette a siccità o incendi. “Riconoscere la connessione tra cambiamento climatico e conflitto uomo-fauna selvatica è essenziale per giocare d’anticipo” chiosano gli scienziati.

    L’appello di Wwf e Legambiente

    In occasione del Wildlife Day, anche le associazioni ambientaliste italiane ricordano l’importanza di lavorare per una corretta convivenza fra esseri umani e fauna selvatica. Legambiente sostiene come in Italia sia necessario “accelerare il passo nella tutela di flora e fauna aggiornando norme e strategie, investendo risorse adeguate per frenare la perdita di biodiversità. Mancano solo 7 anni per centrare gli obiettivi al 2030”.

    Biodiversità

    Non solo l’orso Juan Carrito: come muoiono gli animali selvatici sulle nostre strade

    di Pasquale Raicaldo

    01 Febbraio 2023

    Per esempio, scrivono nel report “Natura Selvatica a rischio in Italia”, per evitare casi di difficile convivenza o tristi epiloghi, come la recente morte dell’orso Juan Carrito investito su una strada, bisogna “aumentare le aree protette, migliorare la collaborazione tra le diverse istituzioni e prevedere patti di collaborazione tra aree naturali protette e comunità locali” e implementare quelle buone pratiche, come il progetto Life DELFI per aiutare i delfini impigliati nelle reti, in grado di limitare i rischi sia per gli animali, sia per gli esseri umani. 

    Il Wwf Italia ricorda inoltre come “sebbene le attività umane abbiano causato il degrado di foreste, praterie, terreni agricoli produttivi, oceani, fiumi, mari e laghi e circa 1 milione di specie siano sull’orlo dell’estinzione, la buona notizia è che abbiamo gli strumenti e le soluzioni per ridurre la perdita di biodiversità sulla Terra”.

    Giornata mondiale dei fiumi

    Nel Lazio torna la lontra: era considerata estinta

    di Pasquale Raicaldo

    24 Settembre 2022

    Chiave per questa riduzione è intensificare gli sforzi “per conservare, reintrodurre o rinforzare le popolazioni delle cosiddette specie chiave, fatto che equivale a salvaguardare interi ecosistemi e comunità di specie” e cita per esempio la necessità – anche per i rapporti con l’uomo – di proteggere l’orso marsicano lavorando sulla “connettività ecologica in tutto l’areale”, oppure di insistere sul recupero di specie chiave come le lontre o l’aquila di Bonelli. LEGGI TUTTO