1 Marzo 2023

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    I fondi del PNRR destinati alla transizione ecologica dei musei

    Pandemia e caro bollette. Per musei, cinema e teatri sono stati anni difficili, tra chiusure per Covid e la crisi energetica. Ma la via della sostenibilità sembra essere l’unica soluzione possibile per sopravvivere, soprattutto per i grandi musei. “L’arte ha sempre anticipato i cambiamenti di ogni epoca, dovrà farsene carico anche questa volta”, ammette il professor Maurizio Vanni, museologo e docente di Economia all’università di Tor Vergata a Roma, autore del libro “Biomuseologia. Il Museo e la cultura della sostenibilità”.E per capire l’impatto che sta avendo il caro bollette sui bilanci dei musei, basta fare l’esempio delle Gallerie dell’Accademia di Venezia dove, nel giro di due anni, le utenze sono salite da 260mila a semestre a 490mila euro per i consumi dei primi sei mesi del 2022. Edificio storico e la delicatezza del contesto urbano al momento sembrano lasciare pochi spazi di manovra. Ma i responsabili del museo e il Comune stanno cercando un modo di abbassare i consumi. “Bisogna investire nelle infrastrutture in modo che gli edifici possano trasformarsi in modo efficiente dal punto di vista energetico, ecologico e sostenibile”. A lanciare l’allarme per primo è stato NEMO, il Network of European Museum Organisations, la rete delle organizzazioni museali europee che, guardando le previsioni sui costi dell’energia elettrica e del gas, ha rivolto un appello ai governi per fare il possibile per permettere ai musei, già messi a dura prova dalla riduzione dei visitatori a causa della pandemia, possano fare fronte alle spese. E a chi propone come soluzione per attutire il colpo delle superbollette di spegnere anticipatamente le luci e il riscaldamento, i responsabili di Nemo hanno risposto: “Non è la soluzione. La chiusura e o la riduzione del servizio dei musei ha un impatto minimo in termini di risparmio energetico, ma un impatto significativo sul tessuto sociale culturale”. Dunque, per rispondere alla richiesta di efficienza e transizione ecologica, magari puntando sull’uso di fonti rinnovabili, l’unica possibilità è accedere a nuovi finanziamenti. La transizione energetica costa. E con i musei chiusi non si può stare. Allora dove trovare i soldi? 

    Il PNRR Cultura

    Per quanto riguarda l’Italia, la transizione ecologica dei musei italiani è inserita tra le misure previste dal PNRR nel capitolo Cultura. Si tratta di 3 miliardi di euro destinati non solo al miglioramento dell’efficienza energetica di cinema, teatri e musei, ma anche per il rilancio dei borghi (a cui va un miliardo), per l’architettura rurale e i parchi, fino agli spazi per custodire e restaurare le opere d’arte. Si legge sul sito del PNRR Cultura: “L’intervento è finalizzato al risparmio energetico e agli obiettivi ambientali affinché generi effetti positivi sul rilancio degli investimenti, attivando il settore dell’impiantistica e delle costruzioni nonché il mondo dei professionisti e degli altri settori produttivi che operano nel settore di materiali e tecnologie dell’efficienza energetica”. Secondo il piano, entro settembre 2023, sono previsti progetti di riqualificazione e di efficienza energetica per un investimento di 300 milioni di euro su 274 cinema, 348 teatri e 120 musei e siti culturali.

    Mecenati di oggi

    Ma forse questi soldi da soli non basteranno. Spiega il professor Vanni nel suo libro: “Il museo deve entrare nel mercato del tempo libero e il visitatore deve essere al centro di ogni offerta culturale. I musei devono ampliare una gestione delle strategie innovative e piani economici, modelli capaci di integrare le risorse messe a disposizione della pubblica amministrazione. In ogni caso, tutti i progetti devono essere improntati a modelli di sviluppo sostenibile da condividere con il visitatore e il territorio”. Per questo, c’è bisogno di nuove specializzazioni. Per trovare i fondi ma anche per comunicare i possibili finanziamenti che già ci sono, ma non si conoscono.”Ad esempio, chi conosce fino in fondo l’Art Bonus, l’agevolazione fiscale prevista per chi vuole sostenere il patrimonio culturale italiano? Pochi, eppure è previsto un credito di imposta pari al 65% dell’importo in caso di erogazioni a sostegno del patrimonio culturale italiano? Pochi. Tra gli interventi da sostenere ci sono anche progetti di riqualificazione energetica e sostenibilità in molti musei che stanno soffrendo. Basta andare sul sito e ognuno di noi può scegliere quale monumento vuole contribuire a salvare oppure quale museo aiutare. Si possono perfino fare segnalazioni. Eppure, non è pubblicizzato”.  LEGGI TUTTO

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    Dal governo un commissario e un piano idrico straordinario per l'emergenza siccità

    Un decreto legge sull’emergenza siccità per designare un commissario ad hoc e una cabina di regia per affrontare l’emergenza idrica. Sono queste due delle misure decise oggi a palazzo Chigi dal tavolo sull’emergenza idrica, presieduto dalla premier Giorgia Meloni, al quale hanno partecipato i ministri Fitto (Pnrr e Affari europei), Pichetto Fratin (Ambiente), Salvini (Infrastrutture), […] LEGGI TUTTO

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    I PFAS si trovano anche nella carta igienica

    Li trovi anche lì dove non ti aspetti, in un oggetto di uso quotidiano e decisamente intimo come la carta igienica. A sorpresa – e sono gli stessi autori della scoperta a non nasconderlo – i PFAS si ritrovano anche lì infatti. E dal momento che parliamo di sostanze a lunga persistenza e non degradabili  […] LEGGI TUTTO

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    Otto proposte di Utilitalia contro la siccità

    Nella giornata in cui si tiene a Palazzo Chigi il tavolo sull’emergenza idrica, presieduto dalla premier Giorgia Meloni, la Federazione delle imprese dei servizi pubblici Utilitalia lancia “otto proposte concrete per favorire l’adattamento infrastrutturale delle reti idriche al cambiamento climatico”.  Le associate di Utilitalia forniscono i servizi idrici all’80% della popolazione italiana e “per contrastare […] LEGGI TUTTO

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    Un piano da 400mln di euro per proteggere il Mediterraneo e rilanciare la sua economia

    Un piano, finanziato con 400milioni di euro dei fondi del PNRR, per approfondire le conoscenze sul nostro mare e usare al meglio i dati delle ricerche per aumentarne la salvaguardia. È il progetto PNRR MER- Marine ecosystem restoration, presentato ieri da Ispra, durante un evento nel quale sono intervenuti il ministro del Mase, Pichetto Fratin […] LEGGI TUTTO

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    Comunità energetiche, ora l'Italia ha una mappa delle cabine primarie: le prossime tappe

    Finalmente c’è la mappa del tesoro. Una carta d’Italia interattiva che dovrebbe condurre gli italiani a scoprire lo scrigno di opportunità rappresentato dalle CER, le comunità energetiche rinnovabili. D’ora in poi, aziende e privati potranno digitare il proprio indirizzo e scoprire qual è la loro cabina primaria a cui allacciarsi, e quindi insieme a chi (in quella stessa area) possono consociarsi per dar vita a una CER, perché tutti gli appartenenti a una comunità devono avere la stessa cabina primaria.E allora facciamo l’esperimento. Sul sito di una delle compagnie di distribuzione elettrica che offrono il servizio digitiamo l’indirizzo di casa, una via di campagna in un piccolo Comune del Lazio meridionale. Sulla mappa compare il puntino relativo all’indirizzo, all’interno di un’area colorata di azzurro e contraddistinta dalla sigla AC00100331: tutti coloro che vivono dentro questa zona azzurra condividono la stessa cabina primaria del sottoscritto, e dunque potrebbero unirsi in una stessa CER.
    Ma qui iniziano le sorprese: l’area limitrofa (colorata di rosa e denominata AC00100320) inizia a poche centinaia di metri dall’indirizzo digitato, e include il centro storico del Comune in cui risiede il sottoscritto. Stando alla mappa, dunque, chi scrive potrebbe unirsi in una comunità energetica con chi abita a 10 km di distanza e risiede in un comune diverso (ma condivide la stessa cabina primaria) e non con il vicino di casa che vive nello stesso paese, appena 300 metri più in là, ma oltre il “confine”.”Questo è proprio uno dei nodi da sciogliere”, conferma Sergio Olivero, dell’Energy Center del Politecnico di Torino, esperto di comunità energetiche rinnovabili. “La mappa delle cabine primarie è il secondo fondamentale passo avanti, dopo che la settimana scorsa il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha annunciato di aver inviato alla Commissione europea la bozza di decreto sulle CER. Ma restano da definire alcuni dettagli. E uno dei più importanti è proprio decidere cosa accade quando il confine tra due cabine primarie spacca a metà un territorio omogeneo”.Se un Comune “diviso in due” volesse usufruire dei vantaggi economici e ambientali delle comunità energetiche, dovrebbe crearne due, una per ciascuna delle cabine primarie presenti? O per casi come questo sarà prevista una deroga? “Al momento non è dato saperlo”, risponde il professor Olivero, “ma, questo è il mio auspicio personale, immagino che ci saranno regole specifiche su imprese e privati che risiedono a cavallo dei confini delle diverse aree individuate dalle mappe”.

    I dati

    Dal ‘consumer’ al ‘prosumer’: i vantaggi dell’autoconsumo energetico

    di Giuditta Mosca

    16 Settembre 2022

    Toccherà al Gse, il Gestore dei servizi energetici, sbrogliare la matassa. E i tempi non si annunciano immediati. Si dovrà attendere il via libera della Commissione Ue al decreto ministeriale, quindi il governo dovrà approvarne la versione definitiva e renderlo operativo. A quel punto il Gse avrà 60 giorni di tempo per definire le procedure tecniche. Insomma, probabilmente le nuove e tanto attese CER dovranno attendere l’autunno. “Ma non è detto”, confida Olivero. “A gennaio ci dissero che la mappa sarebbe stata rilasciata il 28 febbraio. Molti accolsero l’annuncio con ironia, visti i ritardi che hanno costellato la storia delle comunità energetiche in Italia. E invece la mappa è arrivata addirittura con un giorno di anticipo. Chissà che non accada di nuovo ora che siamo nella dirittura finale”. LEGGI TUTTO