Entrare nel campo della scrittura – mi ha detto qualche mese fa, molto lucidamente, un ragazzo “maturando” – significa entrare in un territorio umano. Interiore, intimo. Gli ho chiesto se è un passo che fa paura. Ha risposto: la società sembra volerti spingere altrove. La stagione in corso non ti mette sul binario giusto per scrivere, ti mette su altri binari, dove si corre veloci e di parole ne bastano poche, pochissime. Quasi nessuna. Non lo dico io, l’ha detto lui. E i suoi compagni fanno sì con la testa. Molti di loro avrebbero preferito evitare il ritorno delle prove scritte. Anche la prima, anche il tema? Sì, anche il tema. Scrivere fa paura perché richiede esattezza. Fa paura perché richiede ordine nella testa. Il caos dei pensieri non aiuta. Scrivere fa paura perché fissa le parole, non ti permette di cambiarle. O almeno questa è l’impressione.
“Scrivere come correre dall’amore”
Ma non bisogna farsi prendere in ostaggio dall’ansia, nemmeno stanotte, quando – con gli occhi sgranati verso il soffitto – a un certo punto può arrivare quel po’ di sudore freddo. La confidenza con la scrittura è un’ottima alleata nella vita adulta. Ma il rischio che corrono in molti è quello di scrivere per l’ultima volta proprio domattina. E poi? Poi qualche post sui social, mezza mail smozzicata, poi niente. È un peccato. In ogni caso, qui i maturandi del 2022 troveranno qualche consiglio pratico. L’ho chiesto a chi, come me, ha scelto di scrivere per mestiere. Mi sarebbe piaciuto, nella mia notte prima degli esami, essere incoraggiato da scrittori e scrittrici. Alla prima che ho conosciuto, presente anche in questa pagina, chiesi con quale stato d’animo bisognasse mettersi alla prova delle parole. Scrivere, mi rispose, è come correre da un innamorato. Una questione di slancio, e di fiducia.
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Eraldo Affinati
Un esercizio da ripetere anche dopo il diploma
“Sappiamo che all’esame di Stato quest’anno c’è il ritorno alle due prove scritte, e questo suscita in alcuni di voi un po’ di timore. Tuttavia, sapete bene che i docenti che correggeranno i vostri elaborati vi conoscono già e questo dovrebbe appianare un po’ le tensioni. Del resto, saper scrivere in modo corretto significa organizzare il pensiero, strutturarlo, quindi io ad esempio quando devo sapere cosa penso di un determinato argomento preferisco prima scrivere, poi parlare. Vi consiglio per questo di non abbandonare la pratica della scrittura anche dopo gli esami, continuate ad esercitarvi, ad esempio nel prendere appunti, sia se andrete all’università, sia se vi troverete subito nel mondo del lavoro. Di fronte alle sette tracce scegliete quella a voi più congeniale, seguite la vostra sensibilità, il vostro carattere e magari al colloquio cercate di richiamare lo scritto facendo collegamenti. E non abbiate timore di sbagliare perché l’esistenza non è mai perfetta, e se lo fosse sarebbe molto triste”.
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Daria Bignardi
Scegliete un argomento che c’entra qualcosa con voi
“Per prima cosa scegliete la traccia che vi riguarda. Anche se non capite cos’è, è una sensazione fisica: in quella traccia c’è qualcosa che ha a che fare con me. Io alla maturità scelsi il tema su Foscolo, I Sepolcri, e poi vent’anni dopo esordii col primo romanzo con Non vi lascerò orfani, una frase che lessi su una lapide del cimitero monumentale di Milano. Quando qualcosa ci riguarda anche in maniera misteriosa abbiamo di più da dire, qualcosa di più profondo. Poi partiamo e tiriamo fuori tutto, spremiamo tutto quello che abbiamo da dire su quell’argomento. Poi è molto importante rileggere, magari mentalmente come se stessimo leggendo a qualcuno che ci ascolta, e tutto quello che non ci suona – un aggettivo, un passaggio, una frase – lo cambiamo o lo togliamo, se non troviamo un altro modo di dire la stessa cosa. E poi dobbiamo cercare di scrivere in maniera semplice, diretta, come se parlassimo con qualcuno dal quale ci teniamo a farci capire. È importante trovare la frequenza: rilassata, sincera, onesta”.
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Giuseppe Catozzella
Cercate le contraddizioni e soprattutto divertitevi
“Primo. Cercate di mettervi nella disposizione d’animo del divertimento, la scrittura fa venire fuori cose che non sospettavamo di avere dentro quindi mettetevi nella disposizione d’animo di sorprendere voi stessi. Secondo. Leggete attentamente le tracce, almeno due volte, e scegliete quella che già dalla prima lettura ha smosso qualcosa dentro di voi. Terzo. Sia che scegliate un registro più rigoroso e scientifico, sia che scegliate un registro più personale, vedete sempre la scrittura come un rapporto tra voi e voi stessi. Non evitate quindi le contraddizioni, anzi cercate il dubbio e la contraddizione. Quarto. Non abbiate paura di sbagliare: se avete optato per un approccio alla scrittura come rapporto tra voi e voi stessi, non potete sbagliare. Certo, tenetevi alla larga da cose di cui non sapete niente, o sapete poco. Quinto. Siate il più trasparenti, onesti e autentici possibile, non avanzate con il freno a mano tirato. In ultimo e di nuovo, divertitevi”.
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Maurizio de Giovanni
Raccontate come a un amico, liberi e senza diaframmi
“Volevo dire ai ragazzi e alle ragazze che domani saranno impegnati nella prima prova scritta che la pagina bianca non esiste. Semplicemente perché la pagina bianca è soltanto il posto dove mettere i propri pensieri. Questi pensieri possono essere bloccati dai diaframmi che ci inventiamo noi stessi, quando pensiamo a chi ci ascolterà, a chi ci leggerà. Ragazzi, nessuno fra quelli che vi ascolteranno o vi leggeranno è necessariamente migliore di voi. Voi avete i vostri pensieri, le vostre opinioni, soprattutto avete le vostre storie. Raccontatele liberamente, raccontatele con le stesse parole che usereste per raccontarle a voi stessi, con le stesse parole che usereste per raccontarle alle persone che vi sono care, ai vostri amici, al vostro ragazzo, alla vostra ragazza, oppure ai vostri genitori. Raccontate liberamente, senza alcun diaframma. E in bocca al lupo!”.
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Dacia Maraini
Scrivere è un fatto carnale e deve procurare piacere
“Mi dicono che avete paura di scrivere. E lo capisco, perché anche il primo bacio fa paura. Ma quando scoprirete che il bacio è una cosa dolcissima, tenera, gentile, non avrete più paura. Perché parlo di bacio? Perché la scrittura è un fatto carnale, che deve procurare piacere. Il piacere di esprimersi, di rivolgersi a un’altra persona, diaffidargli il proprio pensiero, le proprie ansie, le proprie parole. Scrivere vuol dire giocare, correre, saltare e anche se il gioco può mettere timore perché è fatto di regole, sì anche la scrittura è fatta di regole, ma vanno affrontate con l’allegria con cui si prende un pallone e lo si lancia in aria. Provate a respirare profondamente e buttatevi sul foglio. O sul computer, come vi buttereste in un gioco affascinante e vi troverete a sorridere delle vostre antiche paure”.
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Andrea Marcolongo
La parte più difficile è pensare, il resto un gesto della mano
“La paura di scrivere è qualcosa che conosco molto bene, avendo fatto della scrittura il mio mestiere. Ed è qualcosa che sto vivendo anch’io, non perché mi attende la maturità ma l’inizio di un nuovo libro. Una volta, un velista mi raccontava la differenza tra paura e terrore: la paura è l’istinto dell’essere umano davanti a qualcosa di grande che accade, e in qualche modo è motore dell’azione, della concentrazione, e appunto di una reazione, di quella resistenza che poi è l’ostinazione. Il terrore invece è la confusione in cui il caos ti paralizza, perché ti impedisce di pensare. Vi auguro di avere una certa dose di sana paura, e poco terrore, anche perché la scrittura è qualcosa che accade innanzitutto con la testa. Se penso ai miei temi al liceo, o alla mia scrittura oggi, trovo che scrivere, ovvero scegliere le parole, sia semplice, un gioco da ragazzi. La parte più difficile, la più importante è quando i libri si pensano, ancora prima di scriverli. Dante questo lo diceva molto bene: la scrittura è proprio il gesto della mano che rincorre le parole pensate nella nostra testa”.
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Rossella Postorino
Il foglio permette di fingere, ma anche di svelare chi siamo
“Molti miei compagni di classe avevano paura dei temi e in generale dei compiti scritti. Io devo dire che il giorno della prima prova all’esame di maturità ero terrorizzata perché pensavo che da quel tema dipendesse tutta la mia vita futura. Però in generale amavo molto le prove scritte, in particolare i temi. Mi sembrava che lo scritto mi desse la possibilità di riflessione, di meditazione, mi desse un tempo che in qualche modo mi proteggeva dall’immediatezza della performance vis-à-vis, della risposta all’interrogazione orale. Mi dava la possibilità di fingere, ero convinta di poter fingere, attraverso la parola scritta, di saperne di più di quanto in realtà non ne sapessi. E poi c’era però da un lato dentro lo scritto la possibilità di nascondermi, di sentirmi protetta, e insieme la possibilità di venire fuori, di rivelarmi, perché il tema in qualche modo pretendeva che la mia visione, il mio sguardo, emergessero. E questa cosa mi faceva sentire che non era importante solo quello che sapevo, ma in fondo anche chi ero”.
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Lidia Ravera
Le parole come tesori nascosti in fondo alla memoria
“Io lo so perché avete paura di scrivere: perché le parole scritte restano a testimoniare chi siete, cosa avete pensato, o raccontato. E allora dovete andare a cercarle, una per una. Sotto sotto pensate che le parole, quando vanno sul foglio, o sullo schermo, diventano inamovibili, come scolpite nella pietra. Non è così. Quando scrivete le parole si posano un attimo sul foglio o sullo schermo, ma possono volare via, proprio come le parole orali. Le parole scritte stanno nascoste come tesori sul fondo della memoria, nelle pagine dei libri, in certi territori dell’inconscio che non sapete nemmeno di poter attraversare… Stanarle è difficile, ma se ce la fate avete aggiunto un pezzo di paradiso al vostro progetto di vita, perché siete riusciti a esprimervi, anziché limitarvi a comunicare. E a evocare, invece che a descrivere. Se cominciare a scrivere vi fa fatica, provate a parlare, e a scrivere quello che state dicendo. Scrivete sotto dettatura, come alle elementari. Scrivete di nascosto da voi stessi. Con leggerezza. Con incoscienza”.
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Igiaba Scego
Mettete l’anima in ogni lettera, così il testo avrà il suo profumo
“La scrittura è tante cose: è la grammatica, la calligrafia, lo stile con cui scriviamo una cosa ma è soprattutto il cuore. È soprattutto l’anima che mettiamo in ogni parola e in ogni lettera che arriva sulla carta. Ricordo che alla mia maturità ho scelto il tema di attualità, era un azzardo perché devi scrivere quasi un reportage, una scrittura molto veloce e intensa. Ho seguito però la mia anima, la mia esperienza personale, perché poi è di esperienze che siamo fatti tutti. Ho cercato di miscelare tutto quello che mi avevano insegnato a qualcosa di mio, in inglese di potrebbe dire flavor, no? Un gusto personale, una sorta di aroma, perché la scrittura ha un suono, possiamo leggerla ad alta voce, ma ha anche un odore personale, l’aroma emanato dalle parole. Il consiglio che vi do è di non avere paura delle parole, di usarle tutte, anche quelle che usate quotidianamente con gli amici, ma in modo che tutto sia funzionale a qualcosa che sentite davvero, a un’urgenza che avete davvero”.
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Nadia Terranova
Abbracciate l’inquietudine e trasformatela in emozione
“Cari ragazzi, la paura di scrivere non finisce mai. Anzi, forse quella che state per affrontare, se farete gli scrittori, sarà sicuramente la prima di una serie lunga, lunghissima, infinita di paure. Ma anche se deciderete di fare un altro mestiere, ogni volta che vi ritroverete un foglio vuoto davanti, da riempire con la penna oppure con la tastiera del computer, la paura sarà sempre lì. Io non conosco un altro modo di affrontarla che non sia inglobarla. Quella paura non va superata, non va messa da parte, va messa dentro la pagina, va trasformata in emozione, in qualcosa che fa capire quanta tensione, quanta presenza c’è in ciò che scrivete. La paura poi alla fine è quello che rende vivo un testo. La paura di non arrivare alla fine. La paura di scegliere la parola giusta. La paura di scrivere qualcosa che abbia senso e che corrisponda a ciò che sentiamo. Abbracciatela, questa paura, non mettetela di lato”.
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