ROMA – Il governo accoglie il “no” alla ripartenza, che arriva da un fronte sempre più largo, a partire dalla stessa scuola, facendo sapere che ricorrerà contro ogni presidente di Regione e sindaco di Comune che, in zona bianca o gialla, non farà ripartire le scuole dopodomani, lunedì 10 gennaio. Come previsto dall’ultimo Consiglio dei ministri.
Il premier Mario Draghi tira dritto, in quello che sembra il passaggio più impopolare dei suoi undici mesi di governo. S’irrigidisce, sorprendendo gli stessi governatori, e a sera invia il ministro Roberto Speranza al Tg1 a dire: “Il governo va avanti con la scuola in presenza e sicura”.
Che non sia sicura – e che servono almeno altri venti giorni per far crescere le vaccinazioni e scendere una curva epidemiologica che è arrivata al 22 per cento di positività (solo dieci punti sotto i picchi del marzo 2020, quando i vaccini erano solo un desiderio) – ne è convinto il solito presidente ribelle della Campania, Vincenzo De Luca. Ha definito le misure del governo “irresponsabili” e ha fermato infanzia, elementari e medie subito, fino al 29 gennaio. Avrebbero voluto un rinvio anche la Toscana di Eugenio Giani e il Veneto di Luca Zaia, che ora dice: “Così la situazione diventa ingestibile”. Il presidente trevigiano aveva proposto di partire una settimana dopo e recuperare a giugno il tempo perduto. Anche la Lombardia, attraverso l’assessora Letizia Moratti, avrebbe voluto posticipare, con quel picco Omicron atteso tra il 14 e il 15 gennaio a cifre impaurenti. Nello Musumeci, alla guida della Regione siciliana, ha spiegato di aver scritto a Draghi “rappresentando la gravità della situazione”. Valuterà provvedimenti nelle prossime ore.
Partenza della scuola a ostacoli. Positivi 20 mila prof e 300 mila alunni
di
Michele Bocci
05 Gennaio 2022
D’altro canto, i timori dei governatori sono alimentati dalle telefonate che ricevono dai molti sindaci, che già hanno emesso ordinanze di chiusura. In Sicilia il Comune di Messina – da sempre in difficoltà sugli istituti scolastici – ha chiuso per due settimane. Ce ne sono 46 in zona arancione, tra questi Caltanissetta, Enna e Siracusa, e prospettano di riaprire solo in Dad. Il colore clinico del territorio consente un loro intervento diretto, secondo il decreto di agosto. Palermo potrebbe fermarsi. E poi Potenza, Reggio Calabria, due comuni in Puglia. Campobasso, Castellamare di Stabia, Salerno, Cisternino. Qui le ordinanze – per due giorni o due settimane di respiro – sono state già emesse. A Frosinone sulla presenza in classe si decide oggi.
E c’è un intero mondo della scuola, docenti e presidi, che non vuole rischiare immaginando una partenza a singhiozzo, con settantamila insegnanti assenti per Covid o mancanza di Green Pass. La scuola è sempre più distante da un ministro, Patrizio Bianchi, visto come incapace di portare a Chigi il punto di vista di chi la vive e sfuggente ad ogni domanda seria. “Non si torna indietro, il nostro dispositivo è equilibrato: si riprende in presenza e in sicurezza”, ha detto l’ex rettore da Reggio Emilia. Ma dall’altra parte Professione insegnante, gruppo Facebook con 180.348 membri, in un sondaggio interno spiega che l’85 per cento degli insegnanti è contrario al rientro. E nella petizione, che segue quella di successo dei presidi, scrive: “C’è il serio pericolo che l’apertura delle classi porti 8,5 milioni di studenti nel caos”. Scuola Bene comune, loro hanno 7.698 membri, aggiunge una seconda raccolta firme contraria: “Gli insegnanti esprimono la propria condanna per l’atteggiamento irresponsabile del Governo di riaprire le scuole con una quarantena differenziata e senza rilevanza scientifica”. È l’un, due, tre, a proposito di contagi e quarantena, per infanzia, elementari e medie (inferiori e superiori).
Dopo i presidi liberi, ora anche i dirigenti associati (nell’Anp) si dichiarano contrari all’apertura degli istituti scolastici il 10 gennaio. Il presidente Antonello Giannelli spiega: “Con due settimane di lezioni in Dad si potrebbe alzare la percentuale di alunni vaccinati, organizzare la distribuzione di mascherine Ffp2, organizzare una campagna di testing degna di questo nome. C’è una demonizzazione della Didattica a distanza senza senso e il governo pensa al lavoro, la scuola viene considerata solo un servizio sociale”.
Pensa che bisogna fermarsi l’Ordine dei medici. E così il professor Guido Rasi, già presidente dell’Agenzia europea del farmaco, consulente del Commissario per l’emergenza Covid Francesco Figliuolo: “Se non facciamo quindici giorni di stop adesso, dovremo farne diversi nei prossimi tre mesi”. Tuttoscuola ci ha realizzato un lavoro, basato proprio sulla regola dell'”un, due, tre” a casa. E ne ha dedotto che il 17 febbraio 200.000 classi saranno in Dad. Più della metà. Lunedì i presidenti delle Regioni annunciano una nuova proposta sulla scuola e Draghi potrebbe incontrare i giornalisti per difendere le sue scelte. LEGGI TUTTO